Beni per un valore di 7,5 milioni di euro sono stati sequestrati a Messina dagli agenti della guardia di finanza che hanno scoperto un tesoretto nascosto in un trust di Malta. Le fiamme gialle hanno resto nota una maxi frode fiscale per la quale sono stati colpiti da misura ablativa conti correnti, rapporti bancari, quote societarie nonché beni immobili tra cui quelli in dotazione ad un trust di diritto maltese.
Un importante intervento contro l’evasione fiscale internazionale che costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, minando il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato, penalizzando l’equità e sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce più deboli.
I finanzieri, sotto l’egida della procura di Messina, secondo l’ipotesi investigativa, hanno permesso di svelare plurime evidenze relative ad un articolato meccanismo fraudolento ideato e realizzato da un noto imprenditore cittadino: A.G., 53 anni, tramite una società con sede a Messina (M.S. srl) operante nel settore delle pulizie di edifici, con il consapevole coinvolgimento di un fidato sodale e prestanome (S.R., classe 55) finalizzato a sottrarsi al pagamento delle imposte sul reddito e sul valore aggiunto. I due soggetti e la società risultano indagati per omessa ed infedele dichiarazione dei redditi, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, nonché in ordine ad ipotesi di falso in bilancio, autoriciclaggio e per non aver predisposto modelli organizzativi e di gestione idonei a prevenire reati tributari e riciclatori. Si tratta di operazioni illecite strutturate nell’arco di quasi un decennio che, per la loro realizzazione, hanno coinvolto anche diverse altre società, tutte riconducibili allo stesso gruppo imprenditoriale, operanti nei più svariati settori commerciali, con lo scopo di ottenere illeciti guadagni derivanti dalla mancata dichiarazione e pagamento delle imposte.
Più in particolare, l’articolato stratagemma oggi represso è stato realizzato attraverso un solo formale e fittizio spostamento della sede della società investigata a Milano, di fatto invece domiciliata a Messina, nonché attraverso complessi artifizi contabili ad hoc predisposti, volti a dissimulare la relativa realtà economica, finanziaria e patrimoniale.
Nel dettaglio, la società in parola, dopo aver maturato un elevato debito tributario nei confronti dello Stato, derivante dalla sistematica evasione fiscale realizzata negli anni, veniva meticolosamente svuotata delle proprie consistenze finanziarie ed economiche, attraverso più azioni giustificate come operazioni infragruppo o cessioni di rami aziendali a favore di una new company, avente lo stesso oggetto sociale della società oggetto di depauperamento, il tutto per impedire all’amministrazione finanziaria l’effettivo recupero delle somme evase. Un vorticoso giro di trasferimenti finanziari tra plurime società costituenti l’importante gruppo imprenditoriale facente capo all’imprenditore messinese smascherate grazie ad una analisi dei flussi bancari e della documentazione amministrativo contabile della principale realtà societaria oggetto di indagine, nonché valorizzando il patrimonio informativo disponibile al corpo quale centrale presidio del sistema antiriciclaggio.
In questo contesto, con lo scopo di blindare il tesoretto sottratto alla tassazione fiscale accumulato negli anni, veniva costituito un trust di diritto maltese, dove confluiva il patrimonio accumulato illecitamente. Gli intenti fraudolenti ed elusivi, per i quali secondo le indagini è stato costituito il trust, traspaiono, tra l’altro, come testualmente affermato dal Gip nel provvedimento, “dalla trasmigrazione fittizia all’estero dei beni immobili e quote societarie di G…si evince infatti che i beni rimangono sostanzialmente nella disponibilità del nucleo familiare…era intendimento dell’imprenditore porre a riparo il proprio patrimonio dalle temute azioni giudiziarie, intendimento attuato piegando un istituto giuridico legale per finalità illecite”.
Seppure in fase cautelare, che solo attraverso il contraddittorio tra le parti e le decisioni di giudici ulteriori e diversi rispetto al gip, si potrà trasformare in una decisione definitiva in ordine alle responsabilità sino ad ora ipotizzate, le fonti di prova assicurate al procedimento sono state considerate dal competente giudice confermative della commissione dei gravi reati finanziari ipotizzati, disponendo l’odierna misura cautelare reale fino alla concorrenza di quasi 8 milioni di euro. Nel merito, quindi, sono stati sequestrati conti correnti e rapporti bancari facenti capo alle persone fisiche di A.G. e S.R., sia alla persona giuridica investigata, nonché la maggioranza delle quote della società proprietaria di un noto centro commerciale di Messina e decine di prestigiosi immobili di una società di costruzione locale, il tutto conferito nel trust di diritto maltese.