Catania: 23 omicidi in 20 anni, i particolari dell’operazione Thor

Ventitre appartenenti alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano a Catania sono stati arrestati dai carabinieri del Ros in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della DDA. L’operazione ha portato alla luce 23 omicidi commessi tra la fine degli anni Ottanta e il settembre del 2007, fra cui anche tre casi di lupara bianca.

L’indagine, denominata Thor, è stata avviata ad aprile del 2018 all’indomani della collaborazione con la giustizia di Francesco Squillaci, già uomo d’onore della famiglia Santapaola-Ercolano, le cui dichiarazioni hanno consentito di riscontrare quelle rese nel tempo da Maurizio Avola, Umberto Di Fazio, Natale Di Raimondo, Fortunato Indelicato, Santo La Causa, Ferdinando Maccarrone, Fabrizio Nizza, Giuseppe Raffa e Claudio Severino Samperi, fino a quel momento rimaste prive di riscontri.

Le manette sono scattate ai polsi di: Alfio Adornetto, 49enne di Misterbianco; Santo Battaglia, 59enne di Catania, già in carcere per altra causa; Filippo Branciforte, 56enne di Catania, anche lui già detenuto in carcere; Enrico Caruso, 65enne nato a Venezia; Giovanni Cavallaro, 48enne già in carcere; Giuseppe Cocuzza, 57enne di Leonforte (Enna), detenuto per altra causa; Nunzio Cocuzza, 54enne di Leonforte (Enna), anche lui in carcere per altra causa; Orazio Benedetto Cocimano, 56enne catanese già detenuto; Francesco Di Grazia, 54enne di Catania già in carcere; Aldro Ercolano, 60enne di Catania; Natale Salvatore Fascetto, 50enne di Catania già in carcere per altra causa; Natale Ivan Filloramo, 46enne di Catania, già detenuto; Francesco Maccarrone, 59enne di Catania,anche lui già in carcere; Angelo Marcello Magrì, 49enne detenuto già per altra causa; Orazio Magrì, 49enne di Catania, anche lui in carcere; Sebastiano Nardo, 72enne di Lentini (Siracusa), detenuto per altra causa; Cesare Natale Patti, 62enne di Catania, già in carcere; Aurelio Quattroluni, 60enne di Catania; Vincenzo Santapaola, fu Salvatore, 64 anni, già in carcere; Vincenzo Salvatore Santapaola, di Benedetto, 51 anni, detenuto per altra causa; Giuseppe Squillaci, 74enne di Catania, in carcere per altra causa; Nicolò Roberto Natale Squillaci, 50 anni, anche lui in carcere per altra causa; Nunzio Zuccaro, 58 anni, di Catania.

Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, degli omicidi di Angelo Santapaola e Nicola Sedici, uccisi a Catania nel 2007. Per il duplice omicidio dovranno rispondere Vincenzo Salvatore Santapaola, Orazio Magrì e Natale Ivan Filloramo. Dell’omicidio di Roberto Pistone sono chiamati a risponderne Aurelio Quattroluni e Francesco Di Grazia. L’omicidio va ascritto al conflitto tra i Mazzei e i cursoti.

Per l’omicidio di Santo Nunzio Tomaselli dovranno risponderne Natale Salvatore Fascetto, Francesco Maccarrone e Filippo Branciforte. La vittima era affiliata ai cursoti e l’omicidio si inserisce nel conflitto tra questi ultimi e i Mazzei, detti i “carcagnusi” con i primi appoggiati dai Santapaola-Ercolano.

Per l’omicidio di Sebastiano Villa, assassinato nel 1992 a Catania, dovranno risponderne Francesco Maccarrone e Filippo Branciforte. Mentre per l’omicidio di Carmelo Bonanno, commesso a Catania nel 1991, dovranno risponderne Giuseppe Squillaci e Francesco Maccarrone. La vittima, appartenente ai cursoti, aveva frizioni con i fratelli Maccarrone che ne chiesero l’omicidio che passò per fatto ascrivibile allo scontro in atto tra i cursoti e i Mazzei benché maturato in ambiti privati.

Dell’omicidio di Rosario La Spina, invece, dovranno risponderne Giuseppe Squillaci e Santo Battaglia. La Spina era stato assassinato a Ragalna il 23 giugno del 1992. L’omicidio fu voluto da Battaglia che riteneva la vittima inaffidabile, sospettandola di essere autore di confidenze.

Per l’omicidio di Francesco Lo Moro, 20 anni, commesso in Motta Sant’Anastasia nel catanese il 1994, è chiamato a risponderne Francesco Di Grazia. Le ragioni dell’omicidio vanno ricercate nel fatto che la vittima era considerata responsabile di una rapina ad un distributore dell’uomo d’onore Marcello D’Agata. Suo padre, tra l’altro, era ritenuto affiliato al clan Cappello, assetto in contrasto con la famiglia Santapaola-Ercolano.

E, ancora, per l’omicidio di Angelo Bertolo, commesso a Catania il primo luglio del 1994, sono chiamati a risponderne Nunzio Cocuzza e Nunzio Zuccaro. L’omicidio ha una duplice causale: il fratello della vittima aveva avuto una lite con Giuseppe Di Giacomo, reggente del clan Luadani ed era ritenuto legato al clan Cappello che la vittima, dal canto suo, aveva indicato come più importante della famiglia Santapaola-Ercolano.

Per l’omicidio di Antonio Maugeri, assassinato a Belpasso il 19 settembre del 1996, è chiamato a risponderne Angelo Marcello Magrì. La vittima, forte del rapporto con il gruppo dei Tuppi di Misterbianco, era in disaccordo con gli Squillaci di Piano Tavola che avevano poi commissionato il delitto.

