Giardini Naxos (Me): inaugurata la mostra dello scultore Claudio Palmieri

È stata inaugurata sabato pomeriggio a Giardini Naxos, nel messinese, la mostra dello scultore Claudio Palmieri dal titolo: “Claudio Palmieri. Pieghe del tempo”. In esposizione 19 tra sculture e installazioni che ripercorrono 36 anni di attività dell’artista romano, dal 1987 ad oggi.

Un evento proposto da Civita Sicilia, concessionario dei servizi di didattica museale, accolto dal parco archeologico Naxos Taormina diretto dall’archeologa Gabriella Tigano. All’inaugurazione, con la direttrice Tigano, l’artista e la curatrice, Ilaria Schiaffini, sono intervenute: Renata Sansone, amministratore delegato di Civita e Fulvia Toscano, neo assessore comunale alla cultura del comune di Giardini Naxos.

“All’ombra dell’Etna – spiega la curatrice – i brani di natura simulata a cui l’artista dà vita, instaurano un dialogo con i tempi lunghi delle ere geologiche e dei cataclismi naturali. La materia informe si confronta sempre nelle sculture di Palmieri con una esigenza architettonica, in un cortocircuito tra istinto e razionalità, tra pulsione emozionale e rigore strutturale”.

Sarà possibile visitare la mostra, allestita nell’area verde che introduce al museo archeologico di Naxos, fino al 30 settembre, tutti i giorni dalle 09.00 alle 19.00. Il costo del biglietto resta invariato: intero 4 euro, ridotto 2 euro

Il titolo della mostra  “Pieghe del tempo” evoca l’idea di una stratificazione temporale connessa con il gesto creativo, che si esprime nel contatto fisico della mano con la materia: è questo un aspetto caratteristico della poetica di Claudio Palmieri, da sempre orientato allo sperimentalismo e alla contaminazione di tecniche e generi diversi. Che si tratti di pigmento pittorico, ceramica, plastica, metallo o altro, la materia si piega sotto una gestualità sapiente e istintiva e dà vita a concrezioni che ricordano residui geologici, ritrovamenti fossili, tracce biomorfiche.

“Sono sculture abitate – ha scritto di lui Achille Bonito Oliva – geometrie riscaldate da residui emozionali di materia organica che, nel richiamare le profondità remote del tempo esterno e di quello interiore, lasciano talvolta affiorare iconografie umanoidi, memorie culturali collettive, miti o archetipi della civiltà mediterranea: il guerriero, la lancia, la clessidra, Golgota, Atlantide. Allo stesso tempo, nel rifuggire da identificazioni storiche univoche, esse riconducono l’umanità alla sua consistenza naturale primaria. Con le armi della simulazione estetica, dell’incanto visivo e della sensorialità tattile ereditate dal Barocco, Palmieri sembra così rispondere alle minacce di distruzione della natura provocate dalla civiltà tecnologica.

Palmieri si forma con il pittore futurista Mino Delle Site, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma e, dopo un esordio in ambito informale, la sua ricerca si orienta verso una pittura e scultura polimateriche, aperta anche a elaborazioni fotografiche. Negli anni Ottanta del secolo scorso partecipa al clima della Nuova Scuola Romana attorno alla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini.

Dopo la presenza alla Biennale di Venezia nel 1986, partecipa a importanti mostre collettive generazionali; nel 1993 gli viene dedicata una prima antologica alla Galleria Civica di Moderna; nel 2000 partecipa alla XII Quadriennale di Roma e, tra il 2001 e il 2002, prende parte alla mostra itinerante in Giappone Scultura italiana del XX secolo. Realizza sculture monumentali e mostre in numerose città italiane e le sue opere sono conservate nelle collezioni di importanti musei italiani e stranieri. Nel 2021 ha ricevuto il Premio Bugatti-Segantini alla carriera.

All’ombra dell’Etna, i brani di natura simulata a cui l’artista dà vita instaurano un dialogo con i tempi lunghi delle ere geologiche e dei cataclismi naturali. La materia informe si confronta sempre nelle sculture di Palmieri con una esigenza architettonica, in un cortocircuito tra istinto e razionalità, tra pulsione emozionale e rigore strutturale. Raccogliendo l’eredità delle ricerche moderniste, l’artista contesta non solo l’impianto tradizionale del monumento isolato nello spazio, ma anche il dogma della regolarità geometrica dei piani costruttivi. Le sue strutture, aperte nello spazio, leggere e dinamiche, restituiscono la sensazione di un momento bloccato in un processo di trasformazione continua.

Claudio Palmieri, nato a Roma nel 1955, dopo un esordio in ambito informale, la sua ricerca si orienta verso una pittura e scultura polimateriche, aperta anche a elaborazioni fotografiche. Il suo lavoro, sempre caratterizzato dalla sperimentazione e contaminazione dei linguaggi, lo porta a realizzare anche performance di scultore sonore. Negli anni Ottanta Palmieri partecipa al clima della Nuova Scuola Romana attorno alla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, dove espone la prima volta nel 1985 e due anni dopo esordisce come scultore. Dopo la mostra alla Annina Nosei Gallery di New York e la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1986, viene incluso in importanti mostre collettive generazionali come Geometrie Dionisiache (Milano 1988), Astratta (Verona 1991), L’arte di fine secolo. Magico Primario (Cento, 1991); Anni ‘90 (Bologna, 1991); nel 1993 gli viene dedicata una prima antologica alla Galleria Civica di Moderna. Il nuovo millennio vede l’intensificarsi della ricerca scultorea: nel 2000 partecipa alla XII Quadriennale di Roma, a Lavori in corso 9 (Galleria Comunale di Arte Moderna di Roma) e a Periplo della scultura Contemporanea 2 (Matera), mentre tra il 2001 e il 2002 prende parte alla mostra itinerante in Giappone Scultura italiana del XX secolo. Dopo la prima opera permanente (Casacalenda, CB, 1996), realizza altre sculture monumentali, come a Piazza Lodi a Roma (1998), presso le Capitanerie di Porto di Mazara del Vallo (2003) e di Trieste (2008) e, recentemente, nel parco di Sculture in Campo a Bassano in Teverina (VT, 2021). Nel 2002 espone per la prima volta le sue fotografie presso la galleria L’Attico, con la quale continua a collaborare fino ad oggi; nel 2018 partecipa a mostre collettive presso la Certosa di Padula, la Certosa di San Martino a Napoli e al Macro di Roma (La luce diversa). Nel 2015 inaugura la personale NaturalMente presso il Museo Carlo Bilotti di Roma e nel 2021 gli viene assegnato il premio alla carriera Bugatti-Segantini. Sue opere sono conservate nelle collezioni di musei nazionali e internazionali. Hanno scritto di lui, tra gli altri: A. Bonito Oliva, M. Calvesi, C. F. Carli, M. de Candia, R. Gramiccia, F. Caroli, E. Crispolti, F. D’Amico, P. Ferri, F. Gualdoni, W. Guadagnini, A. Imponente, E. Mascelloni, F. Menna, C. Spadoni, I. Schiaffini, F. Sargentini, L. Vergine.

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