Dal 12 al 24 marzo scorsi la siciliana Sebina Montagno è stata a teatro a Roma con “fuori sede” per la regia di Luca Pizzurro.
Una pièce che ruota attorno ad un gruppo di giovani studenti universitari alla disperata ricerca del proprio futuro tra sogni e frustrazioni. Sul palco uno spaccato della condizione sociale con cui i giovani di oggi si trovano a fare i conti ogni giorno.
I protagonisti della storia, fra cui la siciliana Sebina Montagno, saranno catapultati in un appartamento in affitto in cui si intrecceranno le vicende di 5 giovani studenti di diversa provenienza (2 siciliani, un napoletano, una romana e una bergamasca) che ci faranno vivere le dinamiche tipiche del mondo giovanile.
Sul palco dunque gli attori hanno utilizzato ognuno il loro accento di origine. “L’uso di dialetti diversi – racconta Sebina – non è un semplice espediente per arrivare ad accattivarsi il pubblico con suoni e colori differenti ma, piuttosto, una intelligente combinazione di idiomi inseriti in un perfetto alternarsi di situazioni al servizio dei sentimenti e delle passioni dei protagonisti.
Personalmente con questo spettacolo – prosegue la giovane attrice – ho compreso quale enorme ed essenziale importanza detiene l’espressione lavoro di squadra in ambito teatrale in generale e nella preparazione di una messa in scena simile in particolare, dove ogni personaggio necessita di incastri perfetti con tutti gli altri perché il complesso funzioni come una grande macchina, un puzzle dove ogni pezzo-personaggio deve stare al posto giusto perché ogni cosa funzioni, questa messa in scena non può essere definita con la classica espressione di spettacolo corale poiché sarebbe un termine assolutamente riduttivo per un’impresa simile”.
Ma cosa è stato salire sul palco ogni sera per Sebina? Glielo abbiamo chiesto e ha risposto così: “è stato una sorta di grande e lungo respiro della durata di un’ora e mezza necessitante di assoluta armonia e continuità espressivo/interpretativa da parte di ogni singolo interprete tale da eludere l’impressione stessa che si stia parlando di continuità di un qualcosa quanto piuttosto di un unicum indissociabile”.
Sebina sul palco veste i panni di Addolorata. “Il mio personaggio ripercorre le sorti e la vita di una ragazza siciliana estremamente bigotta e provinciale che si affaccia per la prima volta fuori dal suo piccolo e limitante borgo del sud Italia alla vita cittadina e, in particolare, a quella caotica e confusa bolgia metropolitana qual è Roma.
Addolorata è come una bimba persa in un parco giochi, ingenua e assolutamente sprovveduta. Sul palco è andato in scena un o spettacolo che è come un incontro di anime assolutamente differenti che si incrociano e scontrano, odiano e amano. Da questi incontri-scontri nasceranno simbiosi e contrasti effervescenti ed inaspettati dalle evoluzioni quasi pirotecniche come mettere a cnotatto materiali tra di loro, a livello chimico, pronti a fare scintille.
“A questa messa in scena – conclude la giovane attrice – sono particolarmente legata”. La pièce teatrale ha anche vinto un importante premio come migliore spettacolo nell’ambito del prestigioso concorso teatrale Teatro giovani in scena al teatro Argentina di Roma. “E’ stata una immensa soddisfazione – prosegue Sebina – anche alla luce dele altre importanti opere concorrenti al premio, dirette da registi molto rinomati nell’ambito del panorama teatrale italiano contemporaneo come Gabriele Lavia o Ugo Cardinali”.