Capo d’Orlando (Me): ambiente, trasporti, democrazia, mentre avanza il progetto del Ponte dello Stretto
“L’opinione pubblica sposta il posizionamento elettorale. Sarà il conflitto a bloccare il Ponte”.
“Tavola rotonda” così è stata denominata la presentazione di ieri presso lo Spazio Loc di Capo d’Orlando, per l’incontro “Il Ponte e il paesaggio dello Stretto – Ambiente, Trasporti, Democrazia”. È stata una bella opportunità per argomentare su questioni che riguardano il territorio siciliano nella sua interezza e le sue prospettive future. Una questione molto discussa e delicata che andrà ad impattare su tutti i cittadini siculi.
A condurre la serata Salvatore Granata (rappresentante Legambiente); interventi: Antonio Mazzeo (giornalista e saggista); Luigi Sturniolo (SpazioNoPonte); Marco Corrao (geologo); Corrado Speziale (giornalista).
Per chi vive il territorio fuori dalla provincia, non riesce a cogliere esattamente le dinamiche che girano intorno alla complicata vicenda, sulla possibile costruzione del ponte dello stretto. L’argomentare sulla questione, con attivisti, giornalisti e gente del settore, riesce a dare un quadro più vicino della questione su cui si intrecciano fortemente interessi politici, privati, territoriali, di risorse e di impatto su l’intero territorio regionale.
Salvatore Granata ha aperto l’incontro mostrando e commentando delle slide. Relazioni e schemi hanno dato un’idea fattiva in termini tecnici, occupazionali, statistici e logistici, sull’impatto territoriale del ponte sullo stretto.
Antonio Mazzeo ha iniziato relazionando quanto «Non esiste un motivo logico per portare avanti anche solo l’idea della costruzione del ponte. È un crimine, un ulteriore stupro del territorio, un attacco alle risorse finanziare per trasferire ad un’élite il patrimonio finanziario. Si tratta di una borghesia mafiosa, un’organizzazione criminale che vuol trasferire enormi risorse finanziarie. La rivista liMes dedicò un numero monografico alla questione del Ponte, illustrando con chiarezza aspetti inquietanti. Pio La Torre denunciava la riconversione di quest’isola a uso bellico. La Sicilia serve da sempre come colonia. Chi gestisce i migliori affari internazionali, ha interesse affinché la Sicilia continui ad avere un ruolo militare. Aspetti importanti sono: controllo di risorse fossili, collegamento territoriale del canale di Sicilia dove passa il 70% dei collegamenti di reti telematiche, controllo geostrategico. Un’isola colonia utile al complesso militare industriale, utile a chi gestisce le risorse fossili, utile a chi le telecomunicazioni.»
Luigi Sturniolo relaziona quanto: «La vicenda che riguarda la costruzione del Ponte è un’operazione di carattere politico che serve a tenere sotto scacco il territorio della Sicilia. Proprio in questi giorni noi stiamo assistendo a dei ridimensionamenti politici, inizialmente sembravano tutti a favore del Ponte, contro vi erano solo gli attivisti. Adesso è cambiato tutto perché la gente ha capito due cose: la prima è che ad oggi trovare un cittadino di Messina a favore del ponte è complicato; la seconda è che quella borghesia mafiosa, miserabile e pezzente, si vuole mangiare il territorio e non conosce nessun termine di trattazione se non quello che interessa a loro. Adesso la gente ha capito che quest’opera non lascia nulla al territorio, ed ecco che anche politici che prima erano a favore del Ponte adesso sono contrari. Vedi Cateno De Luca che in vista delle elezioni europee ha compreso che la cittadinanza non è a favore del ponte. Il primo cittadino di Messina, Federico Basile, riconosce che le istituzioni locali non hanno la minima voce in capitolo. Non si tiene conto dei provvedimenti di competenza del comune, della spendibilità delle risorse finanziare per progetti che devono essere portati avanti nel territorio della cittadina di Messina. Il tema del Ponte deve essere eliminato dall’orizzonte del nostro territorio, questo è un dispositivo politico e finanziario che tiene sotto scacco il territorio siciliano e ci dice una grande bugia, che senza il ponte non c’è niente. Esistono altre alternative, caso contrario rimarremo succubi. Salvini passa da una mano all’altra, prima era contro il Ponte adesso è a favore. Lo stretto di Messina ha tantissimo da proporre che va oltre l’idea del Ponte. Invece questi “golpisti” vogliono estrarre guadagni e profitti impoverendo tutto il contesto.»
Marco Corrao interviene con la seguente argomentazione: «Quest’opera non può essere fatta, ci sono problematiche in tutta l’area interessata. Si creerebbero danni certi calcolabili perché devono essere fatti degli ancoraggi con delle iniezioni cementizie nel sottosuolo che non basterebbero comunque a dare sicurezza. È appurato che le due coste interessate si allontano, un geologo che firma e approva questo progetto non può esistere, sarebbe spaventoso. Un progetto è un insieme di processi che vanno portati a compimento fino alla fine, devono essere vagliati da enti interessati al progetto. Se si legge il decreto, è chiaro che anche non passando il vaglio degli Enti, il progetto verrebbe approvato a votazione del Cipess. Quindi si tratta di un progetto blindato. Esiste una legge sui criteri minimi ambientali CAM, che è stata fatta per gli edifici, adesso anche per le infrastrutture dice “qualsiasi nuova costruzione non può impermeabilizzare l’area per più del 40%. Questa legge va in contrasto con l’area interessata dalla costruzione dei piloni. Questa legge potrebbe bloccare tutto. Ad ogni modo quest’opera è decontestualizzata sotto il profilo geologico e geodinamico.»
