Il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha chiesto alla Regione le ragioni per le quali non è stato erogato al Comune di Milazzo il finanziamento di dieci milioni di euro già assegnato nell’ambito della programmazione del Po-Fesr 2007-13 riguardante l’area Tribò. La decisione è stata assunta nell’ultima adunanza a seguito del ricorso straordinario al Presidente della Regione proposto dall’Amministrazione Comunale, rappresentata dall’avv. Claudio Rugolo. La sezione (presidente Zucchelli, segretario Chiofalo, estensore Anastasi), “esaminati gli atti”, ha deciso di “assegnare alla Regione Siciliana un termine di 60 giorni” per riferire sulla questione “in difetto del quale il ricorso sarà deciso in base alle sole risultanze disponibili”. Entro fine anno si dovrebbe avere chiarezza su questo finanziamento revocato a distanza di oltre un anno dall’ammissione e persino dopo la presentazione da parte del Comune del progetto esecutivo. Nel ricorso il Comune ha impugnato il decreto dirigenziale di revoca contestando “eccesso di potere, difetto di presupposti, assenza di motivazione e altre violazioni” e chiedendo invece di “far valere i diritti acquisiti in riferimento al finanziamento già assentito sulla scorta di una puntuale istruttoria e valutazione del progetto definitivo ed esecutivo da parte della competente Commissione di valutazione in maniera da evitare rilevantissimi danni patrimoniali e non patrimoniali per il Comune”.
A seguito del via libera del finanziamento, il Comune di Milazzo ha acquisito dalla Raffineria, a titolo gratuito, l’area e i fabbricati oggetto di intervento di circa 56.000 metri quadrati (valore quasi 400 mila euro) con destinazione funzionale vincolata alla realizzazione del “Sistema integrato per il monitoraggio e la riduzione del carico inquinante finalizzati al miglioramento della qualità dell’aria in zona dichiarata ad elevato rischio ambientale”. Ciò sta a significare che quell’area, se non verrà attuato il progetto, tornerà nella piena disponibilità dell’azienda petrolifera. A questo – rilevano gli amministratori – vanno aggiunte le spese “consequenziali alla formale comunicazione di ammissione a finanziamento e per la redazione del progetto esecutivo (150 mila euro) e i danni riconducibili al permanere di una criticità ambientale”.
Il progetto in questione è stato redatto nell’ambito del bando della coalizione del Pist “Milazzo-Ganimè-Eolie-Sistema urbano terra/mare”. Prevede la ristrutturazione di due edifici di cui uno destinato ad ospitare uffici dell’Arpa dotandoli anche degli strumenti necessari per la loro opera di controllo e vigilanza ambientale oltre alla sistemazione dell’area interessata anche dalla presenza di reperti archeologici e da mantenere nello stesso sito, come disposto dalla Soprintendenza, nonché la piantumazione in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Catania di essenze arboree autoctone ad elevata capacità di assorbimento di Co2. “Ricorrere in giudizio contro la Regione per difendere un finanziamento finalizzato alla tutela e al monitoraggio dell’ambiente è assurdo”.
Il sindaco Carmelo Pino commenta con amarezza questo contenzioso “con chi (la Regione) dovrebbe invece per legge garantire il controllo delle emissioni. Invece non l’ha mai fatto, non ha mai attuato i Piano di risanamento, non ha un piano della Qualità dell’aria ed è puntuale solo nell’ostacolare quegli interventi che puntano a salvaguardare l’interesse della collettività. Tra l’altro – conclude Pino – il rapporto “Sentieri 2014” nelle sue indicazioni finali invita gli enti preposti (la Regione) a predisporre un piano di valutazione all’esposizione ambientale di alcuni componenti. E’ proprio quello che il Comune di Milazzo, anticipando il governo regionale, aveva fatto con la presentazione del “Sistema di monitoraggio integrato”.
Rodrigo Foti