La loro sorte è appesa a un filo, anzi, a un elenco non ancora pubblicato. Sono numerosi gli aspiranti insegnanti della provincia di Messina che, dopo aver superato le prove scritte per il Tfa (tirocinio formativo annuale) e sostenuto l’orale, non sanno se sono stati inseriti in graduatoria. Sul sito dell’università peloritana sono state pubblicate le graduatorie di 14 su 25 classi di concorso. I più fortunati, dunque, hanno visto il proprio nome nero su bianco. Gli altri aspettano e incrociano le dita, anche perché non riescono a trovare informazioni. Sanno solo che hanno tempo fino al 21 dicembre prossimo per regolarizzare il pagamento e iscriversi. Ma non sono sicuri di trovarsi in graduatoria.
Dall’università nessuno sa fornire risposte concrete. C’era un numero di telefono dedicato al Tfa che dal 29 novembre scorso (come si legge anche sul sito istituzionale dell’ateneo) “per problemi tecnici è fuori servizio. Si provvederà al più presto” conclude l’avviso, ma sono trascorse quasi due settimane e la situazione non si è ancora sbloccata. Quando si prova a telefonare ad altri numeri, sempre della segreteria didattica del Tfa, rispondono impiegati scocciati dalle numerose telefonate ricevute, che non sanno dare ulteriori indicazioni in merito alle graduatorie e forniscono l’indirizzo e mail della responsabile della segreteria che, però, non risponde agli aspiranti insegnanti.
I candidati ammessi al tirocinio formativo, si legge sul sito dell’università di Messina, “possono immatricolarsi dalle 10 del 10 dicembre 2012, alle 12 del 21 dicembre 2012”. I termini sono perentori ma le graduatorie non sono complete.
Le anomalie all’università di Messina per il Tfa, però, non sono finite. Gli ammessi al tirocinio dovranno pagare entro il 21 dicembre 2.600 euro in un’unica soluzione come deliberato dal consiglio di amministrazione del 15 novembre scorso. Il bando relativo alle modalità di ammissione al punto 8 (graduatorie), però, prevedeva il pagamento dilazionato in due rate da 1.300 euro ciascuna e la prima scadenza il 31 dicembre. Un problema in più.
Maria Chiara Ferraù