Sette anni di reclusione. È questa la condanna per il senatore Marcello Dell’Utri chiesta al termine della requisitoria dal pg di Palermo, Luigi Patronaggio.
“Marcello Dell’Utri ha messo in contatto Silvio Berlusconi con Cosa nostra, ha dato un contributo consapevole all’associazione e ha dato un concreto e specifico contributo a Cosa nostra. Ha costretto un imprenditore come Berlusconi a pagare somme ingenti a Cosa nostra, la condotta dell’imputato integra il concorso pur non essendo inserito stabilmente in Cosa nostra”. Così Patronaggio ha concluso la sua requisitoria al tribunale di Palermo. Dell’Utri era stato condannato in primo grado a nove anni di reclusione, in appello a sette, ma poi la Cassazione annullò con rinvio.
Ad associarsi alla richiesta di Patronaggio sono stati anche i difensori di parte civile, l’avvocato Salvatore Modica per il Comune di Palermo e il legale Filippo Villanova per la provincia regionale di Palermo.
Il prossimo 4 febbraio nuova udienza per l’avvio delle arringhe difensive. A cominciare sarà l’avvocato Giuseppe Di Peri, uno dei legali di Dell’Utri.
E negli atti del processo è arrivata anche una cassata da Guinnes dei primati con i suoi oltre 11 chili di peso. Nel corso della requisitoria il pg Luigi Patronaggio ha ricordato un’intercettazione telefonica tra il fratello gemello dell’imputato, Alberto Dell’Utri e Gaetano Cinà, il presunto soldato della famiglia mafiosa di Malaspina a Palermo. Secondo l’accusa quella cassata inviata a natale del 1986 a Silvio Berlusconi con la scritta “Canale 5” proverebbe i rapporti tra Cosa nostra e Marcello Dell’Utri, che avrebbe avuto il ruolo di mediatore.
Era il 25 dicembre 1986 quando alle 19.30 i carabinieri di Milano ascoltarono Gaetano Cinà, imparentato con il boss Mimmo Teresi, che parlava al telefono con Alberto Dell’Utri proprio della cassata da 11 chili e 800 grammi. “Tanino ti stavo chiamando per ringraziarti – dice Dell’Utri a Cinà – Ho trovato magnifica la cassata”. E gli risponde Cinà “è buona, è arrivata bene?”. Benissimo. E Cinà che continua: “comunque, io ti ho telefonato per farti gli auguri”. E Dell’Utri ringrazia: “Grazie, Tanino. Io ricambio con grande affetto”. Cinà: “Sono giorni che uno si deve ricordare degli amici fraterni”.
“Sono provate le condotte dell’imputato Marcello Dell’Utri dal ’74 al ’78 che ha avuto rapporti continuativi con Cosa nostra, agevolando anche il patto di protezione nei confronti di Silvio Berlusconi“. Così il pg ha iniziato la seconda udienza. “Dell’Utri continuò a frequentare Vittorio Mangano sapendo il suo peso mafioso – dice ancora il pg – Finiamola con questa aurea da semplice ‘stalliere’ di Arcore. Dell’Utri sapeva perfettamente che Mangano era un soggetto fortemente mafioso e che ha fatto da basista per il sequestro Tangeri”. Oggi il pg, al termine della requisitoria chiederà la pena per l’imputato, assente anche oggi al processo. In primo grado Dell’Utri era stato condannato a nove anni di carcere, ridotti a sette anni in appello, ma la Cassazione un anno fa ha annullato la condanna rinviando a nuovo processo.
“Il boss mafioso Toto’ Riina, tramite Silvio Berlusconi, voleva agganciare Bettino Craxi. E, caduto Craxi, Cosa nostra pose le sue attenzioni su Forza Italia. Non e’ certo Cosa nostra che fece vincere le elezioni di Forza Italia nel ’94, ma la mafia ha votato per questo partito”. Così, poi, ha proseguito Patronaggio. ”Non c’e’ soluzione di continuità tra il patto scellerato di mediazione con Cosa nostra di Marcello Dell’Utri stipulato nel 1974 e il patto che sarà rinnovato da Totò Riina nel 1986. “Alla morte di Stefano Bontade il patto passa ai fratelli Pullarà che assumono la reggenza della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesu’ – dice il pg – ma Cosa nostra, ancorché abbia stipulato un patto di mediazione con Dell’Utri di protezione per Berlusconi, non e’ un’agenzia di assicurazione. E’ un rapporto complesso. E quando Totò Riina raddoppierà la richiesta estorsiva nei confronti di Silvio Berlusconi, non si annullò il patto precedente di garanzia con Dell’Utri. E’ Dell’Utri che è scontento su come si comportano i Pullarà e quindi cerca altri interlocutori. Tant’è che il nuovo patto fatto con Riina ha un oggetto più importante di quello precedente, oltre all’aumento della tangente, ha come oggetto lo scambio politico-mafioso”.