Venerdì sera la pinacoteca fondazione Gesualdo Bufalino a Comiso nel ragusano ha ospitato la presentazione di “La cavalleria rusticana” di Giovanni Verga, con la regia di Walter Manfrè. Uno spettacolo in cui è possibile intravedere il tocco del regista a 360 gradi, specialmente nella “seconda parte”.
In scena è stata portata non solo l’opera di Verga, in cui l’amore clandestino tra Lola e Turiddu passa attraverso la gelosia di Santuzza e il delitto d’onore di compare Alfio, durante la domenica di Pasqua, ma è stata la riproposizione della Cavalleria rusticana in versione introspettiva, basata ed innescata dalla mente di Santuzza, dalla sua ira che la porterà poi alla follia.
Dunque lo spettatore si vede catapultato in una dimensione diversa, in un altro luogo, ovvero in una stanza di un ospedale psichiatrico, dove Santuzza perde il ruolo di moglie devota per vestire i panni di donna divorata dalla sua stessa pazzia.
Una versione del dramma, quello di Manfrè, in chiave introspettiva e anche moderna. Il regista ha voluto portare in scena “qualcosa di diverso dal solito, un qualcosa di particolare. Lo spettatore conosce già la Cavalleria rusticana, conosce già la trama e soprattutto il finale. Sarebbe stato banale mettere in scena un qualcosa che già si conosce. Ho voluto dunque dare risalto alla seconda parte, ponendo in primo piano la mente e i pensieri di Santuzza. Lei – dice Manfrè – che con la sua dichiarazione spinge l’altra persona a prendere l’arma e a sfidare a duello Turiddo, nel quale poi muore”.
“Io – prosegue il regista – sono affascinato dalla mente dell’uomo. Indago all’interno della psiche, il ragionamento, l’analisi. Il mio obiettivo è far vedere allo spettatore non solo l’opera verghiana, ma anche l’altro, perché l’opera è anche altro, ovvero approfondire il pensiero e la mente dell’uomo. per fare questo, ho lavorato in stretta collaborazione con una psichiatra e far interpretare al meglio il ruolo di Santuzza nella doppia veste di donna innamorata e donna presa dall’ira e dalla follia”.
Manfré ha anche una sua scuola di recitazione, la International theatre centre a Comiso. “La mia scuola – racconta il regista – nasce circa sei anni fa a Comiso ed è aperta non solo ad attori, ma anche a registi e operatori culturali. Mi affiancano anche personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, sia italiana che internazionale”.
Lucia Nativo