Il grande meccanismo comico del vaudeville “Le pillole d’Ercole”, capolavoro di Charles Maurice Hennequin e Paul Bilhaud, ha fatto colpo anche al teatro Trifiletti, dove è andata in scena in chiave rivisitata dal regista Giuseppe Pollicina, in collaborazione con Tania Alioto, insieme alla direzione artistica di Tiziana La Macchia, che si è peraltro avvalsa della collaborazione di Pina Cassata, Nino Calcagno e Simona Alioto.La famosa opera, costellata da trascinanti battute, da ambiguità, scambi di persona, intrecci e colpi di scena, ha proposto nel contempo una profonda osservazione critica dell’animo umano. Come un congegno ad orologeria, la pièce adotta un climax, dove in ogni momento la circostanza s’ingarbuglia generando vicende così assurde da sembrare impossibile allo spettatore tra una risata e l’altra che tutto torni alla normalità e conseguentemente ad un lieto fine. Motteggi, equivoci, metafore a sfondo allusivo, a cui si affiancano le esagerazioni delle mosse, per ridicolizzare le circostanze, sono ambientate ai primi del Novecento, ma con una forte specularità all’odierno vissuto. Le diverse etnie impersonate dagli attori del “Teatro Stabile di Milazzo”, formato da Santi Puliafito (Dott. Frontignan), Maria Da Campo (Angelica), Salvo Maiorana (Augusto), Mimmo Picciolo (L’Emiro), Cesare Terragna (Colonello O’ Cardill), Stefania Gitto (Vedova Bicott), Tania Alioto (Odette), Rossella Aliotta (Sidonia), Stefano Stagno (Francesco), i cui costumi d’epoca sono stati confezionati da Rossella Aliotta, rappresentano le differenti concezioni e stereotipie culturali, che ancora oggi non riescono a dialogare in un contrasto, il quale mano a mano diventa travaglio tanto psicologico nella difficile scelta fra etica e realismo, fra l’essere e l’apparire, da avviare una riflessione sui valori della fedeltà, del rispetto reciproco e della dedizione alla famiglia. Viva soddisfazione è stata manifestata al termine della performance dal cast e dall’organizzazione per i prolungati applausi del numeroso pubblico. “E’ un testo d’autore, cui per la prima volta ci siamo approcciati. – ha affermato Tiziana La Macchia – Abbiamo voluto rappresentare il sentimento dell’amore col suo turbinio psicologico in un’opera sempre attuale”. “C’è un parallelo accostamento con i primi anni del XX secolo in uno scenario di furtive e sottese relazioni sentimentali, venate dall’orpello del perbenismo – ha evidenziato Cesare Terragna, vice presidente del Teatro Stabile di Milazzo – Il ruolo di moralizzatore, assegnato sempre a me, costituisce un costante invito agli spettatori a riflettere su ciò, cui hanno assistito, affinché rinnovino la visione della vita infondendole nuovi valori positivi. Prova ne è il nostro gruppo di attori, fra i quali si è instaurato un’atmosfera di compresenza e di collaborazione permettendo sempre la riuscita delle opere, che insceniamo”. Contento anche il regista Giuseppe Pollicina: “Questa versione è un regalo di Enzo Garinei nel 1998, per la quale sono state superate tutte le perplessità con un copione ottocentesco da noi interpretato con garbo per suscitare la risata al momento giusto, avendo massimo rispetto per gli astanti per non tradire il loro buongusto. Ci piaceva al tempo stesso rappresentare l’idea di maternità e la crisi dei valori nello spingere le persone a credere al primo ciarlatano che incontrano. La donna con la veletta, come un’apparizione alla Hitchcock, riassume tutti i personaggi condividendone aspirazioni e condizioni ed a tal fine l’articolazione dell’opera richiedeva necessariamente la presenza fisica del regista direttamente sul palco”. Può definirsi insomma un fortunato remake quello di Giuseppe Pollicina, frutto della sua vasta erudizione teatrale, che ha trovato nella scuderia del Teatro Stabile di Milazzo i perfetti attori ed attrici, abili nell’avere saputo fornire un’intelligente interpretazione.
Rodrigo Foti