Aveva abusato sessualmente della figlia undicenne della convivente. Oggi un uomo di origini boliviane è stato condannato per quei fatti che si erano verificati ad agosto del 2006. A denunciarlo era stata la compagna.
La madre della vittima aveva riferito che da circa cinque anni conviveva con il peruviano con cui aveva avuto un figlio, ma che aveva altri figli, tra cui la ragazzina vittima delle violenze dell’uomo. La donna sospettava che il compagno avesse un’amante e per questo aveva piazzato un ricevitore sull’armadio della camera da letto per poter registrare forse una telefonata che le poteva confermare la relazione con un’altra donna.
Quello che invece la donna scoprì era ben più terribile. Il compagno abusava sessualmente della figlia di appena 11 anni. Così la donna ha ascoltato il proprio compagno che parlando con la bambina le chiedeva se le avesse fatto male quando le aveva infilato nella vagina un dito, specificando che fosse il mignolo, e ha denunciato tutto alle forze dell’ordine.
Dalle indagini è emerso che la ragazzina, non appena la madre usciva per andare a lavorare, trovava l’uomo in mutande. Un giorno di fine luglio l’aveva fatta sdraiare accanto a sé e aveva iniziato a palparle il seno, le gambe e le cosce e poi le aveva infilato un dito nella vagina. La ragazza indossava un vestitino e le mutandine che lui spostava per permettergli l’abuso sessuale. in altre circostanza la ragazzina veniva chiamata dall’uomo nella sua camera da letto e lì si ripeteva il macabro rituale.
La ragazza era stata visitata all’ospedale di Comiso e il ginecologo ha confermato che aveva avuto una presunta penetrazione senza lacerazioni, ma non si poteva pronunciare sul fatto che la penetrazione fosse stata con un dito o con un genitale. In seguito a celeri indagini, l’uomo che si temeva potesse ancora abusare della ragazzina è stato posto in stato di fermo e poi agli arresti domiciliari in una abitazione diversa rispetto a quella dove viveva la famiglia.
Lo scorso aprile la sentenza di condanna dell’uomo è divenuta irrevocabile essendo stato riconosciuto del reato di violenza sessuale continuata, condannato a quattro anni di reclusione, per cinque anni interdetto dai pubblici uffici e con l’interdizione perpetua dagli uffici di tutore. L’uomo dovrà scontare ancora una pena residua di 3 anni e 7 mesi di reclusione.
Maria Chiara Ferraù