Caltanissetta: strage di Vittoria del 1999, 5 arresti

Esponenti di primo piano di Cosa nostra nissena sono stati arrestati dalla Polizia di Caltanissetta nell’operazione denominata “Victoria”. Sarebbero loro i mandanti della tristemente nota strage di San Basilio del 1999 a Vittoria, centro in provincia di Ragusa.

Nelle prime ore di oggi sono state eseguite cinque misure cautelari, in esecuzione di un provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, Laura Benanti che ha accolto le richieste della Dda di Catania.

Era il 2 gennaio del 1999 quando un commando armato aprì il fuoco all’interno del bar della stazione di servizio Esso di Vittoria, uccidendo 5 persone. Morirono Angelo Mirabella, l’allora referente del clan della Stidda di Vittoria; Rosario Nobile e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante e due giovani avventori che si trovavano al momento dell’irruzione nel bar: Rosario Salerno e Salvatore Ottone. La strage era stata ordinata dai clan Piscopo ed Emmanuello di Gela, rivali della Stidda di Vittoria, facente capo a Carmelo Dominante.

Un anno fa i giudici della corte d’assise d’appello di Catania aveva condannato all’ergastolo due presunti componenti del commando assassino: Giovanni Avvento e Alessandro Emmanuello. Trent’anni di reclusione, invece, erano stati inflitti a due collaboratori di giustizia Gianluca Gammino e Massimo Billizzi, esecutori materiali della strage insieme a Giovanni Piscopo. Precedentemente erano stati condannati all’ergastolo i fratelli Giovanni e Alessandro Piscopo e il cugino Alessandro Piscopo, ritenuti i mandanti della strage ed Enzo Mangione, presunto basista. A dare l’ordine di uccidere Mirabella sarebbe stato il boss di Gela, Alessandro Emmanuello. Le indagini si sono avvalse delle collaborazioni di alcuni pentiti, tra cui i cugini Piscopo.

Le cinque persone finite in manette questa mattina sono: Giuseppe Selvaggio, 41 anni; Alfonso Scozzari, 56 anni; Claudio Calogero Cinardo, 33 anni; Orazio Buonprincipio, 44 anni attualmente detenuto nel carcere di Caltanissetta e Salvatore Siciliano, 48 anni, in atto detenuto nel carcere di Novara.

A permettere di fare piena luce sul movente e sulle dinamiche della strage di Vittoria sono state, in particolare, le dichiarazioni rese dal neo collaboratore di giustizia Massimo Carmelo Billizzi, che si è autoaccusato di aver organizzato ed essere stato uno degli esecutori materiali del plurimo omicidio.

Dalle sue dichiarazioni è emerso che la strage era stata pianificata e attuata sull’ordine dell’allora boss gelese Daniele Emmauello che voleva acquisire l’egemonia sull’intera Sicilia sud-orientale. Emmanuello voleva annettere la ricca provincia di Ragusa per poter trarre profitto dal territorio attraverso le classiche attività illecite della mafia. Per fare questo doveva essere eliminato Angelo Mirabella, reggente pro tempore della contrapposta consorteria della Stidda di Vittoria che in quel momento aveva il predominio sul territorio.

Emmanuello, in quel momento storico, controllava numerose famiglie mafiose nel territorio gelese e ragusano e volle che nell’azione militare venissero coinvolti esponenti delle stesse per affermare il proprio predominio sul territorio. In particolare, Billizzi, già luogotenente del boss latitante Daniele Emmanuello, una volta deciso a collaborare con la giustizia, aveva illustrato nuovi e illuminanti particolari sulla partecipazione di altri soggetti che non erano stati ancora coinvolti come compartecipi nella strage. Billizzi si era rivolto al capo della famiglia di Mazzarino, ossia a Salvatore Siciliano all’epoca latitante e poi catturato nel 2003, dalla quadra mobile di Caltanissetta e lo aveva incontrato nel territorio di Mazzarino. Siciliano gli aveva messo a disposizione Giuseppe Selvaggio e, poiché non aveva un altro uomo d’azione da fornire, aveva detto che si sarebbe rivolto alla famiglia mafiosa di Riesi. Inoltre, ha riferito agli inquirenti di essersi recato da Alfonso Scozzari, esponente di spicco di cosa nostra di Vallelunga Pratameno (nonché parente degli Emmanuello di Gela) perché Scozzari gli consegnasse delle armi per l’omicidio di Mirabella.

Bellizzi ha anche raccontato che le armi ritirate furono una magnum 357 e una pistola calibro 9. Armi che poi, effettivamente vennero utilizzato per compiere la strage di Vittoria, così come dimostrato dalle perizie balistiche nonché dalle dichiarazioni rese da uno dei due esecutori materiali della strage: Giovanni Piscopo.

Dalle indagini è emersa la posizione criminale di Salvatore Siciliano, indicato espressamente da Massimo Carmelo Billizzi come colui al quale, dietro ordine di Daniele Emmanuello, si era rivolto per avere killer di supporto e che aveva messo a disposizione i suoi duo uomini Giuseppe Selvaggio e Claudio Calogero Finardo, fidati elementi del clan, per il delitto.  Siciliano viene anche indicato nello stesso ruolo da Gianluca Gammino che ha evidenziato il significativo legame tra Giuseppe Selvaggio e Salvatore Siciliano, capo della famiglia mafiosa di Mazzarino.

Quanto riferito da Billizzi ha poi trovato ulteriori conferme nelle dichiarazioni rese dai cugini Piscopo (Giovanni e Alessandro), divenuti collaboratori di giustizia proprio dopo la strage.

Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo in concorso di omicidio volontario pluriaggravato e di associazione a delinquere di stampo mafioso.

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