Per il triplice omicidio di Cirino Catalano, Salvatore Motta e Salvatore Sambasile, commesso a Lentini il 10 aprile del 1991, ne dovranno rispondere Giuseppe Squillaci, Francesco Maccarrone, Nunzia Cocuzza e Sebastiano Nardo. Si tratta di un delitto commesso nell’interesse e a richiesta del gruppo Nardo di Lentini. Motta risultò estraneo agli assetti mafiosi e rimase vittima accidentale del delitto.

Per l’omicidio di Nicola Cirincione commesso a Camporotondo Etneo il 4 ottobre del 1990, sono chiamati a risponderne Aldro Ercolano, Giuseppe Squillaci, Francesco Di Grazia, Enrico Caruso e Francesco Maccarrone. La vittima apparteneva alla famiglia Santapaola-Ercolano e venne uccisa perché ritenuta inaffidabile in quanto tossicodipendente.

Per l’omicidio di Salvatore Montauro, avvenuto a Belpasso il 10 luglio del 1991, è chiamato a rispondere Francesco Di Grazia. Si tratta di un caso di lupara bianca ascrivibile al timore che la vittima, vicino ai Cappello, potesse compiere omicidi in pregiudizio dei Santapaola.

E, ancora, per l’omicidio di Antonino Paratore, commesso a Catania il 24 maggio del 1991, sono chiamati a risponderne Giuseppe Squillaci e Francesco Maccarrone. Paratore, affiliato alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano, venne ucciso perché accusato di trattenere per sé i proventi di attività estorsive e di gestire in modo autonomo il traffico di droga.

Per l’omicidio di Giovanni Tomaselli, assassinato a Catania il 24 maggio del 1995, sono chiamati a risponderne Giuseppe Cocuzza e Cesare Natale Patti. La vittima, affiliata al clan Cappello, aveva ostacolato l’attività estorsiva dei Santapaola-Ercolano.

Ancora, per l’omicidio di Agatino Zammataro, commesso a Catania il 20 novembre del 1996, dovranno risponderne Filippo Branciforte, Angelo Marcello Magrì e Giovanni Cavallaro. La vittima, suocero di Magrì, venne ucciso per volontà di quest’ultimo e per dissidi di carattere familiare.

Per il duplice omicidio di Salvatore Calabrese e Gabriele Prestifilippo Cirimbolo, commesso a Catania il 3 dicembre del 1992, saranno chiamati a risponderne Filippo Branciforte e Natale Salvatore Fascetto. L’omicidio venne eseguito a richiesta delle famiglie mafiose dell’ennese che mal sopportavano l’autonomia criminale dei due giovani.

Per l’omicidio di Vito Bonanno, commesso a Catania il 19 ottobre del 1995, sono chiamati a risponderne Vincenzo Santapaola, nipote di Nitto e Orazio Benedetto Cocimano. L’omicidio avvenne nel’ambito dello scontro tra la famiglia Santapaola-Ercolano ed elementi del disciolto clan dei malpassoti, con la prima decisa ad eliminare coloro che non ne riconoscevano la supremazia.

Per l’omicidio di Pietro Grasso, commesso a Belpasso il 22 luglio del 1989, dovranno risponderne Nicolò Roberto Natale Sqiullaci e Francesco Maccarrone. La vittima apparteneva al clan dei Tuppi di Misterbianco e l’omicidio si inquadra nei contrasti tra l’associazione mafiosa e il clan retto all’epoca da Giuseppe Pulvirenti, detto ‘u malpassoto.

Per l’omicidio di Giuseppe Torre, 20 anni, ucciso a Misterbianco il 16 febbraio del 1992, è chiamato a risponderne Alfio Adornetto. Il ragazzo, figlio della compagna di Gaetano Nicotra del clan dei Tuppi di Misterbianco, voleva rintracciare Nicotra che si era reso irreperibile ed ucciderlo. Il ragazzo non era a conoscenza di alcuna informazione utile e fu interrogato, torturato ed ucciso per poi bruciare il cadavere con il metodo dei “copertoni”.

Per l’omicidio di Luigi Abate, assassinato a Catania il 2 gennaio del 1992, dovranno rispondere Aurelio Quattroluni e Francesco Di Grazia. La vittima era ritenuta responsabile di furti di mezzi d’opera in relazione ai quali Cosa nostra fu richiesta di intervenire.

Per l’omicidio di Antonio Furnò, commesso a Valcorrente il 13 settembre 1990, sono chiamati a risponderne Aldo Ercolano e Francesco Di Grazia. Si tratta di un caso di cosiddetta lupara bianca che si era verificato perché la vittima venne ritenuta responsabile di una rapina in danno di un supermercato di Aldo Ercolano.

Per l’omicidio di Domenico La Rosa, commesso a Catania il 24 settembre del 1992, è chiamato a risponderne Aldo Ercolano. La vittima era specializzata in rapine e, nel corso di una di esse, perpetrata nel 1983, venne ucciso il fratello di Francesco Arcidiacono, detto ‘u salaru che chiese ed ottenne vendetta in quell’occasione.

Infine, per l’omicidio di Maurizio Colombrita, commesso a Catania il 28 gennaio del 1991, è chiamato a risponderne Aldo Ercolano. La vittima era estranea ai contesti mafiosi e fu uccisa per errore in luogo del fratello, destinatario dell’attentato perché appartenente al clan mafioso dei Cappello.

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