Al museo regionale Riso di Palermo, venerdì 28 aprile alle 18.30 sarà inaugurata la mostra Cosmogonie, la prima personale in Sicilia di Frédéric Bruly Bouabré, uno dei padri fondatori dell’arte contemporanea africana nonché uno degli artisti più affascinanti della nostra epoca a cura di Cristina Costanzo con il coordinamento di Maddalena De Luca.
“Accogliere mostre di alto profilo – dichiara Maddalena De Luca, direttrice del Riso museo regionale d’arte moderna e contemporanea della Sicilia – dedicate a figure di primo piano nel panorama internazionale e nello scenario globale del nostro tempo è un obiettivo prioritario del museo ove proprio recentemente è stato affrontato il tema dell’archiviazione quale uno degli imperativi categorici della pratica artistica contemporanea.
L’arte di Bouabré, la sua enciclopedica raccolta “Connaissance du monde” stimola, in tal senso, e suggerisce interessanti prospettive di ricerca e di interpretazione critica”.
Il progetto espositivo, promosso dalla galleria 091 Art Project e patrocinato dall’Ambasciata della Côte d’Ivoire in Italia, presenta i lavori di Frédéric Bruly Bouabré, celebrato nel 2022 dal MoMA di New York con la retrospettiva Frédéric Bruly Bouabré: World Unbound e più volte presente alla Biennale di Venezia, non soltanto nel Padiglione della Costa d’Avorio della più recente edizione ma anche nel Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni.
“L’idea di dedicare una mostra a Frédéric Bruly Bouabré – afferma il gallerista, Costantino Ferrara di 091 Art Project – non era tra i nostri iniziali propositi, pur seguendo e studiando la sua ricerca da tanto tempo. A darci l’input sono state le acquisizioni di oltre cinquanta suoi lavori in cui sono presenti tematiche affrontate dall’artista nel corso della sua carriera: dall’Alphabet bété alle leggende, dalla fratellanza tra i popoli alla profonda amicizia che lo legava ad Alighiero Boetti”.
Frédéric Bruly Bouabré (1923, Zépréguhé – 2014, Abidjan, Costa d’Avorio) lavora come funzionario pubblico presso l’Amministrazione della sicurezza nazionale dell’Africa Occidentale francese e approda al suo originale linguaggio figurativo in seguito a una “visione solare” che gli varrà l’identità di Cheik Nedro, “colui che non dimentica”. Da questo momento si dedica alla missione di tramandare la cultura orale della comunità Bété, e più ampiamente africana, alle generazioni future attraverso i suoi inventari figurativi. Nasce così Connaissance du monde, un’opera di carattere monumentale realizzata a penna e matite colorate su cartoncini formato cartolina, un’inedita enciclopedia visuale sempre in fieri. Di straordinario interesse anche il suo Alphabet bété, un sistema di trascrizione della lingua Bété consistente in 448 pittogrammi monosillabici. Nel 1989 prende parte a Magiciens de la Terre, cui segue la sua presenza a numerose mostre presso importanti istituzioni internazionali come il Guggenheim Museum di Bilbao, la Tate Modern di Londra. Partecipa anche a Documenta 11 a cura di Okwui Enwezor.
“La mostra – dichiara la curatrice Cristina Costanzo, ricercatrice di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Palermo – intende offrire un affondo critico sulla produzione di Frédéric Bruly Bouabré attraverso un corpus di oltre 60 opere che attraversano un ampio arco cronologico, dal 1994 al 2008, e sono rappresentative della sua ricerca affidata ai topoi ricorrenti, come il sole, le bandiere e le leggende, che contraddistinguono il suo originalissimo immaginario. Saranno presentate per la prima volta a Palermo le sue installazioni di vario formato dalla spiccata componente verbo-visuale che riflettono sulla storia dell’umanità, cui Frédéric Bruly Bouabré affida la sua visione dell’arte come processo di conoscenza universale. Sarà esposto anche un omaggio, datato 1994, di Frédéric Bruly Bouabré ad Alighero Boetti”. In occasione della mostra Frédéric Bruly Bouabré | Cosmogonie verrà presentato l’omonimo catalogo pubblicato da Unipa Press, con contributi di Maddalena De Luca, Michele Cometa, Cristina Costanzo, Emmanuelle Spiesse, Giulia Campanella, e fotografie di Iole Carollo.