Agrigento: il critico Signorello negativo sul telamone ricostruito

"Uno spreco di denaro"

Il telamone ricostruito e collocato nel Parco archeologico di Agrigento sta suscitando, tra pareri favorevoli e contrari, continue polemiche. Anche il noto critico d’arte Fortunato Orazio Signorello, presidente della prestigiosa Accademia Federiciana, esprime “sconcerto” per come il telamone è stato assemblato e posizionato nella Valle dei Templi.

Inaugurata lo scorso 29 febbraio alla presenza del presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, per Signorello – ex giornalista, promotore culturale ed esperto di archeologia e di beni storici, archeologici e demoetnoantropologici – la scultura è “un assemblaggio antistorico, oltreché un obbrobrio allestitivo e il progetto messo in atto un’operazione strategica di marketing, non certamente un’iniziativa scientifica-culturale”.

“Il telamone ricostruito – dichiara Fortunato Orazio Signorello – non ha nulla a che vedere con le statue colossali antropomorfe dell’antica Akragas che in origine sostenevano l’architrave del tempio di Zeus Olimpio. Basta vedere il telamone custodito nel Museo archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, ricostruito contestualizzandolo in una efficace e corretta operazione tesa allo studio analitico-descrittivo e al risultato estetico, un obbrobrio allestitivo”.

Per Signorello, che il giorno successivo dalla presentazione ufficiale ha manifestato molte perplessità sull’intervento e che ha molti dubbi anche sul restauro, non vi è uniformità stilistica. Egli evidenzia “la totale assenza di simmetria di tutte le parti del corpo e come le parti mancanti realizzate perché mai più ritrovate – il volto, le braccia ripiegate dietro la testa e il tratto dell’arto inferiore destro compreso tra l’anca e il ginocchio – sono pacchiane e orribili alla vista”.

Telamoni a confronto, il nuovo con quello esposto nel museo regionale Pietro Griffo di Agrigento

“Poiché non è stato realizzato – afferma Fortunato Orazio Signorello – con i pezzi originali provenienti da un solo telamone ma da più di 90 frammenti che appartenevano ad almeno 8 telamoni differenti, alla popolazione è stato presentato, giacché non è stato restituito in una condizione di piena leggibilità, un assemblaggio antistorico. Per il telamone ricostruito non è stato infatti eseguito un vero restauro, perché esso non è stato riportato, con opportuni lavori di riparazione o reintegro, nelle condizioni originarie con i pezzi originali provenienti da un solo telamone”.

Il progetto è costato 500.000 euro alle casse del Parco archeologico di Agrigento. A tal proposito Signorello sostiene che “è stato sperperato denaro pubblico che poteva essere utilizzato per effettuare altri scavi archeologici nel sito archeologico o ripulire le tante zone della Valle dei templi in stato di abbandono. L’ingente somma poteva essere anche destinata per valorizzare meglio i piccoli musei e per aumentare la loro capacità ricettiva, oppure per iniziative mirate alla conservazione e alla valorizzazione di siti archeologici minori o sconosciuti ai più”.

 

 

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