Messina: cinque arresti per omicidio plurimo aggravato

Sono accusati di omicidio plurimo aggravato i cinque extracomunitari arrestati dagli agenti della squadra mobile di Messina. Si tratta di un palestinese, un arabo saudita, un siriano e due marocchini. Sarebbero stati loro i responsabili degli assassini di decine di profughi partiti dalle coste africane con i 561 immigrati giunti domenica a Messina.

Le manette sono scattate ai polsi di Mhamed Morad Al Fallah, 21 anni di Damasco, operaio; Youssef Dahman, 20 anni originario di Fes in Marocco; del marocchino Abdrzakc Asbaoui; Abuhddayed Saddam, entrambi 25 anni; dell’imbianchino saudita 32enne Jamal Rajeb.

Le testimonianze tra chi si trovava sul barcone e ce l’ha fatta concordano sulle modalità con cui decine di profughi sono stati ammassati all’interno della stiva del barcone e chiusi dentro dove sono morti. Secondo il racconto reso agli investigatori, sarebbe stata tolta la scala interna e la porta sarebbe stata chiusa dall’esterno eliminando così l’unica presa d’aria alla stiva. In pochi minuti il calore insopportabile ha spinto i prigionieri a forzare la porta e salire in coperta dove si è poi consumata la tragedia.

I cinque arrestati avrebbero ucciso circa 60 persone che poi sono state gettate in mare. I sopravvissuti hanno raccontato di aver visto i corpi dei loro connazionali, amici e parenti, accoltellati o storditi a mani nude, scomparire in mare senza poter far nulla se non volevano fare la stessa sorte. I cinque arrestati, sbarcati in Sicilia, hanno provato a sottrarsi alla legge nascondendosi tra i profughi accolti. Tre hanno cercato di scappare, ma sono stati bloccati dai poliziotti. Erano pronti a partire, con un biglietto dell’autobus per Milano.

Si aggrava intanto il bilancio della tragedia in mare consumata al largo di Lampedusa dove sabato scorso è stato soccorso l’ennesimo barcone con centinaia di immigrati a bordo. Alcuni dei 562 superstiti, sbarcati a Messina, hanno raccontato di essere almeno 750 sull’imbarcazione. Quindi mancherebbero all’appello 180 migranti, tra cui donne e bambini, che sarebbero annegati. Il bilancio ufficiale della tragedia si attesta attualmente alle 30 vittime, 29 uccise dalle esalazioni del gas di scarico nella stiva e una deceduta durante il trasporto in ospedale. 

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