Terme Vigliatore (Me): arriva lo spettacolo “Autodifesa di Ismene”

Dopo lo strepitoso successo di pubblico registrato nei siti archeologici di Tusa (Alesa) e Tripi (Abakainon) in occasione del Dyscolos di Menandro, la carovana del “Sorriso degli Dei” farà tappa a Terme Vigliatore, all’interno della Villa Romana di San Biagio. La rassegna si avvale della direzione artistica di Anna Ricciardi ed è organizzata dal Parco archeologico di Tindari, diretto dall’architetto Domenico Targia. Domenica 11 agosto, alle ore 21.00, il sito di Terme Vigliatore farà da cornice allo spettacolo “Autodifesa di Ismene, elogio della sopravvivenza”, di Flavia Gallo, per la regia di Cinzia Maccagnano, con Luna Marongiu, Raffaele Gangale e Marta Cirello (compagnia “Bottega del Pane”; produzione “Teatro dei Due Mari”).

Sempre l’11 agosto, per la sezione “Special Event” del “Sorriso degli Dei”, si terrà al teatro greco Tindari l’opera lirica “Turandot” (con Elena Mosuc, soprano; mise en espace Salvo Dolce), a cura del Coro Lirico Siciliano e dell’Orchestra Filarmonica della Calabria (diretta da Filippo Arlia), che anche quest’anno saranno ospiti della rassegna grazie alla rinnovata partnership con i vertici del Parco Archeologico di Tindari.

Lo spettacolo alla Villa Romana di San Biagio. “Autodifesa di Ismene” è una riscrittura del mito, dei luoghi della tragedia classica in cui il personaggio si manifesta nella relazione con gli altri membri della famiglia reale tebana. Diversamente dall’eroica sorella Antigone, esempio emblematico di rivolta, Ismene appare come colei che ha tentato di disinnescare l’inesorabile susseguirsi di eventi sostenuti a furor di ragione dai due protagonisti del dibattimento, Creonte e Antigone, sulla sepoltura di Polinice. Come Emone, a sua volta, nel dibattito con Creonte, Ismene tenta di bloccare la scena, forse con argomentazioni instabili, precarie, meno fulgide di quelle che fanno parte del sistema di difesa della sorella nel reclamare la sua ampiezza incommensurabile rispetto alla transeunte legge degli uomini. Il sottotitolo dell’opera, Elogio della sopravvivenza, ci dice qualcosa in più. Ismene è la sopravvissuta, colei che si ritrova a vivere a seguito della morte di tutti gli altri e della morte può davvero comprendere la portata insostenibile per chi resta.

In fondo Ismene ci somiglia di più. Somiglia di più alla maggior parte di noi. E noi siamo tutti e tutte più simili a lei che a quell’altra. Noi sopravviviamo al dramma contemporaneo, alla condizione avversa, e immersi nelle situazioni drammatiche continuiamo a vivere e a preservare la vita in atti minimi. Non brandiamo le spade contro il mare di affanni, né ci ritroviamo abitualmente davanti ai tiranni dell’anima per perorare la causa della nostra autenticità. Come Ismene proviamo a vedere l’alba del giorno successivo.  Al nostro mondo serve Antigone che non tace davanti all’oppressore, ma anche Ismene che prova a rimanere al di qua della morte. Anche lei, in fondo, è una protettrice del senso profondo delle cose, del loro margine ineffabile, forse più umanamente fragile lei, più disponibile a cedere non a perdere, più aperta al sentimento dell’altro di quanto lo fosse la sorella il cui nome, anti-gonos, esprime già l’essenza di un’opposizione irriducibile.  Autodifesa di Ismene mette in scena il tentativo di questa donna minore di trovare il suo posto nel grande affresco delle memorie di Tebe.  Ismene è il nome del fiume che scorre vicino a Tebe. Cosa significa? Significa colei che ha visto, colei che adesso sa.

Note di regia. Un interno casa dopo un terremoto è la scena sulla quale si muove una Ismene senza età e fisicamente provata. Un terremoto avvenuto da secoli che ha lasciato intatta la parvenza di ricchezza. Un muro scrostato, un pavimento decorato, pezzi di mobilia semi-sprofondati e una voragine a terra da cui emergono voci e luci. Il paesaggio sonoro esprime il dentro e il fuori, l’emozione e l’assalto. Figure totemiche nello spazio attorno allo scorcio di casa. Come con un grandangolo, a metà della narrazione, scopriamo che l’interno casa è una sorta di set attorno a cui si muovono personaggi/coro.

Da segnalare, nella sezione “Terra Marique” della rassegna, l’iniziativa della Proloco di Acquedolci presieduta da Ciro Artale, che a partire da sabato 10 agosto, e per tutti i sabati del mese,  organizzerà delle visite guidate gratuite all’antiquarium comunale e alla grotta preistorica di San Teodoro. Per info e prenotazioni: prolocoacquedolci@gmail.com

 

 

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