Al real teatro Santa Cecilia di Palermo pre Brass in jazz “canzoni d’autore” con Vito Giordano e l’orchestra jazz siciliana in concerto con la direzione di Domenico Riina. Appuntamento il 19 gennaio alle 19.00 e alle 21.300.
Si tratta di un concerto unico nel suo genere, quello previsto nella rassegna Brass in jazz, con la direzione artistica di Luca Luzzu. Vito Giordano è oramai annoverato tra i migliori trombettisti e flicornisti italiani. Nelle campane dei suoi strumenti egli sa condensare con splendida efficacia lirismo, swing, eleganza e nitidezza sonora, svelando grande abilità, freschezza e naturalezza nel tradurre in suoni anche i sentimenti più complessi e le emozioni più profonde.
Delle composizioni affrontate, riesce sempre ad esaltare il lato più squisitamente melodico e la loro struttura narrativa, ricreando l’atmosfera delle storiche orchestre americane filtrata, però, attraverso la sua personale sensibilità mediterranea. Altra sua dote peculiare è quella della scrittura di arrangiamenti molto brillanti e originali, come hanno confermato le recenti applaudite performances del progetto, ideato da Fabio Lannino per la Fonadazione the Brass Group, “Christmas Ladies”. Il tema dichiarato del concerto, “Canzoni d’autore”, lo vede affrontare il grande repertorio d’autore che ha segnato la musica italiana, specie quella del periodo aureo rappresentato dagli anni Sessanta e Settanta, scandagliando classici di Luigi Tenco (“Mi sono innamorato di te” e “Quando”), Sergio Endrigo (“Io che amo solo te”), Bruno Martino (“E la chiamano estate” e “Estate”), Gino Paoli (“Senza fine”), Lucio Battisti (“Perché no”), attingendo anche al repertorio di mostri sacri come Mina (“Parole, parole, parole” e “Non gioco più”) o Adriano Celentano (“Svalutation”) e non disdegnando tuffi in un passato più remoto come “Non dimenticar che t’ho voluto bene”, canzone dei primissimi anni Cinquanta che ebbe risonanza internazionale nell’interpretazione di Nat King Cole, o addirittura “Parlami d’amore Mariù”, portata al successo dalla voce di Vittorio De Sica nel film “Gli uomini, che mascalzoni” del 1932 (fu proprio la garbata commedia di Mario Camerini a lanciare De Sica come divo cinematografico).
Del tutto nuovi sono gli arrangiamenti preparati dallo stesso Giordano, da Domenico Riina e da Ninni Pedone ed è pure inconsueta la veste puramente strumentale nella quale vengono eseguiti i brani. “Per nostra precisa intenzione – spiega Vito Giordano – il repertorio è interamente strumentale (ma non escludiamo qualche sortita vocale a sorpresa) perché, ancor più che le storie raccontate in queste canzoni, abbiamo voluto mettere in risalto soprattutto il valore melodico e armonico delle strutture compositive, la cui bellezza può stare tranquillamente alla pari coi grandi standard del jazz.
Proprio per sottolineare un ideale trait d’union tra canzoni italiane e standard del jazz, abbiamo pensato di inserire nella scaletta anche alcuni classici spesso presenti nel repertorio della big band di Stan Kenton con gli arrangiamenti di Pete Rugolo, grande autore statunitense che però era nato a San Piero Patti, nel messinese: “Come back to Sorrento” e “The Peanut vendor”, popolarissimo tema cubano”.