“La proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera è un atto di pura follia.” Così Clara Crocè, segretaria generale della FP Cgil di Messina, il coordinatore provinciale della sanità, Antonio Trino e il responsabile FPCGIL Medici, Guglielmo Catalioto che chiedono la convocazione immediata di un tavolo tecnico.
“Un atto di pura follia destinato, se non immediatamente ridiscusso, a mettere in serio rischio il diritto alla salute dei cittadini dell’intera provincia messinese.
La provincia di Messina – continua la nota della Cgil – ha la stessa dignità delle altre, ma viene sempre vilipesa e danneggiata da logiche diverse. Abbiamo già dato in termini di tagli e non possiamo accettare ulteriori mortificazioni. La salute è tutelata dalla nostra costituzione e non si possono usare due pesi e due misure”.
I rappresentanti sindacali indicano una serie di esempi pratici: “secondo quale criterio si stabiliscono le zone disagiate e perché da esse viene esclusa Mistretta? Ma soprattutto, sulla base di quanto deciso, si finisce persino col disconoscere la legge 24/2015, quella che di fatto salva il Piemonte. E che dire ancora – proseguono Crocé, Trino e Catalioto – riguardo le rianimazioni? Cancellate con un colpo di spugna e con esse una serie di satelliti la cui sussistenza è legata a doppia maglia con tale UOC”.
“Sembra davvero impensabile che un piano del genere sia stato “partorito” in modo razionale e consapevole – sottolineano i rappresentanti sindacali -. Ed è proprio per questo che abbiamo già chiesto la convocazione di un tavolo tecnico che permetta di mettere una pezza lì dove invece è stata infierita una vera e propria coltellata alla sanità siciliana e, nello specifico, a quella messinese.
Siamo fiduciosi del fatto che già nelle prossime ora l’assessore Gucciardi chiami al confronto le parti sindacali con tutti gli attori di quello che, allo stato attuale, non può essere considerata una proposta accettabile. E’ il momento in cui ci aspettiamo che la nostra deputazione abbia un sussulto di orgoglio e batta i pugni sui tavoli, pretendendo quanto dovuto”.
Maria Chiara Ferraù