A Custonaci ,nel trapanese, si è tenuto nella sala conferenze Solina Quartana il convegno “Il voto di scambio nel sistema politico-mafioso – La lezione di Paolo Borsellino”.
Hanno partecipato al convegno Fabrizio Fonte, presidente del centro studi Dino Grammatico; Giuseppe Bica, sindaco di Custonaci; Claudio Sanfilippo, questore di Trapani e Darco Pellos, prefetto di Trapani. Sono intervenuti anche Antonina Pipitone, avvocato; Maurizio Agnello, procuratore aggiunto al tribunale di Trapani e Leonardo Agueci, già procuratore aggiunto del tribunale di Palermo. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Elvira Terranova.
Il dibattito si è sviluppato, in particolare, sulla recente riformma del 416-Ter che sta per approdare alla camera dei deputati e sull’attuale modalità di richiesta del sostegno elettorale del politico al mafioso rispetto, invece al passato in cui era l’esponente di Cosa nostra a cercare il politico, per poi in ogni caso far pesare gli interessi della criminalità organizzata all’interno della pubblica amministrazione.
“La ricorrenza dei trent’anni dal celebre intervento di Borsellino a Bassano del Grappa – afferma Fabrizio Fonte Presidente del Centro Studi Dino Grammatico – ci riporta a ragionare ai nostri giorni sul tema, purtroppo attuale, del voto di scambio nel sistema politico-mafioso. Oggi che è ancora più complicato individuare, per certi aspetti, le ingerenze tra la politica e la mafia. La lezione morale di Paolo Borsellino oggi deve diventare la pietra angolare di una nuova questione morale. In grado di far superare l’ambiguità di taluni politici. O si sta, infatti, dalla parte dello Stato o si sta con cosa nostra. Nel 2019 le zone grigie vanno definitivamente cancellate”.
“Un buon politico che vive e conosce il territorio – prosegue Giuseppe Bica Sindaco di Custonaci – sa chi non deve frequentare, non solo perché il politico deve essere ineccepibile nei comportamenti e nelle frequenze, ma anche per non consentire alla mafia di potersi accreditare e quindi isolarla dalle pubbliche relazioni. Tutti sappiamo chi nella nostra città è “ntisu” e io so chi non devo avvicinare, altri magari fanno il contrario: frequentandoli e carpendone il consenso”.