Capo d’Orlando (Me): iniziative ecumeniche nella settimana per l’unità dei Cristiani

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani a Capo d’Orlando, nel messinese, sono in programma iniziative ecumeniche. La chiesa di Santa Lucia ha ospitato una catechesi su Sant’Antonio Abate, fondatore del monachesimo e patrono degli animali, tenuta dall’archimandrita padre Alessio del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

All’evento hanno partecipato anche i docenti universitari Raffaele Manduca e Antonio Matasso, insieme a Diego Celi, Enzo Basso e Pino Privitera, autori del volume “L’ultimo romito”, con prefazione dello stesso Manduca e postfazione di Susanna Valpreda. Il libro racconta l’interessante esperienza monastica di padre Alessio, autorevole rappresentante della tradizione ortodossa e bizantina in Sicilia.

La parrocchia Maria Ss di Porto Salvo, poi, ha deciso di gemellarsi con una parrocchia inglese aderente alla chiesa cattolica anglicana. Si tratta della comunità che ha sede nella chiesa di Sant’Agostino di Canterbury a Painters Forstal, nel Kent, guidata da padre Raymond Thompson e sede della pro cattedrale della diocesi britannica delle Anglican Catholic Church, i lcui vescovo per il Regno Unito è Damien Mead. Anche la parrocchia orlandina “Sant’Antonio di Padova”, diretta da padre Benedetto Lupica, si è gemellata con la parrocchia cattedrale di Santa Caterina a Lincoln, nel Lincolnshire, presso cui ha la propria sede episcopale il vescovo Ian Gray che guida la chiesa anglicana tradizionale in Gran Bretagna. Entrambe le realtà britanniche appartengono al filone anglo cattolico dell’anglicanesimo e hanno condiviso le stesse preghiere, durante l’Ottavario ecumenico, con le due parrocchie di Capo d’Orlando.

I gemellaggi sono stati realizzati con la mediazione del centro Sant’Oscar Romero, impegnato nell’ecumenismo e legato al movimento operanti sta, rappresentato nella cittadina tirrenica dal professore Matasso e dall’associazione Esperanto Nebrodi. Per il suo fervore ecumenico, Antonio Matasso, nello scorso anno, aveva ricevuto un messaggio di benedizione ed apprezzamento da sua Santità Karekin II, patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, unitamente ai ringraziamenti dell’ambasciata della repubblica d’Armenia in Italia, in particolar modo per i suoi articoli sui quotidiani La Sicilia e Avanti, dedicati al genocidio, alla sua recente guerra ed alle altre tragedie abbattutesi sul popolo armeno e sulla sua chiesa. Alcuni anni fa, la terza parrocchia locale, quella intitolata a San Giuseppe, il cui parroco è attualmente padre Francesco Leanza, era stata sede di un altro importante evento di valore ecumenico, ospitando il vescovo egiziano Barnaba El Soriani, per celebrare la liturgia nel rito della Chiesa ortodossa copta d’Egitto.

Diverse foto ARAZZO ANANIAS E SAPHIRA

Palermo: l’arazzo “Ananias e Saphira” vola a castello Ursino

Da Palermo a Catania arriva il grande arazzo seicentesco “Ananias e Saphira”; nato dal cartone di Raffaello Sanzio. Dopo quattro mesi di esposizione alla galleria regionale di palazzo Abatellis, il grande arazzo, parte della collezione privata di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, inizierà un piccolo tour in sale espositive in Sicilia e Calabria.

Il manufatto delicato e perfetto, restaurato dai professionisti della Cappella Sistina, nato dal cartone di Raffaello e poi realizzato ad arte dalla tessitura belga di Heinrich Mattens, è un pezzo straordinario e in questi mesi ha riscosso l’interesse dei visitatori dell’Abatellis, dove è stato esposto da settembre scorso in seno alla settimana delle culture.

Ma è giunto il momento di proporlo anche ad altri occhi: già sin dalla sua prima esposizione, attorno all’arazzo è stato costruito dalla direttrice dell’Abatellis Evelina De Castro e dall’architetto Giacomo Fanale, un percorso preciso che pone in relazione l’opera con i riferimenti raffaelleschi in Sicilia.

Adesso il manufatto è in viaggio, con il supporto del Rotary Club di Palermo est e del Rotary club Catania ovest. Da venerdì 11 a giovedì 17 febbraio sarà in mostra nella sala delle torture di castello Ursino e dal 21 aprile al 15 maggio a palazzo Ducale a Palma di Montechiaro, nell’agrigentino, per poi trasferirsi dal 19 maggio al museo diocesano di Gerace (Reggio Calabria) dove nacque Luigi D’Aragona, nobile cardinale che seguì per conto di Papa Leone X la realizzazione degli arazzi fiamminghi della Cappella Sistina.

Prima della partenza, il progetto sarà presentato domani, martedì 25 gennaio alle 11.00 a palazzo Abatellis. Ospiti della direttrice, Evelina De Castro, saranno presenti l’assessore alla cultura del comune di Catania, Barbara Mirabella e il direttore dell’assessorato Paolo Di Caro; l’assessore alle culture del comune di Palermo, Mario Zito; il presidente del Rotary club Catania ovest, Alberto Lunetta e dal coordinatore e referente, Filippo Pappalardo; il presidente del Rotary club Pallermo est, Salvatore Torregrossa; Letizia Pace, referente per palazzo ducale di Palma di Montechiaro e Cesira Palmeri in rappresentanza del prestatore Roberto Bilotti Ruggi D’Aragona; il presidente della settimana delle culture, Salvo Viola e il curatore del progetto, Giacomo Fanale.

Sarà avviato un vero e proprio dialogo corale sulle influenze di Raffaello in Sicilia – lo Spasimo e non solo – oltre all’arazzo la sala dell’Abatellis ha ospitato un’incisione del francese Nicolas Dorigny, realizzata su incarico della regine Anna d’Inghilterra ad acquaforte e bulino tra il 1711 e il 1719 per celebrare la collocazione del cartone originario ad Hampton Court.

È una storia bella: per gli arazzi della cappella Sistina Raffaello realizzò, su incarico di papa Leone X, la serie di dieci cartoni (sette sono esposti al Victoria & Albert Museum di Londra); e da quel grande comunicatore quale era, sapeva perfettamente che la copia è l’anima della conoscenza. L’opera raffigura la morte di Anania, fulminato da san Pietro perché colpevole di non aver consegnato alla comunità cristiana tutto il denaro ricavato dalla vendita di un fondo. La scena fu costruita per un insieme di dieci arazzi dedicati all’opera evangelizzatrice dei santi Pietro e Paolo, dai quali vennero tratti i cartoni che servirono al primo arazziere Pieter Van Aelst per la tessitura. Gli arazzi furono sin da subito celebri e alcune corti d’Europa chiesero di replicarli affidandoli ad artigiani francesi, belga e tedeschi.

Questo in esposizione fu realizzato a inizio ‘600 dall’arazziere Heinrich Mattens  ‒ del quale si conservano alcuni esemplari nella Cattedrale di Tolosa ‒ e presenta, rispetto ai cartoni di Raffaello, alcune modifiche negli sfondi e una ricca bordura con festoni vegetali in cui sono racchiuse varie figure allegoriche.  Il progetto ha il supporto del Rotary Club Palermo Est che lavora da tempo per promuovere la coscienza sociale e civile del contesto dove opera, con iniziative che sviluppino senso di appartenenza al territorio e al suo patrimonio, in stretta collaborazione con le istituzioni museali più importanti.

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