“Invertiti – dall’era del boom economico a quella della cretinocrazia: un viaggio nel tempo e nei tempi”. Dopo il successo della prima, la produzione della fondazione Taormina arte, testi di Gery Palazzolo, con la voce narrante di Silvia Francese, la voce di Laura Sfilio e le musiche originali di Fabio e Tommaso Lannino, sarà in scena il 2 aprile alle 18.30 al real teatro Santa Cecilia.
Sulla scena c’è una macchina del tempo che attraversa tre ventenni sanando gli opposti o addirittura unendoli, come fosse un miracolo, in un’unica linea retta. Il viaggio che ne scaturisce è quello nell’universo mai troppo eslorato delle differenze. La linea guida la dà Pier Paolo Pasolini che proprio nel 1963 è in giro per l’Italia in cerca dei luoghi in cui girare il suo film “Il Vangelo secondo Matteo”. E che in questo peregrinare afferra un microfono e comincia a raccogliere opinioni e impressioni su tabù di varia forma e sostanza, comunque sessuali, conducendo una vera inchiesta sul costume degli italiani, dal divorzio all’omosessualità, dalla prostituzione al ruolo della donna nella società. Buttandosi a capofitto nel baratro del pregiudizio nasce “Comizi d’amore”, un documentario che è pietra miliare del cinema, della cultura del Novecento, una frustata al corpo sociale di un paese nascosto dietro troppe foglie di fico.
Grazie alla macchina del tempo, la preziosa inattualità di Pasolini ci guida attraverso le contraddizioni di quello che una volta si chiamava “sentire comune” e che oggi identifichiamo con un termine inglese e abusato, come “mainstream”. Per diffidarne, per scardinare le oziose certezze della condivisione cieca, per affrontare le sterili perversioni del desiderio mimetico che spinge una pecora a seguire il gregge senza capire bene il perché. Invertiti è un viaggio che parte dall’Italia del boom economico e arriva a quella della cretinocrazia imperante e che attraversa le dittature culturali dove in fondo ogni cosa non ha solo il suo prezzo, ma soprattutto il suo sconto
La musica all’interno dello spettacolo Inverti ha un ruolo fondamentale e si basa sulla stessa frase di Pasolini: “vorrei essere scrittore di musica”. “Un pensiero musicale che riconosce musica e suoni, annidati nella parola o di per sé, o accostati ad altri codici, la capacità di oltrepassare i confini visibili del reale – scrive Claudia Calabrese nel suo articolo “Musica e suoni secondo pasolini” in Dialoghi mediterranei, periodico bimestrale dell’istituto Euroarabo di Mazara del Vallo – evocarne il mistero e condurre l’espressione ad un livello tanto complesso e profondo da fargli dire nell’autobiografia in versi del 1966-67 intitolata “Poeta delle ceneri”. Si legge nella poesia: “vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e lì comporre musica, l’unica azione espressiva alta e indefinibile come le azioni della realtà”. La musica di questa originale produzione è composta da Fabio e Tommaso Lannino e commissionata dalla direzione artistica della fondazione Taormina arte, è basata su citazioni classiche, canzoni scritte da Pasolini e nuove musiche scritte appositamente per sottolineare i momenti recitativi, enfatizzando il rapporto stretto nell’incorporare l’infinito nella forma attraverso la musica, il contrasto verticale tra musica e parola.