Il comune di Santo Stefano Quisquinia, nell’agrigentino, è il primo centro che ha aderito all’invito dell’artista di Bivona, Domenico Cocchiara, di realizzare un dipinto su porte malandate da stalla, la capra e il caprone girgentani che “lu zu Ninu Lu Tisu” si portava sempre dietro. L’uomo era un capraio di Bivona ricordato dallo stesso artista, anche docente di lettere di Bivona. Quest’estate Cocchiara ha rivalutato insieme ad altri artisti la via Labirinto nel centro dell’agrigentino.
Da quel momento ha lanciato un post sui social mettendo a disposizione la sua arte e diposto a dipingere il soggetto in tutti icomuni dell’area sicana che gli mettessero a disposizione una porta. L’amministrazione e il privato metterebbero a disposizione una porta, l’artista i colori e l’entusiasmo. Colori rigorosamente all’acqua che vanno via in poco tempo, lasciando intatta la porta che magari prima o poi verrà restaurata.
Usando colori all’acqua si rivaluterebbe un animale tipico siciliano in via di estinzione in un progetto definito dallo stesso artista come “arte sostenibile”. A Santo Stefano Quisquinia Cocchiara ha realizzato la capra numero 3 e 4. Poi è toccato al comune di Alessandria della Rocca e a quello di Cianciana dove un’americana trasferitasi ha messo a disposizione la propria porta, innamorata delle tipicità siciliane. Un evento che è passato presto ad altri comuni siciliani in particolare nel palermitano con i centri di: Corleone, Prizzi, Mezzojuso, Campofelice, Vicari, Lercara Friddi ed è stata accolta anche dagli amici della Magna via Francigena che da Palermo arriva ad Agrigento. A Castronovo è stata organizzata una festa di quartiere dalla pro loco e paese dopo paese sono decine le porte che stanno ospitando le capre di Cocchiara che ne ha già dipinte 57.
Secondo il mito la capra girgentana, protagonista delle opere di Cocchiara, è stata la prima nutrice di Zeus perché ha un latte buonissimo che si avvicina tantissimo a quello materno. Questa capra, con le corna a cavaturacciolo, produce un latte buonissimo apprezzato e formaggi strepitosi, ma è in via di estinzione perché è più difficile da gestire. Inoltre questa capra ha un carattere forte e si arrampica facilmente. Oggi sono pochi i giovani che scelgono di allevare capre, ma “ho potuto vivere – dice Cocchiara –in un’azienda di un paese vicino a San Blagio Platani, una giornata da pastore di queste capre e le storie che mi raccontano sono tante. Le dipingo di porta in porta perché i caprai andavano di porta in porta con le capre e mungevano direttamente il latte al cliente. Tanti bambini in passato sono sopravvissuti grazie al latte di capra girgentana avendo perso la madre alla nascita.
La mia iniziativa sulla capra girgentana dipinta di porta in porta, paese dopo paese, sta facendo riaffiorare dal cassetto dei ricordi storie straordinarie legate a questa splendida razza, come quella appresa da un arzillo signore castro novese e suo figlio che me l’hanno raccontata proprio mentre ne dipingevo una nel loro quartiere.
“Non mi sono fermato – prosegue Cocchiara – porta dopo porta, selezionando soprattutto quelle agonizzanti, le capre girgentane con gli occhi di tufo come le ha descritte il poeta Giambartino, nelle loro multiformi cromie fatte di sole, terra, acqua e cielo, sono riaffiorate dal cassetto dei ricordi, evanescenti di certo nel pigmento destinato a durare poco, ma indelebili nella memoria delle nuove generazioni che, guardandole negli occhi, ne preserveranno il ricordo. Tutte censite in una mappa realizzata da Federico Baiamonte sul sito www.domenicococchiara.it.