Saranno Ficarra e Picone gli ospiti più attesi della serata conclusiva della rassegna cinematografica “Le stranezze di Roberto Andò: da Tomasi di Lampedusa e Luigi Pirandello”, organizzata dal comune di Acireale, con il patrocinio e il sostegno della Regione Siciliana e con la direzione artistica di Mario Patanè. Il duo comico giungerà questa sera, alle ore 21, nella villa Belvedere di Acireale, insieme al regista Roberto Andò e all’attrice Donatella Finocchiaro, per prendere parte al dibattito, condotto dalla giornalista Simona Pulvirenti, che precederà la proiezione de ‘La stranezza’, pellicola pluripremiata con quattro David di Donatello e il Nastro d’argento dell’anno. I due attori palermitani, protagonisti anche de ‘L’abbaglio’, l’ultimo film diretto da Roberto Andò, in uscita il prossimo gennaio, regaleranno al pubblico tanta ironia condita dal loro caratteristico e dissacrante sarcasmo.
Ieri è stato il thriller ‘Le confessioni’ al centro del ‘talk’ che ha preceduto la proiezione della pellicola. Sul palco il regista e i critici cinematografici Fabio Ferzetti e Marco Olivieri.
Bloccato dai postumi di una leggera influenza il protagonista del film Toni Servillo, intervenuto in collegamento telefonico. “Sono molto legato a Roberto e alla Sicilia – ha esordito l’attore campano – e sono davvero molto dispiaciuto di non essere lì con voi”. Servillo ha poi raccontato la propria visione sul film ‘Le confessioni’. “In questo viaggio che Roberto opera nella realtà, in quello che ci circonda, con un occhio molto attento – ha detto -inserisce sempre un elemento che forza la visione della realtà, un elemento di fantasia. Nel caso di questo film ha addirittura precorso i tempi perché ha immaginato un uomo di fede, di forte spiritualità, partecipare ad un convegno dei grandi della terra, un G7. Ed è notizia di pochi mesi fa – ha proseguito l’attore – che i grandi della terra hanno sentito la necessità di invitare papa Francesco al loro stesso tavolo.
Con tutti i significati che ognuno può attribuire ad un fatto del genere che, dal punto di vista simbolico, è un fatto molto importante perché se continuiamo, e questo è il messaggio che ci dà anche Roberto Andò con questo film, sulla strada della disumanizzazione non si va molto avanti. È necessario recuperare dei valori legati all’interiorità, al silenzio, allo spirito, all’avventura di un cammino che su questa terra ha dei limiti e – ha concluso Servillo – che va assolutamente nella direzione contraria di una onnipotenza tecnocratica”.
Sul ruolo di Servillo e sul profondo significato del film è intervenuto lo stesso regista. “Toni è un attore di grandissimo rigore, che si prepara ai ruoli in un modo che a me ricorda un altro amico carissimo, Gian Maria Volontè – ha detto Andò – Toni, in modo diverso, ha lo stesso modo di applicarsi al ruolo. E questo impegno di interpretare un monaco, la cui caratteristica è proprio di praticare il silenzio, è stato molto impegnativo. Un ruolo che lo ha portato a studiare e a cui ha aderito di cuore. Entrambi condividiamo l’idea che fosse il momento di fare un film per dire che non viviamo nel migliore dei mondi possibili, che questo capitalismo sfrenato non ci accontenta, che questo modo di gestire l’economia con disumanità non va bene.
E poi ci siamo accorti che queste cose hanno iniziato a dirle in tanti anche se in quel momento alcuni hanno reagito con resistenza. L’adesione di Toni contraddistingue un suo modo di essere attore. Non è un attore che non partecipa alla materia. Io ho fatto quattro film con lui, compreso quello che uscirà nel gennaio prossimo. Questo vuol dire che c’è anche un sodalizio di pensiero. Tolstoj diceva ‘uomini dello stesso sentire’. Ecco – ha concluso – sento che io e Toni siamo uomini dello stesso sentire”.