Favara, centro dell’agrigentino, ha ospitato un workshop sul tema: “Paesaggi aperti per abitare Favara”, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’istituto nazionale di architettura IN/arch con la sezione territoriale IN/arch Sicilia grazie al bando FRES “fondo per la ricerca in campo economico e sociale” finanziato dal ministero dell’università e della ricerca.
Il workshop “Paesaggi aperti per abitare Favara” è stato organizzato con il supporto di farm cultural park e il patrocinio del comune di Favara e dell’ordine degli architetti PPC della provincia di Agrigento. Interi quartieri soggetti alla caducità del tempo is stanno sbriciolando silenziosamente nell’attesa di essere rivissuti e di brillare di luce nuova, attraverso azioni di condivisione e coinvolgimento delle comunità.
Paesaggi aperti rilegge l’esperienza comunitaria sviluppata da Danilo Dolci in Sicilia a partire dagli anni Cinquanta con l’obiettivo di valorizzare culture e competenze locali, rafforzando la complessa rete di relazioni fisiche, economiche e sociali attraverso questi territori. Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto ad implementare le comunità di patrimonio e mediante pratiche collaborative nel paesaggio.
Favara, nuova tappa del progetto Paesaggi aperti, con il suo concentrato di memorie e forze creative, rappresenta un caso studio per sviluppare pratiche laboratori ali volte a delineare nuovi paesaggi dell’abitare e nuove visioni urbane capaci di essere rigenerative, inclusive ed innovative.
“Oltre a sviluppare un progetto locale per Favara – spiega Mariagrazia Leonardi, presidentessa IN/arch Sicilia – l’intento è quello di offrire una visione per il futuro di tante altre città ispirando nuove politiche di governo che promuovano strategie innovative e complesse per orientare nuovi percorsi di rigenerazione urbana nella società contemporanea”.
“Ci sono delle sfide che sono più grandi delle singole persone o di una comunità o ancora di più di una municipalità – spiega Florinda Saieva di Farm cultural park, Transition for, RUF, regenerative urban farming – in alcuni casi la presenza dello Stato è indispensabile. Il centro storico di Favara è una di queste sfide, ma è anche la più grande occasione per sperimentare dei nuovi modelli di città del nostro sud Italia – sottolinea Saieva”.
Al workshop di rigenerazione urbana sono stati invitati i progettisti Lillo Giglia, Lillo Giglia Architect; Giovanni Fiamingo, Giovanna Russo e Domenico Benvegna di NextBuild Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi, lineaT studio; Francesco Moncada, Mafalda Rangel di Moncada Rangel; Lucia Pierro, AutonomeForme.Architettura che, dopo una prima analisi dell’area di via reale, hanno iniziato a tracciare un percorso volto a definire una strategia per riabitare quest’area del centro storico che, nonostante l’incuria e il derado diffuso, conserva intatta la sua identità ed esprime una grande potenziale di rigenerazione urbana ed umana.
Le prime idee progettuali puntano l’accento sui vuoti generati dai crolli intesi come luoghi densi di possibilità e pronti ad accogliere nuove attività, nuovi spazi verdi e aree pavimentate. Per i progettisti quest’area può diventare un nuovo luogo di relazione con la natura che migliorerà la qualità dell’ambiente urbano mitigando gli effetti del cambiamento climatico e promuovendo una strategia insediativa ecologica, basata sull’uso di fonti energetiche sostenibili, sull’efficientamento idrico e sulle pratiche di riforestazione urbana. Negli edifici recuperabili si propone invece un mix di funzioni residenziali, sociali, culturali, di commerci oe piccolo artigianato. Tra i temi trattati anche quello dell’accessibilità e dell’accoglienza della nuova cittadinanza da attuare mediante progetti di coabitazione, scambi culturali e collaborazioni economiche: lungo via Reale si potrà sviluppare un esempio di convivenza tra persone di generazioni ed etnie differenti generando una nuova città armoniosa e solidale.
“Paesaggi aperti” con il workshop “paesaggi aperti per abitare favara” delinea nuovae strategie per realizzare il modello di un quartiere che risponda alle esigenze attuali anticipando anche le domande future. Dopo la prima presentazione pubblica che è servita anche a raccogliere delle nuove sollecitazioni da parte della comunità favarese, i progettisti coinvolti continueranno il lavoro per rigenerare il sistema urbano lungo via Reale .
Paesaggi aperti ritornerà nel cnetro dell’agrigentino il 21 giugno prossimo quando, al farm cultural park, saranno presentati al pubblico gli esiti progettuali.
Le attività del workshop “Paesaggi aperti per abitare Favara” si sono svolte al palazzo Micciché e con sopralluoghi nelle aree del progetto, sono intervenuti: Andrea Bartoli, Florinda Saieva di farm Cultural park, Transition for, RUF regenrative urban farming e Mariagrazia Leonardi, peasaggi aperti, presidente IN/Arch Sicilia e i progettisti Lillo Giglia, Lillo Giglia architect; Giovanni Fiamingo, Giovanna Russo, Domenico Benvenga, NextBuild; Salvo Terranova, Giorgio Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi, lineaT studio; Francesco Moncada, Mafalda Rangel di Moncada Rangel; Lucia Pierro, autonome forme.architettura. Sono intervenuti e hanno seguito i lavori anche: Antonio Palumbo, sindaco di Favara e Rino La Mendola, presidente dell’ordine degli architetti di Agrigento; Miriam Mignemi, presidente del consiglio comunale di Favara. Hanno partecipato ai lavori anche: Filippo Romano, prefetto di Agrigento; Giuseppe Guerrera, DARCH università di Palermo; Luca Lotti, ecole d’architecture et de Paysage de Bordeaux; Alberto Biondo, centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci; Martina Palumbo, fondazione RadicePura; Annalisa Contato, DARCH università di Palermo; Gianfranco Tuzzolino, presidente del polo territoriale universitario di Agrigento e università di Palermo; Valeria Scavone, DARCH università di Palermo; Vito Martelliano, DICAR, SDS architettura Siracusa e università di Catania; Silvia Covarino, German university Cairo; Graziella Trovato, ETSAUPM di Madrid; Antonio Liotta, vicesindaco di Favara; Nicola Costanza, presidente SPAB e Giacomo Sorce del comune di Favara.