La città chiede a gran voce che il Castiglione Prestianni, declassato ad ospedale di Zona disagiata, torni ad essere un ospedale di Base, ma si chiede come mai l’Asp 3 di Catania, come è accaduto recentemente con il Punto nascita, spesso sospenda i servizi a Bronte, distante e mal collegato con Catania, e mai negli ospedali dei Comuni che si trovano a pochi chilometri dai grandi ospedali della città.
Purtuttavia con fiducia adesso presenterà delle proposte da sottoporre alla Regione in vista della rimodulazione della rete ospedaliera. Questo l’esito del Consiglio comunale straordinario ed aperto che il presidente Aldo Catania ha convocato, su richiesta della Commissione consiliare sulla Sanità, per affrontare i problemi dell’Ospedale.
Per questo il presidente della Commissione, Ernesto Di Francesco, in apertura ha dichiarato: “Abbiamo richiesto questa seduta per proporre alle autorità sanitarie regionali idee sul futuro del nostro Ospedale che oggi, un’errata programmazione del passato, priva di medici”.
E l’ospedale negli ultimi anni ha subito tutta una serie di soppressioni e soffre di una cronica carenza di medici ed infermieri, come ha confermato la relazione dell’assessore comunale alla Salute Angelica Prestianni: “Una riunione come quella odierna, – ha affermato – non può non concludere con una serie di proposte che coinvolgano l’intero Consiglio comunale a nome di tutta la città”. Tanti i cittadini intervenuti.
Matteo Minissale ha sottolineato come “l’intento sia privare il territorio per favorire gli ospedali delle città più grandi”. L’avvocato Giuseppe Gullotta che “c’è stata una disparità di trattamento fra territori nella distribuzione dei servizi sanitari violando la Costituzione”. Giuseppe di Mulo, invece, ha proposto di chiedere di trasformare il Castiglione Prestianni in ospedale di Base. Presenti le organizzazioni sindacali.
Antonio Sanfilippo della Fials ha contestato la decisione di declassare l’ospedale, mentre Salvo Tirendi del Nursind ha definito scellerata la scelta di sospendere il Punto nascita.
Battagliera Enza Meli, segretario provinciale della Uil: “Guardate – ha affermato – come la politica ha ridotto questo ospedale. Adesso dobbiamo insieme pretendere ed osare di più. Sottoscriviamo un documento per svegliare Asp e Regione siciliana”.
Presenti anche medici. Il dott. Enzo Destro che opera nel Pronto soccorso ha sottolineato come, vista l’utenza, quello di Bronte è solo sulla carta un ospedale a bassa intensità di cura, per poi ribadire come che l’Asp sarebbe poco attrattiva rispetto alle altre Aziende sanitarie. Motivo per cui nessun medico vorrebbe venire a lavorare a Bronte. Bisognerebbe, infine, ricollocare gli ospedali nel rispetto dell’orografia del territorio.
Interessante la relazione del dott. Salvo Calì: “I grandi ospedali assorbono meglio la riduzione dei posti letto, ma quando a Bronte su 100 posti ne tolgo 70, l’ospedale diventa un’altra cosa”.
Poi gli interventi dei consiglieri comunali. “Nella fase di rimodulazione della rete ospedaliera, – ha affermato Nunzio Saitta – puntiamo ad ottenere un ospedale di base, sapendo bene che oggi non abbiamo neanche i servizi da un nosocomio di Zona disagiata”.
“I medici che servono – ha affermato Giancarlo Luca – sono di più di quelli che si specializzano ed un ospedale di periferia è poco attrattivo per i giovani medici”.
“Cerchiamo di capire ciò che vogliamo chiedere – ha aggiunto Vincenzo Sanfilippo – e ci rivolgiamo a chi ci rappresenta a Palermo”.
Ci sono stati anche interventi di contestazione: “Abbiamo chiesto questo Consiglio comunale prima che chiudesse il Punto nascita. – ha sottolineato Samanta Longitano – ma è stato sempre rinviato. Il risultato è il fallimento della politica da nazionale a locale. Se non si è più in grado di garantire la salute dei cittadini si faccia un passo indietro”.
“Ma perché – si è domandato Mauro Petralia – a Paternò e Biancavilla, più vicini a Catania, i servizi non vengono mai soppressi?”.
“E’ stato grave rinviare il Consiglio – ha affermato Graziano Calanna rivolgendosi all’Amministrazione – Siete stati voi a perdere il Punto nascita”.
Contestazioni che il sindaco Pino Firrarello ha giudicato come “sfasature in un Consiglio comunale dal dibattito civile”.
“La politica – ha affermato il sindaco – non ha più capito che nei piccoli ospedali bisogna mantenere le cose essenziali. In questi 2 anni luci ed ombre. Le luci la nuova ambulanza, il Pronto soccorso la ristrutturazione dell’ostetricia ed un chirurgo che ha salvato vite. Le ombre sono la chiusura della psichiatria per sostenere Paternò, l’assenza di un cardiologo, la mancata sostituzione del gastroenterologo, la riduzione dell’ortopedia e la sospensione del Punto nascita che grida vendetta. I capidipartimento non hanno giovato a migliorare i servizi. Tutta la mia solidarietà anche ai sindaci ed ai cittadini di Giarre, Militello e Caltagirone dove gli ospedali sono bistrattati come quello di Bronte”.
Presente il dott. Angelo Tarascio, direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’Asp di Catania che alla fine ha affermato: “La sospensione temporanea del Punto nascita di Bronte è stata esclusivamente determinata dalla gravissima carenza di personale specializzato. Si ricorderà che qualche giorno prima del provvedimento di sospensione del Punto nascita di Bronte, precisamente lo scorso 20 giugno, ad esito del concorso bandito dall’Asp di Catania per la copertura di 13 posti di ginecologia, firmarono il contratto solo 2 medici.
A ciò si sono aggiunte, negli stessi giorni, le dimissioni di 9 dirigenti medici di ginecologia, vincitori di concorso presso altra Azienda Ospedaliera cittadina. È anche noto che, in quella circostanza, la Direzione Aziendale chiese di postergare la data della loro assunzione presso l’Azienda di destinazione, ma la richiesta non ebbe alcun esito. In simili circostanze, purtroppo, si è dovuta constatare l’impossibilità di assicurare gli standard di sicurezza del servizio previsti dalla legge.
Voglio sottolineare che in quei giorni, in poche ore, per la ginecologia, fra mancate assunzioni e dimissioni, all’Asp di Catania sono mancati ben 20 dirigenti medici. Non parliamo di qualche unità, ma di 20 medici.
L’attività del Punto Nascita potrà, naturalmente, riprendere non appena saranno superate queste criticità e si potrà assicurare la sicurezza del servizio”.