L’intervento di Corrado Speziale chiude e delinea il cerchio: «Un ringraziamento alla comunità orlandina che ha accolto esponenti NoPonte. Una nota al pescatore Giovanni Fiannacca, grande conoscitore dei segreti dello stretto che ha mantenuto per circa 30 anni il record a nuoto dello Stretto. Sulla questione degli espropri affermo un paradosso: sono un miracolo. Dal 3 aprile è esplosa una città che ha avuto consapevolezza dell’impatto. Non è vero che il ponte inizia a Torre Faro, il ponte inizia ancora più in là, a Contesse. Va in galleria per 18 km e 300 metri, poi riinizia con la viabilità a Giostra e va nel viadotto galleria per altri 11 km e 300 metri. Non è una cosa da poco. L’avviso pubblicato del 3 aprile, non è un avviso di esproprio, è l’avviso dell’inizio della procedura per l’apposizione dei vincoli preordinati all’esproprio della parte del progetto eccedente a quello approvato dal Cipess nel 2003. Una parte dell’estremo sud della città si vede gravare l’impatto del Ponte. Questo ha contribuito a creare una moltitudine di iniziative, di comitati, di proteste. Ciò perché si è assunta la consapevolezza dell’impatto, e tutti si vedono coinvolti. A Messina ogni strada che va dalla montagna al mare è un torrente, quindi la fragilità idrogeologica di Messina è sia in superficie sia nel sottosuolo. Non c’è un centimetro di città che non sia coinvolta, sia in superficie sia nel sottosuolo, dall’impatto della costruzione del Ponte. Il Ponte sullo Stretto dal punto di vista tecnico è un Golpe. Ciò perché ha assunto tali connotati anche sotto l’aspetto degli espropri. Sono rimasti in tre o quattro, i deputati che hanno ancora il coraggio di essere a favore del Ponte. Il 24 maggio scadrà il termine del comitato, quindi il via non può essere dato dai 30 giorni previsti da Salvini. Loro sostengono che entro l’estate c’è un progetto esecutivo, di cui il 90% delle tavole sono del progetto vecchio. Come si può rispettare nei tempi questo progetto politico che si sono posti, ancora non è chiaro. Lo hanno fatto per decreto, lo faranno con un altro emendamento? Una cosa è il progetto, un’altra cosa sono le aspettative politiche, è una forbice che si allarga sempre di più. Il progetto attuale non è conforme alla normativa sismica il cui aggiornamento risale al 2008. Prendiamo il pallottoliere, ci sono 239 Osservazioni della Commissione VIA, 68 osservazioni del Comitato Tecnico Scientifico (che non è un comitato terzo), gli Ingegneri a Messina prendono 25 punti sismici fondamentali al progetto e li ripropongono pochissimi giorni fa, dicendo “bisogna fare attenzione”. Se si valutano ogni aspetto, tutte le carte, non è possibile che tecnicamente vada avanti il progetto. Politicamente forse, tecnicamente no. I politici sono sulla strada sbagliata.»
Non ci possono essere dubbi sul ruolo dell’isola come territorio coloniale in ogni tempo. Il ventesimo secolo ha testimoniato con maggiore forza uno sfruttamento civile, economico e territoriale, di questa terra martoriata che non si è vista tutelata nelle sue qualità paesaggiste, artistiche, architettoniche e sociali. Non si è vista tutelata nella sua dignità di terra ricca e produttiva. Antonio Mazzeo conclude «Quest’anno in Sicilia non è caduta una goccia d’acqua, pagheremo un prezzo altissimo in termini di siccità, di risorse idriche, di investimenti in agricoltura. Da decenni non c’è stata una equa redistribuzione delle risorse idriche. Sotto l’aspetto socio-economico pagheremo un prezzo ancora più alto. Tutto ciò rende ancora più fragile il nostro territorio. Se da un momento all’altro dovesse esserci una bomba d’acqua, sarebbe una devastazione per un territorio da mesi essiccato. Le forze politiche oggi parlano del Ponte, perché l’unica alternativa sotto l’aspetto politico e affaristico. Noi dobbiamo avere la capacità di comprendere tutto questo. Da 20 anni diciamo quali sono le risorse che avrebbero consentito la Sicilia di essere migliore. Oggi abbiamo un’isola che rischia di essere il sud del sud del sud, sfruttata nelle e delle sue capacità, di espulsione delle risorse dei suoi giovani senza alternative, grazia ad una politica stracciona. Il Ponte potrebbe costare altri 8, 9 miliardi, che succhierà altre risorse imponenti. Miliardi che ci vengono sottratti e che vengono ad alimentare complessi finanziari che non hanno alcun interesse verso il territorio e verso i cittadini del nostro territorio. L’altro giorno ho rischiato di perdere l’aereo perché 95 km di tratta da Ragusa a Catania, li ho dovuti percorrere compiendo 2 ore e 30 minuti. In queste condizioni come si fa a parlare di Ponte?».
Al seguire di altri interventi, di certo spicca l’ultimo commento di Luigi Sturniolo, il quale evidenzia che proprio in mattinata un suo amico necessitava di ricovero urgente. Entrato al pronto soccorso alle prime ore dell’alba, è stato preso in carico durante il pomeriggio. In Sicilia la sanità è al collasso e la percentuale dei medici da poco laureati, continua ad espatriare verso la speranza di nuove e concrete frontiere, mentre nella propria terra avanza il deserto.