Con le sue canzoni in gallo italico, Eleonora Bordonaro è nella cinquina finalista per le targhe tenco. La cantante porta il primo album al mondo cantato in galloitalico di San Fratello, un dialetto parlato da una piccola comunità ai margini del bosco dei Nebrodi. Il suo disco, con nove canzoni, è stato votatoda una giuria composta da oltre 300 tra giornalisti e critici musicali italiani.
Il gallo italico è una lingua resistente che risale all’IX secolo, per un disco dalle sonorità contemporanee e accattivanti che si mescolano agli scrigni delle trombe ad un solo pistone, modello 1884, che caratterizzano la settimana Santa di questo piccolo centro ai margini del bosco dei Nebrodi, di fronte alle isole Eolie.
Si intitola RODA (Finisterre/ Just Entertainment) che in italiano significa “Lei”, ed è il nuovo lavoro in studio della cantautrice di Paternò: nove brani inediti, dove l’elettronica convive felicemente con alcuni strumenti tradizionali siciliani e con le trombe dei Giudei (figure tipiche della Pasqua sanfratellana), intorno alle quali Puccio Castrogiovanni, arrangiatore e coautore delle musiche, ha costruito l’intero mondo sonoro che caratterizza il progetto.
Un progetto, nato dopo quindici anni di lavoro e ricerche, che affonda le sue radici nella storia, attraverso un dialetto italiano parlato da non più di 3500 persone, tra giovani, vecchi e bambini, che si concentrano in un fazzoletto di terra di poco meno di 70 chilometri quadrati.
“L’idea – racconta Eleonora Bordonaro – era quella di testimoniare una lingua che combatte per rimanere in vita, testimoniarla attraverso l’integrazione del mondo sonoro tradizionale del luogo, cioè quello dei Giudei, con la creatività contemporanea. I testi originali sono dedicati al racconto del rito, prendono spunto da episodi vissuti durante gli anni della mia frequentazione della festa di Pasqua e sono stati ispirati da autori locali o semplici informatori”.
Così nasce e si sviluppa questo disco, diviso per capitoli, che la Bordonaro definisce poeticamente “un viaggio sgangherato e lussuoso dentro un desiderio”.
Alla domanda “Che cos’è Roda?”, lei risponde: “E’ uno squillo, una frustata e un trillo, uno schioccare di fruste e cavalli al galoppo, un urlo gridato in faccia alla morte, alla malinconia, alla solitudine. Con una risata. Vive in bilico tra festa popolare, dancehall, saggio antropologico, raduno rock, fumetto e visione mistica. Roda è Lei, Adelasia del Vasto, che ha guidato un viaggio di genti e cambiato la storia. Sono le donne che preparano la festa degli uomini. È un villaggio nel cuore, abitato da personaggi seduttivi, solidali, grati, fuori luogo, devoti, folli, orgogliosi e sgraziati, ognuno dei quali è parte e balsamo della mia malinconia”.
A San Fratello si parla il galloitalico, il Lombardo di Sicilia, un dialetto composto da frammenti di varie parlate del nord Italia formatosi in seguito all’arrivo nell’isola di soldati e coloni durante la reggenza di Adelasia del Vasto della dinastia Normanna, originaria del Monferrato, a partire dall’XI secolo. Assolutamente incomprensibile per i non nativi, è ancora oggi quotidianamente utilizzato da tutte le generazioni e da tutte le classi sociali.
Trasmesso oralmente e scritto solo di recente, suona esotico, intatto, vittorioso contro le insidie della globalizzazione linguistica e mentale, gelosamente protetto dai sanfratellani.
In Sicilia, ai margini del bosco dei Nebrodi, di fronte alle Isole Eolie, sta San Fratello, la greca Apollonia, un borgo di antica colonizzazione normanna, in cui si mescolano popolazioni provenienti da un’area dell’Italia nord-occidentale tra Vicoforte (Cuneo), Mombaruzzo (Asti), Sassello (Savona) e Calizzano (Savona).
La denominazione del paese, nel dialetto locale galloitalico, è ancora quella medievale di San Frareau (San Filadelfio), tradotto erroneamente in San Fratello.
Potrebbe essere paradigma di tutte le comunità delle aree interne per orgoglio di appartenenza, devozione alla tradizione, sapienza artigianale, fragilità idrogeologica, complessità sociale.
