Catania: verso un nuovo fine settimana de “Le vie dei tesori”
Ricordare i giorni del set di Zeffirelli e scoprire i bozzetti di suo pugno: siamo nel 1993 e il regista sta girando “Storia di una capinera” tra Catania e l’Etna. Si ferma a Viagrande, si innamora di Villa Di Bella e scopre anche che Verga scrisse l’ultimo capitolo del romanzo, proprio a pochi passi. Sarà la signora Di Bella, 85 anni portati con brio, a raccontare i giorni del set, il regista straordinariamente esteta, tirando fuori dai cassetti i bozzetti per scene e costumi di “Cavalleria Rusticana” che Zeffirelli le donò per ringraziarla della sua ospitalità: compare Turiddu e compare Alfio, la sulfurea Lola, la piccola Santuzza e la dolce mamma Lucia sono piccole opere d’arte di gusto squisito, e la mano del regista è leggera.
Sarà questa una delle chicche delle Vie dei Tesori a Catania che si prepara al secondo weekend (sabato e domenica) con Ragusa che invece e Scicli che si bea dei suoi palazzi antichi, tra arredi d’epoca e tele contemporanee; fino alla più lontana, la piccola Alcamo, nel Trapanese dove sembra che andar per castelli sia lo sport locale.
Catania dunque: tra chiese imponenti (il camminamento di San Nicolò l’Arena è stato il posto più visitato dello scorso weekend, ma ricordatevi che proprio nella chiesa di santa Chiara Verga ambientò il ritiro monastico di “Storia di una capinera”) e cappelle bizantine, cripte e antiche mura (il Bastione degli Infetti voluto da Carlo V è aperto solo sabato ma c’è anche il castello Ursino costruito da Federico II che ha resistito ad ogni calamità), antichi palazzi (lo Scuderi Libertini è un capolavoro prezioso in stile rinascimentale), grotte e piccoli musei. Sabato mattina si potrà visitare Cartura, bottega d’arte dedicata alla carta, ma anche l’ex calzaturificio Ega con il suo passaggio segreto verso il teatrino Dusmet. Ma è fuori porta che assiste ad una maratona creativa straordinaria: proprio a Viagrande – dove è in programma domenica alle 16,30 anche una passeggiata sulle orme dei set – si visitano anche gli ambienti agricoli di quella che fu la residenza di campagna dei marchesi di San Giuliano, oggi un relais. Si andrà per mare, per tentare i fondali con un sub esperto o veleggiare guardando Ognina. Si potrà scoprire un angolo di paradiso sulla lava (il Parco Paternò) a Sant’Agata Li Battiati; condurre un percorso sensoriale tra rare piante tropicali e sub tropicali, visitare un parco esotico calato tra reperti antichi a Mascalucia o scoprire un orto sostenibile o perdersi tra installazioni di arte contemporanea e bellezze naturali alla Fondazione La Verde La Malfa a San Giovanni La Punta.
E l’esperienza rurale a Trecastagni dove si proverà l’introvabile Donnavita, il liquore dell’Etna; la “raccoglitrice” e narratrice di nocciole di Linguaglossa. Segnaliamo due curiosità: i funghi giapponesi Shiitake, vere ampolle di benessere perché considerati terapeutici, sono coltivati tra i trucioli di castagno, ma le loro radici ormai esauste si sono trasformate in arnie perfette per le api. Pare strano ma è così: dalla curiosità di un dentista botanico, si instaura un ciclo vitale del tutto naturale ma inedito. L’azienda di Basilio Busà è a Trecastagni dove condurrà anche il trekking urbano Tre Casti Agni (sabato alle 10): qui un’altra chicca, nel santuario di Sant’Alfio si trova il curiosissimo museo degli ex voto di forme e generi diversi (tra i più strani, mammelle d’argento, bossoli o schegge di proiettili, attrezzi ortopedici) e i cosiddetti “miracoli”, oltre mille tavolette votive con su la scena del pericolo superato: il più antico è del 1867, quando Catania fu colpita dal colera.
