Dal due settembre a Marineo (PA) la mostra “TOGO Espressionismo mediterraneo” curata da Vito Mauro per dare una visione antologica del maestro Enzo Migneco. TOGO, infatti, è il nome d’arte scelto dal pittore e incisore di origine messinese che – con i suoi colori intrisi di luce e dalle tonalità sature – ha saputo meglio d’ogni altro esprimere la vitalità, il calore e la forza del paesaggio siciliano.
Sono esposte sia incisioni che dipinti, perché TOGO è – oltre il dipingere – abilissimo incisore; per anni ha insegnato i segreti della stampa d’arte, fra acqueforti puntesecche e vernici molli, all’Accademia di Belle Arti di Como oltre a tenere apprezzati corsi d’incisione come è avvenuto in più occasioni a Marsala.
“Allestire un’antologica di Enzo Togo, che sia rappresentativa di un’intera vita dedicata all’arte – spiega il Curatore – obbliga a concentrarsi sull’amore dell’Artista per la propria Sicilia. Le tecniche usate dal Maestro, infatti, hanno una funzione meramente strumentale perché è il paesaggio, la sua magnificenza, la vastità di questo mondo incontaminato che domina in ogni opera. Togo è abile incisore, ha la padronanza del colore, ma non soccombe mai alla tecnica. La sua arte è poesia, senza forzature. Traccia una linea d’orizzonte e quanto vi è sopra appartiene alla libertà del domani, quanto vi è sotto al vissuto individuale: ma è la Sicilia di terra e di mare che rimane sempre la protagonista indiscussa”.
La mostra sarà presentata da tre critici d’arte: Aldo Gerbino, Massimiliano Reggiani, Tommaso Romano. “In TOGO – scrive Aldo Gerbino -l’umore più profondo e decantato di questa realtà si proietta, con eguale scioltezza, nelle figure e nelle terre: che sono, poi, paesaggi del sud, della sua Sicilia, di quella mediterranea espressività raccolta dall’artista, con una gestualità del segno dinamica e accattivante. Il materiale creativo di Togo esorbita tra le campiture dilavanti, conquista le efflorescenze botaniche, s’infiltra nel rigoglioso intersecarsi di luci naturali e linee del corpo. La condivisione di TOGO alle grandi lezioni primonovecentesche, viene rivitalizzata nel suo ampio respiro emotivo; il gioco delle sue costruzioni, sospinte in un cinematismo sempre più acceso trasfondono, poi, una liberatoria, quanto quieta, dispersione di segnali, di voci appena accennate tra un disciogliersi di occhi e fronde”.
Per Massimiliano Reggiani “In TOGO ogni colore è scelto per raccontare, non per descrivere. I cieli rossi e arancioni, semplicemente sono giorni infuocati; gli azzurri e i verdi dell’ombra regalano un momento di ristoro, che sia brezza di mare o semplice frescura. Il sole è bianco assoluto, segno evidente della canicola d’ogni estate. La pittura di Togo trasforma ciò che vediamo in una vibrazione dello spirito, i colori diventano suoni, la realtà suggestione: ogni suo quadro è la traccia che il mondo fisico ha lasciato nell’universo silenzioso e intimo delle nostre emozioni”.
Per Tommaso Romano, presidente dell’Accademia di Sicilia, “Ogni segno disteso o apparentemente informe di TOGO richiama archetipi che ci sovrastano e pure ci appartengono. Quando si individuano nell’opera di Togo le forme, una palma, un sole, una marina, un oggetto, esse comunque rimandano sempre ad una sacralità propria dell’indistinto originario, in quell’alma antropologica che è radice informe, e tuttavia durevole ad ogni fuoco, a ogni tempesta. Acqueforti, acquetinte, incisioni sono anch’esse a pieno titolo soggetto di un segno che ripercorre quella originarietà anche materica che connota tutta la straordinaria avventura artistica esistenziale di TOGO”.