In Sicilia prenderà il via il primo settembre la stagione della caccia, per concludersi il 10 febbraio 2019. Un’apertura anticipata e il prolungamento della stessa che non sono andate giù al WWF che chiede al governo regionale di ritirare il calendario.
L’assessore regionale all’agricoltura, Edgardo Bandiera, ha emanato il calendario venatorio e le associazioni di cacciatori sono sicuramente ben felici del lungo periodo per la caccia. Sono stati abolite le giornate fisse di caccia, il limite di carniere annuale, il divieto di caccia nelle aree IBA. Inoltre è stata autorizzata la caccia al coniglio selvatico le cui popolazioni in questi anni sono in drastico declino e l’aumento dei capi abbattibili. È stata prolungata la caccia alla beccaccia e alla tortora, quaglia ed altre specie che rientrano nella specie SPEC, ossia le cui popolazioni in Europa presentano uno stato di conservazione sfavorevole e in preoccupante declino.
Secondo il WWF Sicilia “questo calendario venatorio si pone in aperto e palese contrasto con le disposizioni delle direttive comunitarie in materia ambientale e con i principi scientifici per lla conservazione e tutela della fauna.
Infatti Ispra, l’istituto superore per la protezione e la ricerca ambientale, aveva già espresso alla regione un parere fortemente negativo circa il calendario, proprio in materia di estensione eccessiva di specie e periodi di caccia. L’istituto, inoltre, quale autorevole organo scientifico che si occupa della valutazione tecnica, in termini di modalità e tempi, del prelievo venatorio su tutto il territorio nazionale, aveva chiesto all’assessore Bandiera di adottare norme più rigorose per limitare l’attività venatoria e per ridurre i pericoli di caccia.
“Si tratta di previsioni vergognose – prosegue il WWF – perché hanno un solo dichiarato scopo: la deregulation venatoria per trasformare la Sicilia in u immenso poligono di tiro contro gli animali selvatici. Autorizzare a sparare per oltre cinque mesi, persino in aree protette ed a specie in declino e contro i pareri scientifici di ISPRA, è una grave e sconsiderata istigazione al bracconaggio, un atto di arroganza istituzionale – dichiara Ennio Bonfanti – responsabile regionale del settore fauna del WWF – il calendario firmato dall’assessore Bandiera, scritto con il copiaeincolla in base ai desiderata delle doppiette più estremiste, è inaccettabile: da assessore avrebbe dovuto mantenere un atteggiamento super partes, equilibrato, rispettoso dei pareri scientifici statali ed avrebbe dovuto garantire il primario interesse pubblico della tutela della fauna invece di ricercare il consenso della lobby dei cacciatori”.
Adesso l’associazione ambientalista rivolge un appello al presidente della regione Musumeci affinchè si “opponga a questa deregulation calibro 12 revocando il decreto assessoriale che il prossimo uno settembre autorizzerà una vera e propria mattanza di fauna. Non ci stancheremo mai di ripeterlo – prosegue il WWF – la fauna è considerata dalla legge italiana un patrimonio indisponibile dello Stato e non è un trastullo per i cacciatori.
Il calendario venatorio, di conseguenza, deve tenere conto in primo luogo dell’esigenza di tutelare questa fauna e non può ignorare le indicazioni di ISPRA. Secondo i dati del WWF i cacciatori siciliani sono continuamente in calo ma sempre “politicamente influentii”.
“Come nel resto del Paese, anche in Sicilia il numero dei cacciatori attivi è in picchiata – conclude Bonfanti – confrontando i dati Istat del 2007 con i dati regionali del 2015, si evince un calo di circa il 30,5% delle doppiette isolane. Se nel 2006 erano 49.588 (ossia 34 ogni mille ettari di territorio cacciabile), oggi nell’isola sono 30.255. Pur rappresentando lo 0,6% della popolazione siciliana continuano ad esercitare una certa influenza sull’apparato politico-amministrativo della regione siciliana, come dimostra il calendario venatorio sempre sbilanciato a favore delle doppiette e contro la fauna”
Il WWF evidenzia il “danno inflitto alla fauna rappresentato dall’impatto di decine di migliaia di cacciatori che sono liberi di vagare e appostarsi anche nelle proprietà altrui e quindi su un territorio vastissimo, per cinque mesi ed oltre, dall’alba al tramonto (bracconaggio notturno a parte), per cinque giorni alla settimana e con una probabilità bassissima di essere controllati, vista la disparità delle forze in campo e le innegabili difficoltà logistiche legate al controllo del territorio.
Il tutto in un contesto di assoluta mancanza dei più elementari criteri di gestione faunistica, a cominciare dalla premessa fondamentale rappresentata dalla conoscenza dello status reale delle popolazioni cacciabili, cui dovrebbe fare seguito la fissazione di un tetto massimo abbattibile per ciascuna specie, raggiunto il quale l’attività venatoria andrebbe sospesa, pena la riduzione del potenziale riproduttivo della fauna. La Regione Siciliana invece, si limita di anno in anno ad autorizzare e addirittura ad anticipare la caccia a specie sulla cui consistenza non si sa assolutamente nulla: è un po’ come continuare a prelevare continuamente dal bancomat senza conoscere il saldo, con la differenza che non di banconote si tratta, ma di esseri che pagano con la vita il passatempo di altri.”