L’antica fonderia Trusso-museo delle campane di Tortorici, adesso porta il nome del professore Rosario Parasiliti Collazzo, prematuramente scomparso nell’estate del 2012, colpito da un malore mentre si trovava in Turchia in un viaggio di istruzione con i suoi alunni del liceo Vittorio Emanuele III di Patti dove insegnava storia e filosofia.
A ricordare la sua figura, oltre al primo cittadino oricense, Carmelo Rizzo Nervo; il professore Salvatore Mangione, la professoressa Lucietta Di Paola, il professore Princiotta, per anni responsabile del museo etnofotografico Franchina-Letizia di Tortorici; l’ex presidente delle scuole medie Nello Lombardo del centro nebroideo, Lidia Molica Calimeri e il giudice Stanislao Franchina.
Parasiliti, oltre ad essere stato sindaco di Tortorici, è stato una importante figura di storico e letterato. Sue diverse pubblicazioni e saggi sulla storia di Tortorici. Si è dedicato interamente al suo paese natìo nonostante vivesse da decenni a Patti dove svolgeva con passione, solerzia e senso del dovere la professione di insegnante del liceo. Ai suoi ragazzi ha lasciato numerosi insegnamenti e loro, ancora oggi, lo ricordano con affetto e commozione.
A Tortorici, nel corso della cerimonia di scopertura della lapide in pietra, erano presenti la vedova, la professoressa Clelia Favazzo e i figli e tutti gli amici che hanno voluto ricordarlo in una manifestazione sobria e commovente. Il luogo è tornato anche a rivivere grazie all’esecuzione del silenzio da parte del professore Maurizio Galati Rando che con maestria ha suonato le campane fuse nel 2000 dal docente Francesco Agliolo, facendo così rivivere ai presenti un momento magico in un luogo in cui passato e presente convivono.
L’amministrazione comunale oricense ha voluto così rendere omaggio all’uomo e allo storico che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio della storia locale che si intreccia inevitabilmente con l’arte della fusione delle campane che già dal 1400 aveva contribuito ad esportare il nome di Tortorici in tutta la Sicilia e nella vicina Calabria.
Maria Chiara Ferraù