All’arsenale della marina regia di Palermo la grande installazione “We lost the sea” di Federica Di Carlo mette in scena il respiro della terra. L’obiettivo è riflettere sulla situazione climatica attuale.
L’opera mette in scena il respiro della terra attraverso i suoi elementi fondamentali ossia mare, luce e atmosfera. Si tratta di un’opera immersivo-percettiva che, attraverso un gioco di sottili equilibri e ammalianti, invita ad una riflessione sulla situazione climatica attuale.
L’installazione, ospitata all’arsenale della marina regia di Palermo è curata da Simona Brunetti e promossa dalla soprintendenza del mare della reginoe e dalla fondazione mondo digitale, prodotta da Snaporazverein con il patrocinio di Palermo capitale italiana della cultura 2018.
L’inaugurazione dell’opera è prevista per lunedì 18 giugno alle 18.00. Oltre all’artista sarà presente l’assessore regionale ai beni culturali, Sebastiano Tusa. Sarà possibile visitare l’installazione fino al 15 settembre.
L’opera si inserisce nell’ambito di una serie di riflessioni sulla situazione climatica attuale, generate da ricerche personali che Federica Di Carlo ha portato avanti in questi ultimi anni in collaborazione con i fisici di vari dipartimenti scientifici come Mit di Boston, Cern di Ginevra e Inaf di Roma e Milano.
A partire da lunedì l’antica Fabrica della Real Marina, per secoli una importante via di scambi e di relazioni tra popoli, sarà trasformata in uno spazio senza tempo attraverso cui osservare il processo vitale di acqua, aria e luce che tiene in vita la terra.
Da un’unica via d’accesso, un vero e proprio pontile di dieci metri eretto all’interno della sala semibuia dell’Arsenale, il visitatore si addentrerà in un mondo altro in cui grandi aquiloni argentati, rappresentazione del vento e dell’atmosfera, fluttuano nello spazio a diversi metri d’altezza creando nell’ambiente riflessi di luce costantemente in movimento, simili alle onde del mare.
All’esterno della sala ,il mare è invece rappresentato e conservato dentro grandi cisterne, dove l’artista collocherà realmente l’acqua del mare di Palermo, simbolo visivo e culturale della situazione ecologica locale.
Solitamente collocate sui tetti della città, le cisterne, raccogliendo l’acqua piovana, garantiscono la sopravvivenza nel quotidiano in casi di emergenza. “L’equilibrio sottile che tiene insieme questi elementi, ciascuno dei quali reca in sé universi naturali e culturali complessi, è lo stesso che tiene in vita la Terra sin dalla notte dei tempi e si basa su una legge fisica elementare: la quantità di acqua che evapora deve essere all’incirca uguale a quella che ritorna sulla terra sotto forma di precipitazioni”. A spiegarlo è la curatrice Simone Brunetti.
L’elemento dell’acqua assume così una forte simologia culturale ed ecologica. Realmente presente in mostra, diviene coacervo di storie individuali e crocevia di culture, assurgendo a metafora universale dell’acqua di tutta la terra, quella che, come racconta la letteratura scientifica, si liberò del magma primordiale a seguito di un processo di evaporazione, ricoprendo l’intero globo.
Un processo, questo, che milioni di anni fa rese possibile la vita sul pianeta e che ancora oggi risulta determinante al fine di garantirne il mantenimento. Come questo delicatissimo sistema rischi di essere fortemente compromesso dal surriscaldamento globale, è oggetto di studio degli scienziati ormai da anni, ma è anche un tema lungamente esaminato a livello della politica e del dibattito culturale internazionale.
“We lost the sea” pone l’accento su questo tema, analizzandolo da un punto di vista scientifico ed ecologico, ma trasponendolo anche su un piano culturale. Mescolando un piano scientifico ad un piano poetico, il lavoro di Federica Di Carlo gioca sul doppio fronte della partecipazione e della fruizione dell’opera da parte del territorio.
L’arsenale della marina regia di Palermo è stato individuato come spazio ideale per accogliere l’istallazione: luogo di confine per eccellenza, sotto il quale scorre ancora oggi il mar palermitano, assurge a simbolo di quelle “zone d’interferenza” e di quei territori liminali su cui insiste la ricerca dell’artista.
L’ingresso alla mostra è gratuito, ma potranno entrare solo 15 persone alla volta, i minorenni dovranno essere accompagnati. L’esposizione sarà aperta lunedì, martedì, giovedì dalle 8,00 alle 17,00 mercoledì, dalle 8,00 alle 18, 30, venerdì, dalle 8,00 alle 15,00. Dal 22 giugno prossimo, inoltre, l’installazione potrà essere visitata anche dai diversamente abili.