Il colosso indiano Panchavaktra group, investitore in private equità e a capo di una holding attiva nei settori del commercio internazionale, logistica, energia, infrastrutture e tecnologia, intende investire in Sicilia e in particolare sul messinese, non solo nella zona di Pace del Mela.
Uno scalo che sarebbe il settimo in Sicilia, ma che potrebbe avere la “benedizione” dell’Ente nazionale aviazione civile italiano. I manager della holding indiana con a capo il presidente Mahesh Panchavaktra da giorni è impegnato in una serie di incontri. Fra questi con il presidente Enac Vito Riggio, fino ad oggi contrario a nuovi aeroporti e che ha già “bocciato” i progetti di Agrigento e Gela, e con la vicepresidente della Regione, Mariella Lo Bello.
Ieri un incontro con l’Irsap, al quale hanno partecipato i membri del comitato per l’aeroporto di Messina e provincia. L’aeroporto – civile e cargo – secondo le prime ipotesi dovrebbe essere realizzato nella Piana del Mela, come base logistica di scambio transcontinentale con i paesi orientali, interamente finanziato da capitali della holding indiana. L’investimento ammonterebbe a circa 300 milioni di euro.
“Si tratta di un’opportunità di sviluppo molto interessante per il territorio – ha detto il commissario straordinario dell’Irsap, Maria Grazia Elena Brandara – un’opportunità che intendo portare all’attenzione del vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello e del governo regionale in un incontro a stretto giro insieme al comitato per l’aeroporto”.
Secondo il presidente della holding indiana, Mahesh Panchavakta, “c’è la volontà di rilanciare un territorio che ha grandi potenzialità. Sarebbe un’opportunità di lavoro e turismo per la Sicilia. Una volta a regime l’aeroporto, si potrà realizzare anche un’area logistico-commerciale”. Il manager indiano non ha nascosto “la grande concorrenza degli altri scali siciliani”, ma il progetto appare tutt’altro che campato in aria.
I sindacati plaudono all’iniziativa. “un serio sistema di trasporti, altrimenti il territorio dei Nebrodi resterà fuori da qualsiasi ipotesi di sviluppo economico e sarà sempre più marginalizzato”. È il monito del referente della Cisl dei Nebrodi, Basilio Caruso. “Se l’ipotesi di un aeroporto risponde a vero – sottolinea Caruso – l’intera classe dirigente della nostra provincia ha il dovere morale di mobilitarsi per verificare la sostenibilità dell’iniziativa, ponendo in essere ogni atto concreto per incoraggiare quelle imprese straniere ad investire nella nostra zona, evitando che ancora una volta, tra lungaggini e cavilli burocratici, anche questi potenziali investitori non siano condotti all’esasperazione e costretti ad abbandonare i loro progetti”.
Secondo la Cisl nebroidea, la posta in palio è troppo alta. “Oggi – prosegue Caruso – un’infrastruttura come l’aeroporto assume un valore strategico ancora più elevato, non solo perché anche i cittadini della nostra zona hanno il sacrosanto diritto di muoversi con facilità e liberamente, ma anche perché la costruzione di un’opera come questa, produrrà occupazione, direttamente e nell’indotto, e sarà uno strumento al servizio delle imprese che a loro volta avvieranno diverse forme di sviluppo, non solo dei Nebrodi, ma di una macroarea che si colloca parzialmente anche nelle province di Enna e Palermo”.