Eppure è una roccaforte di originalità per peculiarità della lingua, superbo isolamento, unicum di tradizioni, in un territorio naturale selvaggio tra il bosco che lo protegge e il mare, eterna minaccia.
I COMPAGNI DI VIAGGIO: I GIUDEI
A San Fratello, ogni anno, durante la Settimana Santa, appaiono i Giudei: musicisti, figuranti, acrobati, disturbatori dei riti sacri. Sono gli uccisori di Cristo, probabilmente personaggi sopravvissuti ad antiche rappresentazioni sacre, che, durante la passione di Cristo crocifisso, demoniacamente si scatenano. Ieratici nei loro preziosissimi costumi, un po’ guerrieri, un po’ fauni, un po’ flagellanti, intonano con le loro trombe melodie militari, ballabili e marce.
Organizzati in piccoli gruppi, chiamati partiti, si scelgono per amicizia, per simpatia, per tradizione familiare, per risate e esperienze condivise. Sono gli uomini del paese che attendono tutto l’anno di potersi ‘vestire a Giudeo’ e andare in giro, suonando, per le strade e le case dal Mercoledì al Venerdì Santo.
Il loro volto è nascosto sotto un elmo e un cappuccio con sopracciglia arcuate e una lunga lingua di pelle nera con una croce sulla punta. Per metà sono uomini mascherati, con costumi colorati e costosissimi, cuciti e ricamati dalle donne della famiglia, ricchi di lustrini, paillettes o più recentemente dipinti, per l’altra metà sono esseri della natura, con lingue di pelle animale, pennacchi di volpe e soprattutto code di cavallo.
Sono dispettosi, irriverenti, fastidiosi, burberi, irritanti talvolta, vanitosi, galanti, provocanti e seduttivi.
Si annunciano al suono di trombe e discipline, un pendaglio di catene e monete, che agitano, un po’ per fustigarsi un po’ per benedirsi, molto per esibirsi. Dismessi i corni di animale, dal primo dopoguerra suonano la tromba ad un pistone di origine militare chiamata modello 1884.
Eleonora Bordonaro, cantautrice e interprete siciliana di Paternò, si occupa di musica world reinterpretando canti siciliani di tradizione orale, dalla poesia popolare a quella dei cantastorie, dal repertorio contadino a quello sacro, con particolare attenzione al racconto del mondo femminile.
Autrice di Moviti ferma (finalista Targhe Tenco 2020) e Cuttuni e lamé. Trame streuse di una canta storie, nel 2017, con la produzione artistica di Puccio Castrogiovanni. Si interessa alla riscoperta del prezioso patrimonio poetico nel galloitalico di San Fratello, Messina, anche detto Lombardo di Sicilia, fusione di dialetti del Nord Italia, di formazione medievale.
Nel marzo 2023 si è esibita al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Cerimonia per la Giornata Internazionale della Donna, in diretta televisiva e radiofonica su Rai1. Dal 2008 è cantante solista dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, diretta da Ambrogio Sparagna.
Nominata Cavaliere al Merito della Repubblica, per le sue composizioni in siciliano e la ricerca sul galloitalico ha vinto la sezione musica del premio Salva la tua lingua locale promosso dall’Unione delle Pro Loco d’Italia. Nel percorso di esplorazione delle isole linguistiche ancora vive in Sicilia, ha preso parte al progetto Skanderband, che indaga il repertorio arbëreshë.
Nel 2013 ha inciso La Custodia del Fuoco con il Majarìa Trio, in cui si rielaborano i testi delle raccolte ottocentesche dei demologi Lionardo Vigo, Salomone Marino e Giuseppe Pitrè in chiave etno jazz.
Con il PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble, ha preso parte alle opere contemporanee I was looking at the ceiling and then I saw the sky di John Adam all’Auditorium Parco della Musica e al Satyricon di Bruno Maderna per il Festival Pucciniano 2022.
Ha fondato la Casa Museo del Cantastorie di Paternò, centro di creazione dell’arte della narrazione, producendo L’Orlando Innamorato per la regia di Mimmo Cuticchio al termine di un semestre di formazione per attori, musicisti, videomaker e scenotecnici. Ha cantato le colonne sonore di film per il cinema, documentari e video d’arte tra cui Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek e Romanzo criminale di Stefano Sollima.