Settantatre contrattisti sono stati stabilizzati al comune di Bronte, centro del catanese alle falde dell’Etna. Finalmente anche per loro è arrivato l’agognato momento della firma del contratto, dopo un’attesa durata quasi 30 anni.
Il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, ha concluso l’iter burocratico, permettendo ai lavoratori di essere stabilizzati. I lavoratori hanno firmato il contratto che pone fine a dubbi, incertezze e al rischio di perdere il lavoro ogni anno.
“Si conclude definitivamente in questo comune la stagione del precariato – afferma il sindaco Graziano Calanna rivolgendosi ai lavoratori – sono felice perché so che questo momento darà serenità a voi e alle vostre famiglie.
Ricordo come qualche anno fa sono stato costretto a ritardare l’approvazione del bilancio perché la regione siciliana non erogava al comune i fondi per pagare i vostri stipendi. Una norma regionale prevedeva che questi fondi andassero ai comuni in dissesto. Allora la battaglia fu dura ma, come ricorderete, siamo riusciti a vincerla. Ho sempre ritenuto che bisogna avere rispetto del lavoro, perché dietro ogni lavoratore c’è sempre una famiglia.
Sono orgoglioso – ha proseguito Calanna – di aver, dopo 30 anni, posto fine al precariato in questo comune. La serenità che avete ottenuto sono certo consentirà a tutti noi di offrire ai cittadini un servizio migliore. La città tutta – conclude Calanna – ne trarrà dei benefici”.
Alla firma del contratto erano presenti numerose autorità oltre al sindaco, alla giunta, il presidente del consiglio e diversi consiglieri e anche l’ex sindaco di Floresta, Sebastiano Marzullo.
“Esprimiamo grande soddisfazione per una stabilizzazione che rende giustizia ad un lavoro svolto all’interno del comune – afferma Gaetano Barbagiovanni che dal 1995 rappresenta gli ormai ex contrattisti del comune di Bronte – che per troppo tempo è rimasto precario. Diamo atto all’amministrazione Calanna di aver preso a cuore la nostra situazione fin dal primo momento in cui si è insediato, rendendosi perfettamente conto del disagio nostro e delle nostre famiglie. L’augurio è che mai più ci possano essere lavoratori relegati all’interno di un libro professionale come quello che abbiamo subìto noi per quasi 30 anni”.