Gratteri (Pa): “C’era una volta…e c’è ancora”

Sarà presentato domani, venerdì 17 agosto a Gratteri in piazza Monumento, nel palermitano, il librto di Teresa Triscari dal titolo “C’era una volta…e c’è ancora”. Un appuntamento organizzato dall’associazione BCsicilia.

Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Muffoletto, sarà presentato il volume. Le letture di alcuni brani del libro saranno affidate ad Enzo Giannone. L’iniziativa è inserita nella rassegna estate culturale Gratteri 2018 che l’ha inserito nella programmazione con il fregio “Nel segno delle culture”.

Il libro, dieci storie, ciascuna delle quali preceduta da una poesia, si coniuga con l’habitat di Gratteri che quest’anno fa parte del progetto culturale Madonie Landscapes, una confluenza di 13 comuni madoniti per il rilancio del patrimonio storico, artistico e paesaggistico”.

Ammucciateddu ‘ntra muntagni e sciari c’è lu paisi di me’ patri, anticu… Sono i versi di Giuseppe Ganci Battaglia, un grande della tradizione letteraria, di Gratteri appunto, scrittore, commediografo, poeta dialettale del ‘900 fondatore con Ignazio Buttitta della rivista culturale “La Trazzera” nel 1927.

Questo habitat fatto di strade e straduzze, ma anche di tanta arte e poesia, riaffiora nei racconti di “C´era una volta” che trascrivono e descrivono le bellezze meno note dei nostri luoghi.
La narrazione si articola principalmente in tre filoni: la problematica del diverso; la problematica ambientale; la problematica sociale. E qui andiamo alla Favola che ha sempre una valenza educativa e allegorica.

La Favola può essere divertente, come tutte le storielle che ci raccontano i clown del circo o drammatiche come “La vita è bella” di Benigni. La Favola, in ogni caso, permette di raccontare anche situazioni difficili e fatti storici drammatici in modo leggero e convincente. Permette di parlare della problematica del diverso senza suscitare imbarazzi o risentimenti.

In queste storie, i diversi sono un po´ tutti: dall´albero delle due P”, che apre il libro e che è un essere antropomorfo; ai vari ermafroditi e gay che si celano sotto le sembianze di ninfe; ai bambini abbandonati, anche loro diversi, che ci raccontano il loro bisogno di esistere; ai migranti.

Nel libro vengono ricordati Calvino, Elsa Morante, Sepulveda e la stessa Teresa Noce, scrittori che hanno sempre posto l´accento sulle problematiche sociali, civili, politiche pur raccontando storie allettanti, persino, divertenti; pur trattando temi difficili come quello del diverso che, in Sepulveda prende i panni di un gatto che cova l´uovo di una gabbianella facendo, di fatto la parte della femmina; lui, gattone bellimbusto che frequentava le birrerie italiane di Amsterdam.

In queste storie, ci sono messaggi tesi e sottesi ora di carattere politico, ora di carattere sociale, ora di carattere ambientale. Certamente non è stato difficile scriverle perché, come dice Pirandello, come dice Claudio Magris, come dice Saba, la realtà è tutta qua, sotto i nostri occhi, tra i nostri anziani, spesso emarginati, dimenticati, oggetto di vergogna; tra i nostri bambini, a volte trascurati, abbandonati e persino sfruttati, o, addirittura, utilizzati come cavie per esperimenti, come succedeva nella Romania di Ceausescu o ad Auschwitz nel periodo nazista, per non citare i tanti Paesi, anche europei!, di oggi.  La triste mappatura dei drammi sociali.

Bambini che vivono e convivono con realtà fatte di continue frustrazioni; bambini sempre in cerca della loro mamma; bambini che devono tollerare espressioni come “utero in affitto” e “madre surrogata”; bambini che cercano sempre gli arcobaleni come diceva Charlie Chaplin.

L´autrice, quella citazione sugli arcobaleni l’ha messa ad epigrafe del racconto “La bambina dei palloncini” dove c´è sì fantasia ma c´è stimolo a crescere, ad andare in su, sempre più in su, come i palloncini e, soprattutto, a cercare un punto di approdo per i migranti, anche loro diversi.

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