Quali sono gli errori più frequenti degli italiani in inglese?

Quando si parla una lingua che non sia quella con cui siamo nati e cresciuti, è chiaro che bisogna mettere in conto che si faranno degli errori. È inevitabile. È abbastanza curioso notare, però, come ci siano degli errori che sono molto più comuni e diffusi rispetto ad altri. Ad esempio, ce ne sono alcuni che un po’ tutti i principianti fanno quando dall’italiano provano a parlare in inglese.

Gli errori vengono commessi non solo a livello grammaticale, ma anche dal punto di vista lessicale e sintattico. Non è un caso, infatti, che il vocabolario inglese venga spesso e volentieri bistrattato. Ecco perché in Italia è meglio frequentare un corso presso qualche apposito istituto, come ad esempio la scuola di inglese a Palermo per adulti di Wall Street, una delle migliori sotto ogni punto di vista.

Gli errori nella costruzione della frase

Il primo e più importante errore, che non fanno solamente gli italiani, va detto, è quello relativo al fatto di impostare la frase basandosi sulla stessa costruzione della propria lingua madre. Invece, ciascuna lingua straniera è caratterizzata da una costruzione differente, così come espressioni e termini vari non sono per nulla equivalenti. Altrimenti, sarebbe sufficiente un solo vocabolario per imparare tutte le lingue del mondo.

Giusto per fare un esempio, l’inglese si caratterizza per essere una lingua definita “SVO”. Cosa vuol dire? Semplicemente la costruzione della frase prevede il soggetto in prima posizione, poi in seconda il verbo e, infine, in terza battuta ecco il complemento oggetto. E, in questo caso cambia decisamente da altre lingue, come ad esempio il tedesco, dove nelle frasi secondarie il verbo principale si sposta sempre in fondo alle frasi.

Gli errori sul soggetto

Un altro errore particolarmente comune è quello relativo all’uso del soggetto. Nella lingua italiana spesso e volentieri viene sottointeso e si può collocare in varie posizioni all’interno di una frase. Discorso diverso per la lingua inglese dove, invece, il soggetto si deve sempre esprimere, visto che non è mai e poi mai sottointeso e deve essere collocato sempre nella posizione precedente rispetto al verbo.

L’aggiunta della –s

In confronto alla lingua italiana, in cui ci sono tante coniugazioni e verbi irregolari, l’inglese è molto più facile da questo punto di vista. Infatti, i tempi verbali sono meno complicati da apprendere e piuttosto di frequente si va a usare la medesima parola sia in riferimento al sostantivo che al correlato verbo.

Una delle poche regole che è fondamentale tenere a mente, e che tanti principianti sbagliano puntualmente, è legata all’aggiunta della “s” alla terza persona singolare del tempo presente indicativo, oppure anche nel plurale dei sostantivi regolari.

I false friends

Ecco un altro grande problema per gli italiani che si cimentano con la lingua inglese. I false friends sono alcuni termini che, nonostante buona parte del vocabolario abbia una derivazione dal latino, sembrano piuttosto simili all’italiano, ma hanno un significato completamente opposto.

Diamo un’occhiata ad alcuni false friends tra quelli più famosi. Si tratta, ad esempio, di educated, che vuol dire istruito e non educato, così come parents, che vuol dire genitori e non parenti, annoyed, che significa irritato, ma non annoiato. Si può continuare ancora con to pretend, che vuol dire fingere e non pretendere, ma anche actually, che vuol dire in realtà e non attualmente, senza dimenticare library, che vuol dire biblioteca e non libreria, oppure factory, che significa fabbrica e non fattoria, ma anche eventually, che vuol dire infine e non eventualmente.

La doppia negazione

Un altro errore molto comune tra gli italiani che parlano in inglese è rappresentato dalla doppia negazione. In Italiano frasi come “non ho incontrato nessuno ieri” sono lecite, in inglese assolutamente no. La forma corretta, quindi sarà “Yesterday, I didn’t see anyone”, mentre la frase “Yesterday, I didn’t see no one” sarà chiaramente errata.

 

 

 

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