Agenti della polizia e della guardia di finanza di Catania hanno fermato due trafficanti libici. Si tratta di Wasim Al MOrhaq, 24 anni e Zouhair Samida, 26 anni, gravemente indiziati per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per avere promosso ed organizzato viaggi dalle coste libiche a quelle italiane.
La mattina dello scorso 5 marzo è giunta al porto di Catania la nave della guardia costiera norvegese Siem Pilot con a bordo 502 migranti di varie nazionalità e una salma. Le indagini hanno consentito di individuare i due libici quali organizzatori del viaggio, insieme ad altri soggetti, allo stato ignoti, nonché conducenti di un’imbarcazione in legno, con al traino altro natante di piccole dimensioni su cui i due libici sarebbero dovuti tornare.
Un giovane siriano ha fornito uno spaccato del modus operandi delle organizzazioni libiche che si occupano del traffico di esseri umani. Questi, in Libia da alcuni anni, ha riferito che aveva contattato un soggetto conosciuto come Wasim, indicato come “poliziotto libico” per organizzare un viaggio con un’imbarcazione di dimensioni ridotte, ma ritenuta “sicura”.
Con Wasim e altro libico indicato col nome Zoher, Saida ha pattuito il pagamento di 95 mila dinari libici (63 mila euro) per un importo pro capite di 3.300 dinari. Il libico ha consegnato a Wasim solo parte della somma, con l’impegno che la rimanente parte l’avrebbero lasciata a un intermediario in Libia, che l’avrebbe consegnata ai trafficanti solo dopo una telefonata di conferma del loro arrivo in Italia.
In realtà, si sono accordati per versare 75 mila dinari libici subito e altri 35 dopo l’arrivo in Italia, tanto che gli organizzatori hanno inserito nel “viaggio” anche migranti di altre nazionalità. Trascorse un paio di settimane, alle prime ore del 2 marzo scorso, Wasim aveva condotto i migranti al porto di Sabratah. Sulla spiaggia di Sabratah, Wasim e Zoher, collaborati da altri 4 libici, hanno fatto salire i migranti su un’imbarcazione di legno sulla quale ha preso posto anche Wasim, che si metteva alla guida del natante.
Zoher, dopo aver preso posto su un natante più piccolo, al traino dell’imbarcazione con i migranti, è salito su quest’ultima mettendosi alla guida. L’accordo fra i due con i migranti era quello di condurli in alto mare e, poco prima dell’arrivo dei soccorsi, rientrare con il barchino verso le coste libiche. Nel corso della traversata l’imbarcazione su cui viaggiavano i migranti ha fatto registrare un’avaria al motore.
A quel punto i due libici sono saliti a bordo del barchino promettendo di avvisare i soccorsi. Il giovane siriano, temendo che li avrebbero abbandonati con la barca che andava alla deriva, si è tuffato in mare salendo sul barchino per cercare di raggiungere insieme a Zoher una nave dei soccorsi, mentre Wasim è rimasto sull’imbarcazione con gli altri migranti. L’avaria al motore del barchino ha impedito di andare a cercare soccorsi che, tuttavia, non hanno tardato ad arrivare essendo stati avvistati da un elicottero che aveva dato l’allarme raccolto dalla Siem Pilot.
Nel corso della permanenza a bordo della Siem Pilot, i due libici hanno raccomandato ai migranti di riferire alle autorità di essere dei pescatori che, avendoli visti in difficoltà, si erano fermati per aiutarli. Il loro tentativo di eludere le investigazioni, però, non è andato a buon fine grazie alle dichiarazioni, precise e concordanti, dei migranti, al report acquisito dalla nave della guardia costiera norvegese e ai filmati dai quali non è stato rilevato alcun elemento che potesse far ritenere trattarsi di un’imbarcazione di pescatori.
Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati al carcere di Catania piazza Lanza, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
Maria Chiara Ferraù