E’ il 7 agosto 2022 sulla Statale 417 Catania-Gela, mentre vengono attraversati « i cento km di cimitero » così li chiama Antonio Mazzeo (militante, pacifista ed antimilitarista). Del resto le immagini non raccontano una descrizione diversa agli occhi, di chi, attraversa quel tratto si appresta a presentarsi al Corteo “No Muos” in contrada Ulmo comune di Niscemi. Cento kilometri dove tutte le contraddizioni si raccontano, in una terra che esplodeva di grano da coltivare, le lievi colline interne, il terreno ideale che si presentava come manna ricca di semenza, che avrebbe impastato farina per pane, pasta, biscotti. Di tutto questo nulla più. I luoghi del sopruso si raccontano da soli, mentre il Castello di Raddusa si erge su una terra maltratta e privata della sua natura.
Mario Ciancio Sanfilippo oggi ha 90 anni, (imprenditore, avvocato, giornalista), lui e la famiglia sono proprietari di tutti i terreni in via di esproprio per l’ampliamento della base di Sigonella.
Gli Usa dati gli accordi con l’Italia attualmente presiedono le basi di: Sigonella, Augusta, Niscemi, Pachino. Tra questi si erge il Muos (infrastruttura militare più estesa del territorio italiano per 1.660.000 metri quadri boschivi e agricoli, entrati nel settembre del 1988 nella disponibilità del demanio pubblico dello Stato). Dopo l’acquisizione della Olmo S.p.a. Di Catania, la Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi assicura le comunicazioni super segrete delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I della marina militare Usa. Il costo complessivo del Muos è tutt’oggi un mistero, ma i danni che esso ha arrecato e può arrecare al territorio ed agli abitanti, sono di gran lunga evidenti. I lavori iniziati dopo il parere favorevole dell’Assessorato regionale al territorio ed ambiente (emesso il 1 giugno 2011) dimostrano come non si è minimamente tenuto conto delle norme di attuazioni dal Piano naturale paesistico della provincia di Caltanissetta per la riserva naturale di Niscemi. Opere di sbancamento e varianti in corso d’opera, lasciano il dubbio a lavori non coerenti alle autorizzazioni rilasciate. Nessun ente pubblico vede, la politica tace, i proprietari si arricchiscono, il territorio viene stuprato, i cittadini subiscono in silenzio. Danni ambientali e aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e opere pubbliche. Sono 46 le gigantesche antenne NRTF (Niscemi Naval Radio Trasmitter Facility), cui si è aggiunto il Muos (Mobile User Objective System) tre potentissime parabole ad altissima frequenza presenti sulla terra solo in 4 sedi strategiche: Virginia, Hawaii, Kojarena e Niscemi. È una beffa per la Sicilia, essere primato per stazioni militari mondiali.
Il viaggio prosegue, l’entrata in quella che era la più estesa Riserva Naturale di Sughereta della Sicilia, appare da subito uno scempio. Il cammino a piedi è quello di un sentiero dismesso, in fondo alla destra il campo del “Movimento No Muos”. Giovani volti ed anziane barbe lunghe si alternano, tende da campeggio, tavolo con libri, chioschetto per rimpatriata, bagni decorati con scritte colorate. L’impatto è quello di trovarti di fronte a degli idealisti cocciuti, anziani concreti e giovani sognatori, che speri sappiano chi sono e ciò per cui lottano. Un breve giro perlustrativo della zona e comprendi che certi racconti fantastici sono realtà. Un paio di metri dopo il campeggio inizia quel filo spinato, le pattuglie ferme in diverse punti, sterpaglie secche di fili morti dal colore grigiastro, ettari ed ettari di piante, sugheri, e affondi di quel che poteva essere zona da coltivare grano, ettari ed ettari strappati dalla loro natura del creato e trasformati nella terra dei morti.
Ti senti d’improvviso dentro le immagini della seconda parte del “Signore degli anelli” quando il mago malefico dopo aver disboscato un’intera regione e formato l’esercito di Sauron pronuncia tali parole « il mondo sta cambiando, chi ora ha la forza di opporsi agli eserciti .. di opporsi al potere .. insieme regneremo su questa terra di mezzo .. il vecchio mondo brucerà tra le fiamme nell’industria, le foreste cadranno, un nuovo ordine sorgerà, guideremo la macchina della guerra con la spada, la lancia e il pugno di ferro .. dobbiamo solo rimuovere coloro che si oppongono a noi ..».
