Trasparente e, soprattutto, condiviso, con turisti e appassionati d’arte in visita al Castello Ursino che possono osservare da vicino il lavoro minuzioso di restauratori, docenti e tutor degli allievi dell’Accademia di Belle arti, su capolavori alcuni dei quali mai esposti al pubblico.
È il nuovo Laboratorio di Restauro realizzato al Museo civico Castello Ursino di Catania dall’Accademia di Belle Arti di Catania grazie a una convenzione siglata nel mese di marzo con il Comune di Catania che vede al lavoro – e allo studio dal vivo, occasione preziosa – dodici allievi del Corso di Valorizzazione dei Beni Culturali e del Corso di Pittura, guidati da Antonio Arcidiacono, docente di Restauro per la pittura, che ieri pomeriggio ha raccontato i lavori in corso durante la presentazione alla stampa. Sono intervenuti il sindaco Enrico Trantino, la presidente dell’Accademia, Lina Scalisi, il direttore Gianni Latino, il direttore della Direzione Cultura del Comune di Catania, Paolo Di Caro, e Valentina Noto, dirigente siti e sistema museale.
Già il concept dello spazio è emblematico del progetto: una teca di cristallo tra le pareti in pietra lavica del castello federiciano per un “restauro a vista” che, oltre a completare l’esperienza di visita al museo, avvicina il pubblico alla conoscenza di mestieri, come quello del restauratore, indispensabili e strategici in un Paese come l’Italia, dove l’ingente patrimonio artistico è motore dell’economia di borghi e città d’arte.
Cinque i dipinti in lavorazione, sotto la supervisione della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Catania: in corso gli interventi su due nature morte del Seicento (collezione Benedettini) e su un Ritratto di Dama (scuola spagnola del XVIII sec. in fase di studio); in autunno sarà la volta di una dolcissima “Madonna con Bambino), olio su tavola di Lorenzo Di Credi, pittore fiorentino vissuto fra il 1400 e il 1500, unica su supporto ligneo e proveniente dalla collezione Zappalà Finocchiaro; e del San Gerolamo, opera su tela del 1600 il cui autore è attualmente ignoto. Completa il laboratorio di “restauro a vista” un grande schermo – fruibile anche dal pubblico – dove vengono proiettate le foto che documentano tutte le fasi di restauro e che includono dettagli “chirurgici”: le immagini che usano i raggi ultravioletti per “entrare” nella materia dell’opera ed evidenziare le “ridipinture”, ossia gli strati di pittura e i ritocchi sovrapposti ai precedenti, e le foto a luce radente.
“Una “stanza delle meraviglie” – ha commentato il sindaco Enrico Trantino – alla fine del percorso museale che, in contemporanea, racconta alle migliaia di visitatori del Castello Ursino sia l’attenzione del Comune di Catania per recuperare e rendere fruibile al pubblico il patrimonio della pinacoteca civica custodito e organizzato nei depositi, sia le positive collaborazioni con istituzioni come l’Accademia di Belle Arti che consentono agli studenti di poter partecipare ad attività didattiche e laboratoriali e fare esperienza dal vivo”.
La convenzione triennale stipulata fra Comune e Accademia si aggiunge alle altre in corso con il Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania, con il Teatro Massimo Bellini e lo Stabile, con l’INDA di Siracusa: “Il nostro obiettivo – ha spiegato la presidente Lina Scalisi – è quello di creare sinergie positive fra le istituzioni che possano generare valore per il territorio e per la comunità. In questo senso l’Accademia ha messo a disposizione il suo know-how di docenti e tutor, alla guida degli allievi, per supportare concretamente il Comune nel restauro di capolavori sinora custoditi nei depositi che, oltre ad arricchire l’offerta culturale, contribuiscono a recuperare e restituire storia e identità alla città”.
Sotto il profilo didattico, il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Catania all’interno di un museo è un’esperienza estremamente formativa. Lo ha sottolineato il direttore Gianni Latino: “Gli studenti vedono e conoscono al vivo le opere d’arte, lo studio e l’approccio non è più teorico, puro esercizio di stile, ma consente loro di mettere in pratica quello che imparano durante le lezioni in aula. Per l’Accademia è il primo passo dell’ìter che, nel tempo, ci porterà a istituire il Corso di Restauro quinquennale e abilitante alla professione”.