Continuano gli studi sull’icona costantinopolitiana dell’Eloùsa iniziati ad ottobre del 2021 a Cefalù, nel palermitano, grazie al contributo di Fondazione Sicilia. Il restauro è stato promosso e fortemente voluto da monsignor Marciante per il recuper dell’opera dall’importanza unica dal punto di vista artistico e storico per Cefalù.
Ieri, 25 marzo, l’Icona, che la tradizione vuole sia stata donata da un monaco di Costantinopoli a Ruggero II che la offrì poi alla chiesa cefaludense, è stata sottoposta ad esame TAC, indagine indispensabile e propedeutica per la datazione del supporto ligneo dell’opera. A questo primo esame seguiranno un esame dendocronologico e l’esame al carbonio 14.
Il vescovo di Cefalù, monsignor Marciante, ha consegnato l’opera alla restauratrice che ha trasportato l’opera di inestimabile valore prima al centro radiologico IDIM di Cefalù di Mario Timonieri e successivamente all’ospedale Giglio di Cefalù grazie alla disponibilità mostrata dal primario di radiologia, Tommaso Vincenzo Bartolotta, per un’analisi approfondita eseguita grazie alle strumentazioni all’avanguardia del nosocomio cefaludese.
La TAC è stata eseguita da Francesco Allegra in collegamento telefonico con Giuseppe Salerno della clinica candela di Palermo. Presenti sul posto la restauratrice Antonella Tumminello, l’archeologo Valerio Di Vico, Salvo Schiavone e Francesca Alberghiera della Startest che si occupano di tutte le indagini sulla preziosa icona.