“Nessuno riuscirà a fermarmi e ora denuncerò tutti i misfatti della sezione fallimentare, dove accade di tutto”. Così il giornalista Pino Maniaci, direttore di Telejato, al termine dell’udienza di stamattina di fronte al gup di Palermo. “Hanno voluto infangarmi per fermarmi perché stavo smascherando tutte le malefatte della sezione misure di prevenzione al tribunale di Palermo” prosegue il giornalista.
Prima di entrare in aula per la prima udienza preliminare per decidere sul suo rinvio a giudizio, Maniaci si sfoga con l’Adnkronos: “Mi hanno infangato hanno fatto di tutto per gettare nel fango il mio nome e la mia televisione, ma non ci sono riusciti. Il loro progetto è andato in fumo. Anzi, adesso farò la mia battaglia sulla sezione fallimentare. E, sono certo che si inventeranno qualche altra cosa per arrestarmi”.
Secondo Maniaci per capire chi lo vuole fermare basterebbe andare a vedere le intercettazioni di Silvana Saguto, l’ex presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, ora sotto inchiesta per corruzione. “diceva che dovevo essere fermato, affermando che avevo le ore contate”. Guarda caso qualche mese dopo, secondo Maniaci, si sarebbe abbattuto il ciclone giudiziario su di lui.
Maniaci all’agenzia di stampa ricorda un’altra intercettazione, questa volta di Walter Virga anche lui coinvolto nell’inchiesta sulle misure di prevenzione. Maniaci è circondato da tre telecamere in tribunale e spiega che sono inglesi e stanno facendo un documentario su di lui.
“Rifarei tutto quello che ho fatto, tutto, nessuna cosa esclusa” conclude il giornalista finito nel ciclone. Maniaci dovrà difendersi dall’accusa di aver chiesto insistentemente dei soldi ai sindaci di Partinico e Borgetto. Avrebbe anche imposto ad un assessore di Borgetto l’acquisto di 2.000 magliette col logo della sua emittente. In particolare, Maniaci è accusato di aver chiesto una tangente da quasi 400 euro al sindaco di Borgetto. Secondo i pm, se il primo cittadino non avesse acconsentito alla richiesta, si sarebbe scatenata una campagna mediatica denigratoria nei suoi confronti. “Ma quale tangente – dice Maniaci – erano 366 euro più Iva per una pubblicità. Questa somma le sembra una tangente?”.
Maniaci se la prende anche con la stampa, anche nazionale, che dopo l’inchiesta è sembrata davvero dimenticarsi di lui e delle decine di battaglie combattute per la legalità. Sicuramente per lui la cosa più dura da digerire è che il suo nome è stato accomunato ai mafiosi, quelli stessi che da sempre combatte con il suo lavoro e le sue battaglie.
Maria Chiara Ferraù