Si intitola “D’istinto: sguardo d’artista”, la mostra personale di Dario Schelfi che sarà inaugurata a Ciminna, nel palermitano, alle 19.30. Alcune decine le opere esposte per comprendere le ricerche più significative dell’artista palermitano che scava via dai ricordi ogni elemento narrativo per presentare, attraverso il colore, la materia e la stesura, l’emozione pura.
Dario Schelfi, di professione avvocato, ha saputo trovare nella pittura la piena libertà di confrontarsi con il proprio mondo interiore, aprendo nuove prospettive allo sviluppo della comunicazione visiva. “CiminnaContemporanea, la rassegna d’arte promossa dal Comune in collaborazione con il Circolo culturale Paolo Amato – spiega il Sindaco di Ciminna, Vito Filippo Barone – apre le porte al colore, a un linguaggio assolutamente nuovo che Dario Schelfi, artista e avvocato, ha saputo creare con la luce vibrante della nostra amata isola. ‘D’istinto: sguardo d’artista’ si aggiunge, come un nuovo filo, al tessuto d’arte che la nostra Amministrazione va tessendo per legare la tradizione e il territorio di Ciminna ai canali espositivi e mediatici nazionali”.
La mostra è curata da Vito Mauro; per lui “Dario Schelfi riesce a cogliere l’essenza delle emozioni, non rappresenta ciò che vede o conosce ma ciò che prova e sente guardando. La sua arte sposta il punto focale della ricerca dal soggetto all’osservatore, concentrandosi sulla traccia emotiva che la realtà fisica lascia dentro di noi. Le opere di Schelfi non hanno bisogno di essere spiegate, devono semplicemente essere vissute: ognuno scoprirà così di aver già provato le stesse sensazioni, di possederle nei propri ricordi personali. La sua arte è un invito a vivere intensamente ogni istante dei nostri giorni come unico e irripetibile, senza abbandonarci al torpore dello spirito”.
“D’istinto: sguardo d’artista” sarà spiegata da due critici che accompagneranno i visitatori nelle sale del Polo Museale (ex Ospedale Civico) durante l’inaugurazione. Secondo Irene Luzio “La pittura di Dario Schelfi ha la schietta semplicità dell’infanzia. È un ‘libero gioco’ che si svolge sul campo di grandi tele, ampi spazi su cui muovere non solo la mano ma l’intero corpo – sulla scia dell’action painting modernista – risolvendo i moti dell’inconscio nel gesto espressivo che li estroflette, li oggettiva e li configura pittoricamente. Il rifiuto più o meno radicale del realismo naturalista, l’uso puramente espressivo e spesso non gerarchico di linea e colore sulla superficie pittorica, l’equilibrio tra forma indefinita e moto emozionale inconscio, e, di conseguenza, la rinuncia alla progettazione dell’opera, in favore di una creazione libera e liberatrice: tutto ciò avvicina Dario Scalfi all’esperienza delle avanguardie artistiche del secondo dopoguerra”.
Per Massimiliano Reggiani “L’arte di Dario Schelfi è rivoluzionaria, sovversiva, è un progetto di vita, un desiderio di liberazione e di libertà. È il contrario dell’arte accademica, perché non sviluppa una tradizione né prosegue una tecnica, aggiungendo contenuti nuovi alla trasmissione del mestiere da parte dei maestri. Semplicemente irrompe sulla scena e apre nuovi orizzonti nell’uso e sul significato del colore. L’osservatore viene accolto da un turbine cromatico non arbitrario, sente intuitivamente che vi è una logica ma l’emozione sopravanza e cancella ogni riferimento storico al principio generativo: non è la narrazione espressionista, né un mero diario personale o un romanzo di colori. Dario Schelfi cattura e cristallizza l’onda di passioni, il tumulto, la voce della sensibilità, il canto e il pianto dell’anima. Nulla più importa del soggetto originario, l’Artista lavora per sottrazione. Cancella ogni riferimento grafico, evita la linea, il disegno: tutto quello che potrebbe condurre ad una conoscenza, ad un riferimento con la fisicità del reale. Slegandosi dal particolare, dall’accadimento, dal transitorio, il colore si libera e diventa universale. La capacità di evocare, di appartenere e di parlare con il maggior numero di osservatori è inversamente proporzionale alla specificità dell’opera, del soggetto, del tema. L’onda emotiva appartiene alla coscienza di ognuno: è un universo liquido, chiuso nel recipiente del proprio vissuto. Le sue opere hanno la capacità lunare di attrarre a sé questo flusso personale di ricordi sollevandolo in una marea crescente che gonfia e agita ciò che normalmente resta sopito e quasi inerte”.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 4 settembre. Dopo l’inaugurazione del 31 agosto alle 18.30, l’esposizione sarà visitabile tutti i giorni dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.