Questo pomeriggio militari della Guardia di Finanza hanno incontrato il sindaco di Milazzo Giovanni Formica per consegnare un processo verbale di constatazione in merito a presunte irregolarità, che sarebbero venute fuori in un’indagine avviata nei confronti della società che ha gestito l’appalto del Castello di Milazzo, i cui lavori sono stati collaudati nell’aprile del 2011. Dall’esame dei documenti acquisiti è emerso che tutte le prestazioni sono state fatturare dalla società consorziate Ares srl. L’indagine ha evidenziato che alcuni costi documentati dalle fatture passive esibite da questa società al Comune di Milazzo presentano gravi anomalie. In particolare le Fiamme Gialle hanno riscontrato due questioni: “la rendicontazione di fatture riferite ad operazioni soggettivamente inesistenti, relative a prestazioni e lavori effettivamente eseguiti nel sito ma non dall’emittente formale. Si tratta di fatture per un importo di oltre un milione e mezzo di euro rendicontante al Comune a fronte delle quali l’ente ha attivato le procedure di pagamento”.
In secondo luogo la presenza di altri costi per un totale di 88 mila euro, giudicati “indeducibili”, ossia non inerenti ai lavori reali della salvaguardia della cittadella fortificata, ma riferiti ad altri costi sostenuti dall’impresa che però non potevano gravare sulle spese finali a carico dell’ente.
Il primo cittadino intende “ringraziare il comandante e gli operatori della compagnia della Guardia di Finanza di Milazzo che, attraverso un’indagine rigorosa, hanno ancora una volta dimostrato grande competenza e professionalità. Il verbale, che ci è stato consegnato, attesta che oltre 1,5 milioni di euro sarebbero stati movimentati in maniera illegale. Il rischio concreto è che in occasione del restauro siano stati effettuati minori lavori o i lavori eseguiti siano difformi dal capitolato. Un danno del genere, se accertato, non può restare impunito e noi lavoreremo per capire come si sono svolte le cose, pronti a difendere, anche in sede giudiziaria, le ragioni dei milazzesi”.
Rodrigo Foti