ACIREALE
Inserito quest’anno nel programma di Catania, ecco Acireale: a partire dalla biblioteca Zelantea con i suoi 250 mila volumi, incunaboli, manoscritti, edizioni rare; la chiesa di San Benedetto con le rifiniture in oro sulle pareti e sul soffitto; la barocca San Francesco di Paola, costruita anche grazie al lavoro forzato dei carcerati; l’antichissima Sant’Antonio di Padova dove si salirà sul campanile e sarà anche possibile suonare le campane. Due siti diversi: un presepe in stile partenopeo, con ben 150 personaggi tra le caratteristiche rovine pompeiane; e il Museo del Carnevale dove ogni singolo pezzo, maschera, calco, prevede la lunga opera dei maestri. Tra le esperienze, si potrà seguire un percorso sensoriale tra vino e piante aromatiche nell’ex convento Batia dell’Arcangelo Gabriele (domenica alle 19), e osservare le stelle con un esperto archeoastronomo. Si visiterà palazzo Martino Fiorini, una meraviglia di affreschi e antichi cimeli di famiglia, fino alla terrazza che domina tetti e campanili; e un’altra terrazza panoramica la troverete al Raciti Palace, da un lato l’Etna e dall’altro il mare.
RAGUSA E SCICLI
RAGUSA avvia il suo secondo weekend e lo fa da gran signora: a partire dalle cave Gonfalone che domenica saranno visitabili dalle 10 alle 17: è un “complesso innaturale” interamente costruito del cavatori, con i segni dei picconi ancora su tetto e pareti. E’ stato da poco allestito, ma il duomo di San Giorgio sono conservate le opere sopravvissute al sisma lungo un percorso espositivo negli ambienti che furono in passato le stanze dei canonici. Si salirà sul campanile di San Giovanni Battista: vista mozzafiato, ma scendendo si passerà attraverso una particolarissima “veste” rococò. Non vanno saltati gli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale; le tombe dei nobili ragusani e la cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla; poco lontano c’è la chiesa della Maddalena, una delle più antiche che un tempo fu legata al vicino ospedale, distrutto dal sisma; e il Santissimo Salvatore che conserva gelosamente il crocifisso di Carmelo Licitra detto u ghiuppinu e due quadri del Cascone; gli arredi sacri e le famose “cappe magne” indossate dai canonici della Collegiata di San Giorgio, conservate a Sant’Agnese, vicino al Duomo; la chiesa dell’ Annunziata, nell’antica Ciudecca ebraica di Ragusa, ricostruita grazie al contributo del barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale; la seicentesca chiesa di San Filippo Neri, con le sue tele d’epoca, un’occasione da non lasciarsi scappare perché di solito apre soltanto per celebrazioni importanti. Palazzo Arezzo di Trifiletti è legato al festival dalla sua prima edizione e ogni volta è una scoperta: custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia. Un’unica esperienza ma non va assolutamente saltata: al Cinabro carrettieri, la bottega degli artigiani Damiano Rotella e Biagio Castilletti, tanto amati da Dolce e Gabbana, e Steve McCurry, vi faranno sporcare di colori dipingendo un oggetto live. Domenica alle 15,30, a piedi guidati da Giacomo Cosentini alla scoperta dell’antico quartiere Archi, con palazzo Cosentini, l’Itria, la Cancelleria, e la via delle sepolture, via Velardo, una delle poche vie sacre in Sicilia.
