A chiusura della rassegna “ClanDestini” al museo regionale Accascina di Messina, il 24 e il 25 maggio alle ore 21, un evento fuori cartellone: lo spettacolo vincitore del premio SociaLive AGIS 2022 “Il rasoio di Occam” di Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, con Alessio Bonaffini, Tino Calabrò e Mauro Failla, la regia di G. M. Currò. Produzione Clan degli Attori.
Con “Il rasoio di Occam”, che molto pubblico chiedeva, si conclude il secondo viaggio del Clan degli Attori tra i saloni del museo. Un viaggio breve, ma intenso. Un cartellone di quattro spettacoli e presenze autorevoli, tra drammaturghi e attori, artisti straordinari che calcano le scene di teatri internazionali e che hanno accolto con grande generosità ed entusiasmo l’invito di partecipare alla rassegna “ClanDestini”.
“Il rasoio di Occam” sarà inoltre una lieta occasione per salutare il pubblico che, con l’affetto di sempre e una partecipazione attenta, consapevole, ha sostenuto ancora una volta il Clan degli Attori in questo viaggio nella drammaturgia contemporanea.
“Degli anni Settanta – chiariscono gli autori – custodiamo ricordi frammentari. Eravamo ancora bambini, eppure a quegli anni ci sentiamo intimamente, talora malinconicamente, legati.
I tre personaggi protagonisti della storia sono lieti strascichi della nostra memoria. Occupavano chissà quale anfratto della mente e inaspettatamente hanno preso vita. A ognuno avremmo potuto dare un paio di nomi. Persone che hanno affollato la nostra infanzia. Ricordi personali e comuni.
Interessati alle loro anime, abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. E abbiamo preteso che non lo facessero in un giorno qualunque.
Il 9 maggio 1978 svela il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, nella Renault 4 rossa che diventò il simbolo degli anni di piombo. Una morte eccellente a catalizzare l’attenzione di un’Italia intera. Ed è grazie alla radio che la cronaca nazionale irrompe in un tipico salone da barba del Sud, ove la grande storia per qualche ora si mescola a quella infinitamente piccola di tre uomini alle prese con una quotidianità all’apparenza tranquilla e acque interiori sempre sul punto di travolgerli.
Tra le note delle ultime hit del momento, contraltare alle disarmonie dell’esistenza, inconsapevolmente ci si dimena tra ciò che sembra e ciò che realmente è. A quanto pare braccati, eppure liberi per la prima volta di essere. Ognuno ha un passato da dimenticare e un futuro in parte da scrivere. Tutti parimenti distanti da quel mare che è a un passo, inafferrabile fantasma della vita e limes innanzi al quale arrendersi.
L’isolamento che per taluni vuol dire salvezza per altri è una trappola. E lì mette radici e prospera la frustrazione. Lì sfumano i confini della grande storia e rimane l’uomo, un mondo in miniatura. Unico ponte possibile tra gli individui la parola, atto politico per eccellenza, arredo dei luoghi disabitati dell’anima. Tutto quanto, in una mattina qualunque, direttamente o trasversalmente investe i tre uomini necessita allora una spiegazione. La teoria del rasoio di Occam propenderebbe per quella più semplice.
Avevo in mente tre personaggi – aggiunge il regista. Ho chiesto a Giusi Arimatea di immaginare una storia entro cui dar loro vita e il giorno dopo ho ricevuto quel testo sul quale abbiamo lavorato nei mesi successivi e che poi è diventato “Il rasoio di Occam”. L’intento era quello di sfiorare appena la realtà degli anni e Settanta, piuttosto addentrarci nella psiche di tre diversi individui. Crediamo fortemente nell’incontro con l’altro e nella comunicazione che accorci significativamente le distanze, rendendo tutti un po’ meno soli. Abbiamo così tracciato coordinate ben precise della personalità di ciascuno, quindi li abbiamo gradatamente messi in relazione.
Certo è che andava indagato a fondo l’animo di ciascun personaggio e a ciò ci siamo dedicati, noi e gli attori, durante una lunga e imprescindibile fase di studio della drammaturgia. L’idea che stava alla base, prima che Giusi Arimatea ci lavorasse per il teatro, aveva il medesimo taglio cinematografico al quale mi sono ispirato a livello registico. Scene, luci, costumi e musiche sono state infatti concepite sulla scorta dell’idea di teatro che avevo in mente per questo spettacolo. Non so se può dirsi una sfida portare un po’ di cinema a teatro, ma “Il rasoio di Occam” nasce e cresce entro i margini di questa sfida e non avrei potuto congegnarlo in altra maniera.