È stata confermata la pena inflitta dalla corte d’appello di Catania a Cancilleri, ritenuto responsabile dell’omicidio del giovane Pierantonio Sandri, tragicamente ucciso dalla mafia per aver assistito all’incendio di un’autovettura da parte di sodali di cosa nostra, il 3 settembrel del 1005 a Niscemi.
I resti di Sandri sono stati ritrovati in contrada Ulmo il 19 settembre del 2009 grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuliano Chiavetta. Le indagini hanno permesso di incastrare gli autori dell’atroce delitto.
L’8 febbraio del 2013 veniva fermato il niscemese Marcello Campisi, mentre a marzo del 2013, nell’ambito dell’operazione denominata Ninetta, in omaggio alla madre scomparsa del giovane ucciso che tanto si era battuta per avere giustizia, veniva arrestato Vincenzo Pisano, accusato di essere stato l’autore materiale del delitto, strangolato con una cintura.
Campisi e Pisano sono stati condannati con rito abbreviato, ammettendo le loro responsabilità, a 16 anni e 8 mesi di reclusione. anche gli altri due autori dell’atroce delitto, minorenni all’epoca dei fatti, sono stati assicurati alla giustizia. uno era il collaboratore di giustizia Giuliano Chiavetta, già condannato per l’omicidio e l’altro era Salvatore Cancilleri, assolto in primo grado dalla procura dei minori di Catania. Sulla base di nuovi elementi è stato condannato in appello a 16 anni e 6 mesi di reclusione, pena sospesa in seguito alla proposizione del ricorso alla corte di Cassazione. Ieri la suprema corte ha rigettato il ricorso confermando la sentenza per Cancilleri che da oggi si trova nel carcere di Bicocca a Catania.
Maria Chiara Ferraù