SCICLI. Il primo weekend delle Vie dei Tesori a Scicli è stato fantastico, la terza città più visitata dopo Palermo e Catania: un exploit che la dice lunga sulla bellezza della cittadina autenticamente barocca. I luoghi aperti restano tredici, e ci sono le code per visitare, all’interno del Comune, le stanze utilizzate come set della fiction sul Commissario Montalbano: il Comune con un’operazione inedita di musealizzazione dal basso, le ha trasformate in un motore turistico. In stretta collaborazione con la Pro Loco, apre il bellissimo Palazzo Busacca, ottocentesco, costruito dalla potente Opera Pia che gestiva l’”oro del Busacca” il patrimonio dello sciclitano Pietro Di Lorenzo, detto Busacca; poi Palazzo Bonelli Patanè, uno dei tesori nascosti della cittadina barocca, elegante, leggero, interamente affrescato tra fine ‘800 e inizi ‘900, con le tappezzerie e gli arredi originali. E infine Palazzo Spadaro con i balconi a mensoloni e il ponticello, detto “degli innamorati”: qui scoprirete una bellissima collezione del Gruppo di Scicli, con in testa gli artisti Piero Guccione e Franco Sarnari. In occasione del festival verranno aggiunte alcune tele inedite. Un altro museo spontaneo, dentro la chiesa di san Vito, dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci; l’antica farmacia Cartia, che sembra essere rimasta all’800, tra bilancini, albarelli da farmacie, pozioni, provette, preparazioni dai nomi magici; il Museo del costume e della cucina, con il “famoso” cioccolato. Due le chiesette rupestri, la “Scalilla”, legata alla leggenda della Madonna della Catena che intervenne per salvare la vita di tre poveracci condannati ingiustamente; Santa Maria della Consolazione che nasconde un portale rarissimo esempio dell’architettura rinascimentale del Val di Noto; Santa Teresa, un tripudio di stucchi, spire floreali, intarsi, leziose cornici rococò e tele settecentesche, con gli ex voto quattrocenteschi dal convento della Croce. Infine, un luogo che è simbolo di rinascita sociale: il convento domenicano del Rosario che nel 1883 passò alle terziarie Domenicane che oggi gestiscono il Centro diurno per giovani in difficoltà.
ALCAMO. E’ stata una vera sorpresa, uno dei siti in cui si sono riviste le code che mancavano praticamente dai mesi precovid: merito dei castelli che rendono Alcamo un unicum. Sia il castello dei Conti di Modica, in pieno centro, dove si cammina sui merli e si scoprono le case dall’alto; che il castello di Calatubo dove la gente si è riversata: alto, scosceso, inespugnabile, è veramente un luogo strano e colmo di misteri. Ve ne racconteranno alcuni i ragazzi dell’associazione che da anni si batte per la sua salvaguardia. Se poi volete andare in cerca di tragici amanti e regine infelici, continuate lungo la strada e raggiungete la Cuba delle Rose, guardata a vista dal Capelvenere, uno dei pochissimi esempi ancora esistenti di canalizzazioni arabe e cisterne misteriose. Si visita la Chiesa Madre, in stile gotico-catalano a tre navate con gli affreschi del Borremans, e 17 cappelle di proprietà delle famiglie alcamesi; la chiesa di San Pietro Apostolo è una delle più antiche di Alcamo, con la sua elegante serie di stucchi. Il Museo di arte sacra tra dipinti, sculture, argenti, messali, antifonari, presepi, ceroplastiche, sacri paramenti. E poi la sorpresa: aperto lo scorso weekend, un gioiello, una collezione particolare di 220 strumenti musicali raccolti in una vita intera dal compositore e poeta alcamese Fausto Cannone, nell’ex chiesa di San Giacomo De Spada.
La passeggiata di domenica condurrà alla scoperta di Monte Bonifato, lungo un itinerario tra archeologia e natura, all’interno della riserva naturale orientata Bosco d’Alcamo. A Torre De Ballis i proprietari vi accoglieranno nella sala delle giare dove verranno raccontati usi e consuetudini dei casali agricoli. Quindi si salirà al piano nobile, tra arredi d’epoca, arte e musica nella torre medievale, perfettamente conservata. Piccolo tesoro gastronomico alla fine.
Grande novità dell’anno, una App agile e funzionale, scaricabile gratis, dove avere tutte le informazioni per vivere il festival, acquistare i coupon, avere in tempo reale le notifiche sull’ultimora. Scelto quest’anno dall’assessorato regionale al Turismo tra le manifestazioni che promuovono SeeSicily, Le Vie dei Tesori, con il supporto del main sponsor Unicredit, ha saputo creare sinergie e dialogo, e attivato un progetto che si compie grazie alla collaborazione di oltre 200 partner: Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari, col sostegno di Poste Italiane.