Era specializzata in furti in appartamento durante il lockdown. Svaligiavano abitazioni del centro cittadino, approfittando delle file ai supermercati durante la chiusura totale. Lo scorso 17 settembre la polizia ha posto fine ai colpi messi a segno dai componenti di una violenta banda di catanesi specializzati in furti.
Le manette sono scattate ai polsi dei pregiudicati Luca NIcolosi, detto Ciaramedda, 42 anni; Tommaso Savasta, detto Masi, 46 anni; Benito Blancato, 59 anni e Antonino Parisi, 27 anni. Dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e detenzione illegale di armi.
Le indagini hanno permesso di rintracciare l’auto utilizzata dai quattro e identificare così l’intera organizzazione. Ad esito di un incontro occasionale, alcuni degli indagati sono stati trovati in possesso di arnesi atti allo scasso, guanti in lattice e fascette in plastica confermando così il loro coinvolgimento nei furti. Da questo hanno avuto origine le indagini, corroborate da attività di tipo tradizionale e da presidi tecnici che in breve tempo hanno dimostrato l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata all’attuazione di furti in abitazione.
I primi riscontri hanno rilevato come il sodalizio criminale, la cui roccaforte si trovava nel rione Librino, fosse molto cauto nell’azione tanto da prevedere tutta una serie di misure volte all’elusione di ogni forma di monitoraggio tra cui l’utilizzo di auto noleggiate e utenze telefoniche “di lavoro” per mantenere contatti durante le azioni criminose tra il soggetto che faceva da palo e gli indagati che entravano nell’abitazione.
Nel corso dell’indagine è stata riscontrata l’esistenza di una “cassa comune” in cui confluivano parte dei proventi della vendita degli oggetti sottratti necessari per incrementare il business dell’organizzazione caratterizzata anche da specifici canali deputati a piazzare il prima possibile la refurtiva e garantirsi denaro contante.
In questo contesto sono stati predisposti dalla squadra antirapine dei servizi di osservazione che hanno permesso di monitorare a distanza la cessione degli oggetti rubati e recuperare la refurtiva, riconsegnata ai legittimi proprietari. Il gruppo seguiva un canovaccio ben preciso basato su una fase preliminare di osservazione e sopralluogo degli obiettivi volta a verificare condizioni di accesso ed abitudini dei proprietari, nonché in una successiva fase operativa di effrazione ed elusione dei sistemi di protezione degli immobili ad esempio lo scardinamento di serrature.
Durante il periodo di chiusura totale, il gruppo criminale, invece di interrompere l’attività delittuosa, a causa delle limitazioni di movimento dovute alle restrizioni imposte, sono riusciti a trarre da questo dei vantaggi dovuti soprattutto alle interminabili attese per l’accesso ai supermercati. Uno di loro, intercettato, diceva: “se becchi la famiglia che deve andare a fare la spesa, tu puoi stare sicuro che nella loro casa ti puoi fare anche un chilo di pasta e una spaghettata”.
Dalle parole si passava poi ai fatti. Durante l’assenza dei proprietari, infatti, il gruppo criminale effettuava i furti. Tra gli oggetti rubati, recuperati e restituiti all’avente diritto, anche un fucile da caccia, nella disponibilità dell’organizzazione criminale.