Catania: convegno Ance sulle infrastrutture necessarie per il sud

Domani l’Ance di Catania ha organizzato un convegno su “investire col sostegno della Zes unica per rendere più competitivo il sistema porti-ferrovia-cargo-aereo e captare l’aumneto di traffico merci nel Mediterraneo. Purtroppo manca il capitale umano e il settore edile deve essere valorizzato per attrarre più giovani.

Secondo le analisi di Uniontrasporti sul fabbisogno di infrastrutture al Sud, nel Mezzogiorno, è attivo il 33% delle imprese italiane. Eppure quest’area riesce a contribuire molto poco al Pil del paese e qui la crescita è più lenta rispetto alla media nazionale e l’occupazione arranca. Nella top ten della classifica del contributo delle regioni al Pil resistono solo campania (settima), Sicilia (ottava) e Puglia (nona).

Domani, al convegno dei Giovani sud di Ance, in programma a palazzo Biscari alle 14.30, è previsto anche l’intervento dell’assessore regionale alle infrastrutture, Alessandro Aricò; Antonello Fontanili, direttore generale di uniontrasporti. Sarà lui a spiegare come questo ritardo sia dovuto in larga parte al gap infrastrutturale del Sud che, fatto 100 l’indice medio del Paese, registra un KPI di performance infrastrutturale pari a 83, dove solo la Campagnia è allineata a livello nazionale grazie all’alta velocità ferroviaria, a fronte di risultati ben superiori per il nord ovest e il nord est.

Attraverso oltre 90 tavoli di confronto è stato individuato un fabbisogno di 535 opere infrastrutturali necessarie per la ripresa del Paese, suddivise in tre livelli di priorità. Fra queste, attraverso un’indagine condotta da Uniontrasporti fra 12 mila imprese, sono state selezionate 100 opere prioritarie più urgenti, cinque per ogni regione, per un valore complessivo di 140 miliardi di euro. Le 40 opere che riguardano il Sud richiedono un investimento di ben 82 miliardi.

Nel lungo elenco spiccano la ferrovia ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il ponte sullo Stretto di Messina; la strada statale Jonica, la A2 autostrada del Mediterraneo, l’alta velocità Adriatica, l’alta velocità Palermo-Catania-Messina, la ferrovia Napoli-Bari, la Sassari-Olbia e la Sassari-Nuoro, la strada statale 131 Carlo Felice, la Nuoro-Olbia-Santa Teresa di Gallura, la Roma-L’Aquila, la Sicignano-Potenza, la Fondovalle Fresilia, l’antemurale di ponente di Porto Torres, la Ferrandina-Matera-La Martella, la A14, la A24 e la A25, la Sibari-Melito Porto Salvo e la Lamezia Terme-Catanzaro Lido, la Pescara-Roma.

Da parte sua, Alessandro Panaro, head of maritime & Energy del centro studi srm, nella sua analisi, evidenzierà la valenza die traffici dei porti italiani e del Sud e come il 52% del traffico nazionale marittimo Ro-Ro passi dagli scali meridionali e sia un grande volano di crescita. Per il futuro occorrerà investire, anche col sostegno della Zes unica, in infrastrutture ed efficienza logistica per ampliare gli spazi e velocizzare l’imbarco e sbarco delle merci, nonché migliorare i sistemi di connessione verso l’entroterra.

Angelica Krystle Donati, presidentessa di Ance giovani, commenta come “nel Mezzogiorno ci siano tante realtà virtuose e dinamiche che rischiano di non poter crescere a causa del forte gap infrastrutturale e competitivo di questi territori. Se si vuole evitare la fuga dei cervelli e delle imprese – prosegue – occorre creare le condizioni per superare il divadio con gli altri competitor. Più infrastrutture vuol dire più servizi, più opportunità, migliore qualità della vita e delle relazioni. Serve un enorme sforzo collettivo, ma non possiamo più rimandare, soprattutto oggi che abbiamo la chance irripetibile del Pnrr. Abbiamo l’occasione di attrarre i giovani talenti, portare le migliori professionalità tecniche all’interno della pubblica amministrazione anche per recuperare quella capacità progettuale indispensabile per creare sviluppo. Marco Oloferne Curti, coordinatore di Ance giovani per la macroarea Sud, sostiene che i territori meridionali devono tornare ad essere protagonisti del proprio sviluppo, con una programmazione di interventi funzionali alle esigenze della comunità e che si integri con la realizzazione i ncorso delle poche grandi opere al Sud, realizzazione nella quale le imprese locali sono state relegate al mero ruolo di subappaltatrici. In tale senso – prosegue – è auspicabile un patto generazionale che serva non solo a mantenere ciò che è stato realizzato in termini di infrastrutture da chi ci ha preceduto, ma anche a dare continuità, prospettiva e visione di futuro. Tuttavia, non si può prescindere da un problema che affligge il settore edile che, pur essendo un pilastro fondamentale della nostra economia, al Sud non viene valorizzato, per cui i giovani preferiscono orientarsi verso altri settori anche a costo di guadagnare meno.

Così le nostre imprese hanno un forte fabbisogno di capitale umano e se si vuole davvero risolvere il gap di infrastrutture al Sud occorre anche ridare dignità al settore edile e renderlo attrattivo per le giovani generazioni”.

Marco Colombrita, presidente del gruppo giovani di Ance Sicilia, conclude: “I dati di Srm e Uniontrasporti ci dicono che Sicilia e Sardegna oggi garantiscono il 40% del traffico marittimo Ro-Ro sostenendo un enorme sforzo a causa della carenza di infrastrutture e che potrebbero fare molto di più se disponessero di interporti, terminal logistici e terminal cargo adeguati. Sarebberdavvero miope non rispondere alla richiesta del settore logistico e degli armatori di fare delle due isole gli hub strategici di un traffico nel Mediterraneo che, a prescindere dall’attuale crisi di Suez, è destinato a crescere del 2,6% nei prossimi cinque anni. Bisogna offrire porti collegati alla ferrovia in alternativa a Tanger med, Valencia, Pireo e Algeciras che non lo sono ancora”.

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