Si ritorna, i gruppi con le diverse bandiere di rappresentanza, intorno alle 17:00 iniziano il corteo No Muos. Nonostante la presenza di un centinaio di rappresentanti, i numeri deludono chi ancora vuol crederci in un’organizzazione che a tratti dimostra falle. Nadia Furnari ed Antonio Mazzeo non si arrendano e manifestano. Il corteo prosegue sino a pochissimi metri dal primo cancello, limite autorizzato. I manifestanti inermi e senza armi urlano di una Sicilia libera dai soprusi, dai tiranni, dalle guerre, un breve scorcio teatrale dalla pelle nera ricoperta dal velo bianco. Sembra tutto andare per il verso giusto, ma le pattuglie schierate e super attrezzate sono lì con gli elmetti, i manganelli, le pistole, i camion con le autobotti pronti a caricare ed è un attimo, il tempo che i giovani si avvicinano alla cancellata e gli spari d’acqua li sommergono, la loro potenza potrebbe cavare gli occhi di chi, mal si espone di fronte al getto. Ma non bastava l’acqua a dimostrazione dei più forti, pronto ad essere gettato sulla folla l’utilizzo del gas CS (arma chimica che viola la Convenzione firmata a Parigi nel 1993 ed entrata in vigore nel 1997). L’Italia ha ratificato la Convenzione che bandisce la produzione e l’uso di armi chimiche in ogni scenario bellico con la legge n. 496 del 18 novembre 1995. Eppure più volte lo Stato Italiano ha dimostrato esattamente il contrario, dalla Val di Susa, alla Sicilia, sino ai tragici fatti del G8 a Genova. Con certezza giorno 7 Agosto nella Valle infestata dal Muos, sono stati lanciati di primo impatto tre ordigni di questi gas CS. Il loro effetto è chiaro anche in un luogo aperto, forte bruciore delle vie respiratorie, mancanza d’aria, occhi che bruciano come asfalto di catrame sotto il sole. Un’azione dura e per nulla giustificata quella della Polizia. Quel corteo non avrebbe fatto male nemmeno a tre formiche messe insieme. A quel punto i gruppi si dividono, qualcuno torna indietro e da alcune postazioni dall’alto, qualcuno segue il resto della rappresentanzione. Alcuni manifestanti proseguono lungo la strada che costeggia l’inferriata dopo il cancello 1, salgono il fianco della montagna vicino ai tre mostri eretti per essere sovrani militari del pianeta. Nel giro di trenta minuti si sente un boato, dopo qualche quarto d’ora un altro. Intanto l’elicottero non smette di perlustrare i manifestanti e la zona interessata. Sono le 20 e 30 quando ancora l’elicottero sorvola da molto vicino la zona vicina al campo.
Al canto dei manifestanti «le antenne cadranno giù» vi è da temere per i prossimi progetti. È previsto un progetto (tra due anni circa) quello dell’ampliamento delle piste e delle aree di Sigonella ove ospitare i tanker-giganti capaci di trasportare sino a 154.000 kg di carburante per jet. Intanto la Regione continua ad appoggiare e tutelare le basi militari, interventi per ridurre il rischio idrogeologico nella zona interessata. Per il resto la Sicilia brucia, è priva d’acqua, è strozzata dalla spazzatura e i dissesti idrogeologici coprono la maggioranza dei comuni. Un terzo delle spese per il funzionamento delle basi è sulle spalle dello stato italiano.
Eppure il trattato di Parigi con De Gasperi pronunciato il 10 agosto 1946, dispone il divieto della militarizzazione della Sicilia e della Sardegna. La stessa Carta Atlantica del 14 agosto tra Roosevelt e Churchill si dichiara con parole eloquenti e chiare su principi di una politica comune, ai quali mesi dopo aderì anche l’URSS. In questo documento si dichiara di non mirare ad alcun ingrandimento territoriale, di opporsi ad ogni mutamento di confini che non fosse sancito dalla libera volontà dei popoli interessati, di rispettare il diritto di ogni popolo a darsi la forma di governo sotto la quale intendeva vivere, di voler restituire i diritti di autogoverno, di auspicare il libero accesso di tutti i popoli alle materie prime e ai commerci mondiali, di voler attuare tra tutti i popoli la piena collaborazione economica, di impegnarsi affinché si stabilisse la pace che garantisse a tutti i popoli di vivere sicuri e liberi dal timore e dal bisogno entro i loro confini, di desiderare che mari e oceani fossero aperti alla libera navigazione, di auspicare infine l’abbandono dell’uso della forza nelle controversie internazionali, il progressivo disarmo e l’istituzione di un sistema di sicurezza generale.
Intanto Leonardo e Fincantieri aumentano il margine dei loro profitti. Per Leonardo, sottolinea Alessandro Profumo «i solidi risultati del primo semestre ci consentono di confermare la Guidance per il 2022, grazie al miglioramento di tutti gli indicatori, inclusi gli EBITA e la cassa, e all’ulteriore consolidamento della crescita degli ordini in tutti i business ..». Se vi è il dubbio di una possibile disoccupazione da parte di questa aziende internazionali, la risposta è NO. Gli operai non sono più utili nella stessa misura dei decenni passati. Ingegneri, manager, fisici, chimici, gente dall’alto livello culturale, serve per queste Spa della distruzione.
Se nei secoli passati la Sicilia fu sottomessa da Fenici, Vandali, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni ed infine dai Borboni, divenendo Regno delle Due Sicilie, fu con l’Italia unita del 1861 che fu succube degli stupri del nord Italia. Ma mai come il dopoguerra che seguì il nazifascismo, la Sicilia può dirsi distrutta. Se nel passato i popoli usurpatori portarono oltre la loro sottomissione, (cultura sociale ed enogastronomica, edifici storici che hanno attraversato i secoli) oggi la Sicilia presenta un’usurpazione che pagherà per sempre nei secoli che verranno. Desertificazione, radiazioni, devastazione paesaggistica, il tutto senza avere nemmeno un pugno di mosche in mano. Se questa è la libertà regalata da una potenza che ci avevo detto di essere liberi, abbiamo la chiara dimostrazione che da sempre quest’isola è stata cortina di interessi che, oggi più che mai, tolgono quel che era rimasto di una terra unica al mondo. Tutto questo mentre una domenica pomeriggio di agosto la maggioranza dei siciliani erano al mare.
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