In 14 piazze italiane e anche a Milazzo, nel messinese, si scenderà in piazza per una manifestazione a sostegno del settore dei matrimoni. Una manifestazione che si replicherà ogni mese.
Gli imprenditori del comparto di Milazzo hanno aderito alla campagna “Insieme per il wedding” nata in Friuli Venezia Giulia e poi estesasi in tutta Italia. L’obiettivo è quello di dare voce a tutta la filiera che versa in uno stato di estrema difficoltà e totale abbandono.
Nel2020 il settore di cerimonie ed eventi ha subìto un calo di fatturato pari a circa l’80-90%. La situazione non è migliorata nel 2021 e si teme che possa protrarsi per buona parte dell’anno in corso.
A farne le spese un grandissimo numero di lavoratori rimasti di fatto privi di reddito. Sono ben 90.000 le imprese e partite Iva coinvolte, per un totale di 1 milione di lavoratrici e lavoratori stabili e oltre 150.000 lavoratori stagionali.
Una filiera estremamente professionale e interamente italiana che ha un valore, nel suo indotto primario, di oltre 15 miliardi di euro, e nel suo indotto globale di oltre 25 miliardi di euro.
Migliaia di aziende, tuttavia, hanno già dichiarato la liquidazione o hanno iniziato le procedure fallimentari e altrettanti nuovi fallimenti sono attesi nei prossimi mesi. Per porre fine a questa situazione e chiedere una interlocuzione chiara con il governo nazionale, imprenditori, associazioni e federazioni di settore e futuri sposi hanno deciso di unire le forze e scendere in piazza il 26 di ogni mese, a partire da febbraio, al grido “insieme per il wedding”.
A Milazzo la protesta si svolgerà in una modalità differente. Una delegazione di operatori del settore sarà ricevuta alle 12.00 dal sindaco Pippo Midili e dall’assessore Maurizio Capone. Entrambi si sono messi a disposizione per ascoltare le richieste del comparto.
I provvedimenti nazionali che hanno introdotto ristori e altre misure di sostegno economico e finanziario a favore gli operatori economici maggiormente colpiti dall’emergenza e dalle misure di contenimento non hanno incluso gli oepratori del settore matrimoni/cerimonie ed eventi tra i beneficiari.
I manifestanti chiedono la riapertura dal primo di giugno del 2021 in modo certo, nel rispetto delle regole, comunicata con certezza entro il 15 marzo, in modo da avviare per tempo la programmazione degli eventi.
Inoltre, chiedono il riconoscimento di un contributo a fondo perduto di importo di almeno il 40% della diminuzione del fatturato; il riconoscimento di un credito d’imposta pari al 70% (ad esempio) commisurato alle spese sostenute nel corso del 2021 e del 2022, per la partecipazione ad eventi fieristici di settore; l’introduzione di una esenzione temporanea dall’IMU, Tari e Ires per due anni oppure, in alternativa, di uno sgravio non inferiore al 70% delle imposte, sempre per due annualità; l’erogazione di prestiti bancari fino ad un importo corrispondente al fatturato del 2019 assistiti da una garanzia statae del 100% di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, a tasso zero; contributi finalizzati a sostnere la realizzaione e la promozione di eventi fieristici di settore sia regionali che nazionali e volti a garantirne la partecipazione e finanziamenti con la copertura totale dei costi per la realizzazione di incontri di business con la copertura dei costi per la realizzazione di incontri di business tra operatori internazionali selezionati e con presenze di gruppo a fiere internazionali estere dedicate al settore; una linea di contributo individuale a fondo perduto per ogni impresa per lo sviluppo delle possibili attività digitali; il prolungamento delle misure CIG e FIS fino alla ripresa totale dell’attività operativa prevista non prima di giugno 2022; una ulteriore moratoria di tutti i mutui fino a giugno 2022 con quota interessi per il primo semestre dell’anno 2022 coperta all’80% anziché al 50%.
Inoltre, ci sono richieste anche per gli sposi: il riconoscimento di un bonus matrimoni pari al 60% delle spese documentate; per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023, il riconoscimento di un contributo forfettario a fondo perduto di importo pari a 5.000 euro per ciascuno degli sposi di nazionalità straniera e non residenti in Italia nel caso in cui la celebrazione del matrimonio, civile o religioso, avvenga in Italia.
Le richieste sono state inserite in un documento sottoscritto dalle tre associazioni nazionali di categoria: Confartigianato Fvg, Confcommercio Fvd e Confapi Fvg al quale hanno poi aderito le corrispondenti associazioni di diverse regioni.