Mirto (Me) all’80° anniversario della strage nazista di Gubbio

 “Dopo 80 anni dal vile gesto nazista di Gubbio, è necessario conoscere la verità sulla morte del giovane di 23 anni, vice brigadiere dei carabinieri, originario di Mirto, Giovanni Zizolfi, ovvero se avvenuto per una tragica coincidenza o se invece per un gesto eroico di grande altruismo nel disperato tentativo di salvare altre vite umane”. E’ l’appello rivolto dal sindaco del centro nebroideo del messinese, Maurizio Zingales, in occasione della cerimonia avvenuta il 22 giugno scorso in ricordo dei 40 martiri a Gubbio, al magistrato Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la corte militare di appello di Roma, presente alla manifestazione.

Sono diversi i vuoti e i dubbi – ha ribadito Zingales – che ci sono nella ricostruzione del ruolo che ha avuto il giovane militare di Mirto, distaccato nella vicina caserma della città di Umbertide e trovatosi in quei giovani a Gubbio nella casa della sua fidanzata egubina. Tra tutte la testimonianza di un anziano sopravvissuto che racconta che ci fosse stato un giovane, ancora non identificato ufficialmente, che era pronto a dare la propria vita in cambio della liberazione  dei prigionieri prima che venissero portati a scavarsi, con le loro mani, le 2 fosse comuni. Un giovane, continua il testimone, che già la notte prima era accanto al Vescovo di Gubbio di allora a trattare con i tedeschi per la liberazione degli ostaggi” .

In alcune ricostruzioni e in particolare in quella dello storico e giornalista di Hoffpost Italia, Leonardo Cecchi, in un post del suo profilo FB del giugno 2022,  rivela che “Giovanni Zizolfi, preferì non rivelare la sua origine, quando venne rastrellato. Se l’avesse fatto, un’altra persona sarebbe stata uccisa al suo posto. E Giovanni, carabiniere, era un bravo ragazzo e voleva invece il contrario: che ammazzassero lui al posto di tutti gli altri. Provò per questo ad addossarsi la colpa di quell’attentato, ma non riuscì a convincere l’ufficiale tedesco. Rimase però muto sulla sua origine. Non era riuscito a salvare trentanove persone addossandosi una colpa non sua, ma almeno una riuscì a farla risparmiare dalla furia tedesca, dando la sua vita in cambio. Una qualsiasi, una persona che neppure conosceva.

Era il 22 giugno 1944 quando morì assieme alle altre trentanove persone. Donne, uomini della città che lo aveva adottato. E quando finita la guerra il padre venne a recuperare la salma su a Gubbio, volle lasciarla lì. Gli egubini li avevano seppelliti tutti assieme, i martiri. E oggi Giovanni riposa ancora lì. Nel ricordo suo e delle altre trentanove vittime egubine, umbre, italiane, il ricordo di tutti noi. Del loro sacrificio e dell’eroismo di Giovanni, che merita di essere onorato”.

La commemorazione a Gubbio dell’80esimo anniversario dell’eccidio dei quaranta martiri, avvenuto il 22 giugno 1944 ha visto la partecipazione di un corteo istituzionale che, partendo da Piazza Quaranta Martiri, ha raggiunto il Mausoleo. Oltre al procuratore militare De Paolis erano presenti il sindaco Filippo Mario Stirati, gli studenti delle scuole eugubine, sindaci della fascia appenninica, autorità civili e militari locali e rappresentanti delle associazioni. La commemorazione è culminata con l’inaugurazione del roseto “memoria pace e riconciliazione” voluto fortemente dall’associazione Famiglie dei 40 martiri e in particolare dalla presidentessa Laura Tomarelli, che in questi anni, insieme al sindaco di Gubbio hanno tenuto un costante e solido rapporto di “gemellaggio del cuore” con il comune di Mirto.

La messa al mausoleo è stata celebrata congiuntamente dal vescovo di Gubbio, monsignor Luciano Paolucci Bedini, e dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia.

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