Catania: targa commemorativa al maresciallo Agosta

Oggi, 18 marzo, nel giorno del 40° anniversario dell’assassinio del maresciallo maggiore Alfredo Agosta, medaglia d’oro al valore dell’arma dei carabinieri alla memoria, a Catania è stata scoperta una targa commemorativa in via Firenze. Fu proprio qui che Agosta quaranta anni fa trovò la morte per mano dei suoi sicari.

La cerimonia si è svolta alla presenza del comandante interregionale carabinieri Culqualber, generale di corpo d’armata, Riccardo Galletta; dei familiari del militare caduto; delle autorità civili, militari e religiose della provincia. Il comandante provinciale di Catania, colonnello Rino Coppola, ha ricordato come il gesto del maresciallo Agosta abbia tracciato la strada per il progressivo affiancamento della collettività catanese dal giogo mafioso continuando ad ispirare l’agire dei carabinieri, mentre il generale Galletta, manifestando la strettissima vicinanza dell’arma ai familiari del caduto, ha indicato il suo sacrificio come “esempio di quell’oscuro quotidiano eroismo della rettitudine”.

Una cerimonia particolarmente sentita a cui ha partecipato anche la cittadinanza con una nutrita rappresentanza delle scolaresche degli istituti comprensivi Vittorino da Feltre, Francesco Petrarca, della scuola internazionale dell’infanzia Betsy School nonché studenti dell’istituto alberghiero Woijtyla. Presente ovviamente anche l’associazione nazionale carabinieri che ha partecipato con l’ispettore regionale e le sezioni provinciali, oltre a rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma.

La sera del 18 marzo del 1982 erano da poco trascorse le sette quando il maresciallo Agosta, arruolatosi il 31 maggio del 1952 e all’epoca in servizio al nucleo pg di Catania, si trovava in un bar con un soggetto di interesse operativo, esponente di spicco della criminalità locale che era un suo abituale informatore confidenziale. All’improvviso nel locale fece irruzione un soggetto col volto travisato e armato di fucile a canne mozze, con il preciso intento di assassinare l’interlocutore del maresciallo. Il sottufficiale venne colpito mortalmente dai colpi sparati dal sicario che fece fuoco contro di lui per annullare l’azione di contrasto e provvedere all’assassinio della vittima designata, finita poi con numerosi colpi di arma da fuoco esplosi da un secondo malvivente entrato nell’esercizio commerciale subito dopo.

Compiuta la loro missione di morte, gli aggressori scapparono facendo perdere le loro tracce. La medaglia d’oro gli era stata concessa perché “con eccezionale sprezzo del pericolo, non esitava ad affrontare due pericolosi malviventi armati di fucile e di mitragliatore, che si erano resi autori dell’omicidio di un pregiudicato, venendo a sua volta colpito mortalmente nel corso della sparatoria. Chiaro esempio di elette virtù militari e altissimo senso del dovere”.

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