Alla riscoperta e alla pulizia delle “nivere” nel territorio montano di Tortorici, centro nebroideo del messinese. Insieme ad Antonio Liuzzo che si è adoperato alla ricerca, scopriamo cosa sono le “nivere”, sconosciute quasi sicuramente ai più giovani.
Le “nivere” sono delle fosse della neve che sorgevano sul versante Nord del territorio dove batteva pochissimo il sole. Due le nivere scoperte da Liuzzo. Una è ubicata nella parte alta della frazione di San Basilio di Tortorici, sulla strada mulattiera Valle Vena-Sciortino in prossimità del quartiere “dei Miracola”, a circa 900 metri sul livello del mare.
Si tratta di una grande fossa circolare, scavata nel terreno con profondità di 3,5 metri e diametro 8,5 che poteva contenere centinaia di tonnellate di neve.
Fino alla comparsa dell’elettricità non esistevano ovviamente nemmeno i frigoriferi e la neve caduta nell’inverno veniva conservata in queste poche conche che potevano essere naturali o costruite dall’uomo, per essere consumata in estate mediante la preparazione di granite, gelati e sorbetti.
La “nivera” di San Basilio è stata attivata sino alla fine degli anni Cinquanta del ‘900. L’esercizio di questo antico mestiere costituì una vera e propria fonte di reddito sia per i proprietari del terreno, sia per i gestori, nonché rappresentò una considerevole entrata per l’Erario. Infatti costituì una fiorente attività commerciale che aveva per oggetto la vendita di neve ghiacciata su cui gravavano dazi.
La zona era isolata e di notte veniva persino vigilata da un guardiano. In inverno durante le nevicate i proprietari delle “nivere” con l’aiuto di una squadra di operai detti nevaioli, concentravano e ammassavano tonnellate di neve nella fossa, sistemandola a strati separati da paglia, felci e ampelodesmo e infine la ricoprivano di terra per assicurarne l’isolamento termico e la conservazione in modo naturale.
La neve in estate era considerata un bene di lusso e veniva consumata nei banchetti nuziali, sulle tavole dei ricchi e solo in piccola parte durante le feste patronali. La neve ghiacciata, come racconta Liuzzo, veniva prelevata in tempo di notte, tagliata in blocchi dal peso di 120.150 kg e caricata sui muli che la trasportavano fino alla piazza di Tortorici. La parte eccedente il fabbisogno locale veniva caricata sui carretti e distribuita nei paesi marittimi depositandola nei sotterranei delle caffetterie dove venivano preparate granite, gelati e sorbetti. La neve veniva anche utilizzata come antipiretico in caso di febbre alta.
Le ultime famiglie che a Tortorici gestirono le “nivere” furono i Barbagiovanni Miracola e i Montagno Bozzone che abitavano a San Basilio e a Valle Vena, due delle numerose borgate di Tortorici.